Food packaging: un approccio olistico

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Lavorare gomito a gomito con i clienti per garantire la sicurezza e la conformità dei materiali destinati al contatto con gli alimenti. Oggi il settore packaging ha bisogno di un approccio olistico che includa sicurezza, sostenibilità e doti manageriali.

Marco Pasqualini
Marco Pasqualini

La rapida evoluzione della normativa sui materiali destinati al contatto con gli alimenti ha portato in primo piano l’importanza di un food packaging efficiente a 360 gradi. Ne abbiamo parlato con Marco Pasqualini, consulente di Direzione nel settore specifico, profondamente convinto che per progettare imballaggi sicuri, efficienti e sostenibili non sia più sufficiente limitarsi ai tecnicismi: il packaging deve essere l’espressione di una filosofia capace di permeare ogni aspetto della filiera alimentare e del delicato meccanismo che la porta al successo. Questo approccio è un “moltiplicatore” virtuoso di buone pratiche, gestione razionale delle risorse interne ed esterne all’azienda, attenzione alla sostenibilità, superamento della mera preoccupazione per il rispetto della legge. L’osservazione di svariati casi aziendali ha rafforzato in Marco Pasqualini la convinzione che questa prassi sia propria delle imprese di maggior successo perché dotate di una visione lungimirante del proprio business. Il food packaging è una delle tante possibilità a disposizione dell’industria alimentare e la sua valutazione deve essere inserita in un piano che includa, fra l’altro, la performance ambientale non solo dell’imballaggio, ma della sua intera “supply chain”.

Perché ha scelto di lavorare nel settore packaging?Frequentavo il Corso di laurea in medicina e chirurgia a Torino quando, al terzo anno, decisi di lasciare gli studi, a favore dell’indipendenza economica necessaria a coronare un desiderio più grande: costituire la mia famiglia. Fu mio padre, allora direttore vendite di una storica cartotecnica a segnalarmi, per il primo impiego, ad un’azienda del settore imballaggi.

Una carriera lineare
Come è proseguita la sua carriera? Ho poi coperto incarichi di crescente responsabilità e manageriali nell’industria e nei servizi del settore packaging. Sono stato gestore d’impresa per dieci anni. Nel 2006 ho costituito uno Studio associato per la fornitura di servizi specializzati a favore di enti pubblici, privati ed imprese. Sono anche lead auditor qualificato per Sistemi di gestione della sicurezza e della qualità alimentare e per gli standard di prodotto nell’area materiali ed oggetti a contatto con gli alimenti. Ho pubblicato dispense ed articoli, collaborato alla stesura di numerose Linee guida e sono membro di diversi Gruppi di lavoro presso l’Istituto Italiano Imballaggio ed il settore alimentare di AICQ. Investo il dieci per cento del mio tempo in formazione continua.

Quali sono gli obiettivi della sua organizzazione? Gestisco progetti nell’area della Consulenza di direzione, Sistemi di gestione della qualità, Risk management e regulatory; mi occupo di formazione, con particolare riferimento alla sicurezza alimentare e dei materiali ed oggetti a contatto con gli alimenti. I miei principali clienti sono industrie alimentari, GDO, produttori di food packaging.

brown sugar cubesCosa si aspettano le aziende che la interpellano? Soluzioni pragmatiche a conforto delle strategie ed a tutela dell’impresa; un supporto professionale con competenze specifiche ed esperienze applicative maturate in azienda. Il consulente deve sapere cosa fare e come farlo coerentemente con le strategie, la missione ed i valori del cliente. Il tutto in un modo economicamente sostenibile. L’aver ricoperto ruoli manageriali mi consente di riconoscere ed interpretare meglio tali esigenze, rispetto a chi abbia maturato la sola esperienza tecnica o regolatoria.

La sicurezza dei contenitori
Quali sono i capisaldi dell’attuale sistema food packaging? La normativa italiana ed internazionale è in continua evoluzione. Il susseguirsi di scandali mediatici e di allerta registrate dal RASFF – Sistema di allerta rapido europeo per la filiera alimentare e dei mangimi – hanno attirato l’attenzione di consumatori e legislatori. Questa situazione si ripercuote sulle relazioni che contraddistinguono la filiera d’approvvigionamento: è difficile tenere sotto controllo ciò che non si conosce a fondo. Anche i fornitori, i produttori e gli importatori d’ imballaggi per alimenti, vivono le stesse difficoltà, hanno infatti dovuto gestire il passaggio da un approccio produttivo di tipo classico “industrial area” ad un approccio “food area”.

Come si rende sicuro un materiale di confezionamento per il food? Concentrandosi innanzitutto sulla destinazione d’uso prevista o prevedibile per il manufatto. Di qui il grande tema della comunicazione lungo la filiera. Poi, assicurando risposte esaustive ai requisiti essenziali prescritti dal legislatore. L’imballaggio per alimenti non deve danneggiare la salute del consumatore, non deve modificare la composizione e le caratteristiche organolettiche dell’alimento, deve essere rintracciabile, correttamente etichettato, accompagnato da una dichiarazione di conformità, tutelato da un sistema di assicurazione e controllo qualità. L’azienda deve disporre di un’adeguata documentazione a supporto di tutti i suddetti requisiti. Gli strumenti di lavoro per agire in modo efficace ed efficiente, ci sono.

Fotolia_12377029_MNel settore imballaggi il RASFF è valido quanto nel settore alimenti? In caso di minaccia per la salute pubblica causata dagli alimenti, il RASFF aiuta gli Stati membri ad agire rapidamente ed in modo coordinato. È uno strumento efficace per lo scambio di informazioni sulle misure adottate per rispondere a gravi rischi individuati in relazione agli alimenti o mangimi immessi nel mercato UE. Monitora anche i materiali destinati al contatto con gli alimenti. È stato istituito per ottemperare alle prescrizioni del Regolamento 178/2002/CE (art. 50) ed in Italia la sua operatività è descritta nelle Linee guida Stato – Regioni del 2008. Il sistema si attiva in seguito ad una segnalazione derivante dall’autocontrollo delle imprese, dal consumatore o dal Controllo ufficiale (in Italia prevalentemente ASL e NAS). L’allerta giunge al nodo Regionale di coordinamento e da qui al Punto di contatto nazionale (il Ministero della salute, per l’Italia) che, entro 48 ore, la invia al Punto di contatto della Commissione europea che la valuta e la immette nel RASFF (sistema informativo europeo pubblico).

Quanto sono in media, in un anno, le allerta sui materiali di confezionamento? Sono circa il 10% del totale e sono la terza causa di notifiche dopo i prodotti ittici e le carni. La classificazione, la codifica e la reportistica non sono ancora adeguatamente raffinate e molte delle allerta classificate in categorie “food” potrebbero in realtà essere causate da materiali a contatto. Si pensi per esempio alle allerta inserire nella categoria “da corpi estranei”, che potrebbero essere causate da sfridi di lavorazione dell’imballaggio, come bave di prodotto o schegge di materiali fragili.