La migrazione di sostanze dagli imballaggi di plastica ai cibi durante la conservazione e la cottura

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Packaged Boneless Lamb Leg Steaks

Gli imballaggi polimerici devono normalmente sopportare le sollecitazioni meccaniche, la cottura ad alte temperature e i trattamenti nei forni a micro-onde. Al fine di migliorarne le proprietà, all’interno dei materiali polimerici vengono sempre incorporati sostanze plastificanti, antiossidanti, dei stabilizzanti termici, dei composti “di slittamento” che riducono il coefficiente di attrito della superficie di un polimero, dei monomeri oppure degli oligomeri, cioè i componenti di base della plastica che non hanno reagito a dare il polimero finale ma che restano “inglobati” nel materiale. Purtroppo tutti questi composti possono migrare negli alimenti durante la conservazione oppure durante i trattamenti. La possibilità che ci sia un trasferimento di sostanze dalle materie plastiche al cibo ha sollevato molte preoccupazioni sui possibili effetti negativi dei prodotti alimentari sulla salute umana, soprattutto quando le quantità dei composti che migrano negli alimenti superano determinati limiti. La migrazione delle sostanze dagli imballaggi alimentari al cibo è influenzata da molti parametri, come ad esempio la temperatura, il tempo di contatto imballaggio-cibo. Altri parametri importanti sono la forma del materiale da imballaggio, se cioè il materiale è in forma di pellicola o è forma una vaschetta, e le proprietà delle sostanze incorporate nel polimero. Anche la natura del cibo è importante: ad esempio, in un prodotto alimentare liquido, viscoso o solido, la diffusione può cambiare anche molto, perché l’interfaccia tra il materiale e l’alimento è diversa in ciascuno di questi casi. Gran parte degli studi in questo campo sono iniziati negli anni ‘80, quando sono comparsi sul mercato i primi imballaggi alimentari utilizzabili nei forni a micro-onde, e assieme a questi sono comparse delle particolari lamine in polietilene tereftalato (PET) metallizzato, che assorbono le micro-onde e convertono l’energia delle micro-onde in calore, che viene poi trasferito al prodotto alimentare, creando così delle aree localizzate ad alta temperatura sulla superficie del prodotto. Questi nuovi materiali da imballaggio specifici per micro-onde hanno promosso la cottura a micro-onde, ma d’altro canto hanno richiesto l’esecuzione di test sui materiali da imballaggio in condizioni che erano completamente nuove per l’industria alimentare. Più recentemente, K. Bhunia et al. (2013) hanno fornito una panoramica della migrazione di composti chimici negli alimenti o nei simulanti alimentari. La migrazione dei composti è stata studiata esponendo il prodotto alimentare a diverse condizioni di conservazione e a diverse condizioni di riscaldamento e di trattamento in forno a micro-onde. Per la rilevazione e l’identificazione dei composti in migrazione dai polimeri, sono stati usati principalmente metodi cromatografici: per le sostanze non volatili sono stati usati l’HPLC (high-performance liquid chromatography) e la LC-MS (liquid chromatography – mass spectrometry), mentre per le sostanze volatili è stata usata la GC-MS (gas chromatography-mass spectrometry). I dati ottenuti in questo modo hanno consentito di sviluppare modelli di valutazione del rischio, in termini di migrazione globale e di migrazione specifica. In questo contesto, la “migrazione globale” rappresenta la quantità totale di sostanze volatili trasferite dalla plastica ai cibi, secondo la norma UE 10/2011. La direttiva UE 10/2011 limita la migrazione globale per la plastica a 10 mg/dm2 per un’area di contatto di 60 mg/kg nel simulante o nel cibo.