Nuovi regolamenti europei ed iniziative di etichettatura ambientale

1908

Etichettatura ambientale: informazioni in termini di emissioni di gas serra
Negli ultimi tre decenni le politiche ambientali hanno avuto un grande sviluppo, parallelamente alla presa di coscienza della gravità di taluni fenomeni per il futuro del pianeta e, allo stesso tempo, della inadeguatezza dei meccanismi di mercato nel cercare di porvi una soluzione. Come altri aspetti ambientali, il tema delle emissioni di gas a effetto serra è estremamente complesso a causa delle sue connotazioni internazionali ed intergenerazionali, della incompletezza delle conoscenze scientifiche, delle forti interconnessioni con l’attività economica e con le tematiche delle sviluppo. Tutti questi temi pongono numerosi aspetti problematici in sede di sviluppo di politiche sostenibili. In uno studio recente, effettuato da un gruppo di ricercatori italiani [Belletti et al., 2012], viene effettuata una rassegna ed una sistematizzazione delle conoscenze acquisite e delle esperienze realizzate nel campo della etichettatura ambientale delle produzioni agroalimentari, con riferimento al tema delle emissioni di CO2, termine con il quale vengono indicati i gas a effetto serra più in generale. Il tema dell’etichettatura è trattato in stretta connessione a quello della garanzia di ciò che viene segnalato al consumatore, con lo scopo ultimo di identificare i limiti e le potenzialità di questa particolare forma di regolazione delle emissioni e nel contesto delle più ampie misure a supporto della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Secondo gli autori, la segnalazione al consumatore di particolari aspetti puntuali viene effettuata attraverso l’identificare, all’interno del processo di produzione-distribuzione-consumo, di alcune fasi, o attività, che siano particolarmente impattanti in termini di emissioni. Questi aspetti puntuali sono, nelle esperienze di etichettatura ad oggi operative, quasi sempre identificati nelle attività di trasporto attraverso l’indicazione delle cosiddette food miles. Un approccio alternativo è quello della “misurazione dell’impatto cumulato” associato al processo di produzione-trasformazione-distribuzione del prodotto agroalimentare. Questo metodo prevede l’utilizzo della PCF, ossia della product carbon footprint. Infine, dopo un confronto tra i due approcci, gli autori evidenziano che i risultati conseguibili mediante l’etichettatura possono essere significativi soltanto se accompagnati da programmi di informazione e di educazione che diano al consumatore la possibilità di verificare l’impatto dei propri comportamenti di consumo e di impiego dei prodotti, andando al di là degli effetti derivanti dall’atto di acquisto.

Riferimenti bibliografici
M. Sciarroni, La rivista di scienza dell’alimentazione, 1, 2012, 65-71
G. Belletti et al., Dipartimento di Scienze Economiche, Dispense per l’A.A. 2011/2012, www.webalice.it/belletti/PolAgroAmb-NO.htm