Inchiesta

Una tassa sul “junk food”?

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Come ricorda Dario Dongo, Avvocato ed editorialista legislativo giuridico nazionale e comunitario (www.ilfattoalimentare.it) “dopo i tagli di bilancio, i governi di diversi Stati Ue insistono con nuove imposte sugli alimenti (oltre che su combustibili ed energia i quali, a loro volta, incidono sui costi delle produzioni agricole e alimentari), per lo più mascherate da obiettivi di salute pubblica. Le nuove gabelle sui consumi di cibi e bevande, oltre a colpire indiscriminatamente i cittadini, danneggiano il primo settore manifatturiero

nella Ue, quello alimentare che, tra l’altro, si caratterizza per l’estrema frammentazione produttiva, spesso legata a piccole e micro imprese a gestione familiare, in territori urbani ma soprattutto rurali, nell’ambito di filiere che integrano, anche in aree remote, i diversi comparti della produzione agricola primaria, della trasformazione e della distribuzione con elevato impatto sulla società, l’ambiente e le economie rurali”.

Dario Dongo, Avvocato ed editorialista legislativo giuridico nazionale e comunitario

Vediamo come. In Danimarca dall’ottobre scorso si applica la fat tax, un’imposta sui grassi saturi contenuti in qualsiasi alimento venduto nel Paese. Questo comporta una tassa pari a 16 DKK (2,15€)/kg. Aumenta del 30% un panetto di burro, dell’8% un pacchetto di patatine fritte, del 7% una bottiglia d’olio d’oliva. In Ungheria la tassa di salute pubblica colpisce, attraverso un tributo addizionale variabile, soft drink (0,06€/l), bevande energetiche (1,10€/l), dolci confezionati (0,92€/kg), snack salati (1,47€/kg). In Finlandia nel 2011 è stata introdotta una tassa sulla confetteria (0,95€/kg) e aumentata l’accisa sulle bevande analcoliche, compresi succhi di frutta e acque minerali (da 4,5 a 7,5 centesimi di €/l). Ulteriori tasse su cibi contenenti zucchero sono previste per il 2013. In Francia è in vigore da gennaio la tassa speciale sulle bevande analcoliche con aggiunta di zucchero e anidride carbonica pari a 7,2 centesimi di €/l. In risposta il gruppo Coca Cola ha accantonato un progetto di investimento pari a 17 milioni di euro nel Sud del Paese. Nel Regno Unito, il governo Cameron porta avanti l’ipotesi, inoltrata dal parlamento scozzese, di aumentare la tassazione sulle bevande alcoliche. Sta valutando, inoltre, l’introduzione di una tassa sui grassi saturi. E’ in discussione un’ulteriore imposta sulle bevande zuccherate (già soggette a un’aliquota IVA del 20% a fronte del 5% della Francia). In Norvegia è stata introdotta una tassa sui prodotti a base di cacao, sullo zucchero (quasi 1€/kg) e su alimenti e bevande che lo contengono (circa 2,5€/kg). Simili progetti sono allo studio in Svezia, Irlanda, Belgio e Romania.