Luigi Bombardieri, la qualità rinnova l’acquisto

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Primi piatti appetitosi
Quali sono stati i suoi primi passi nel mondo del lavoro?
Da studente ho sfruttato ogni occasione. Durante le vacanze mi proponevo come stagionale nell’industria delle conserve; per la cantina dove lavorava mio padre, vendemmiavo, travasavo, facevo le analisi. Ho lavorato anche in uno stabilimento di bevande gassate. Dopo la laurea ed il servizio militare sono stato assunto con un ruolo tecnico-commerciale nella nuovissima struttura “clienti business” di Nestlé Italia. Collaboravo con il Signor Bossolasco, per 17 anni era stato Capo Mercato Nestlé in Turchia e Medio Oriente. Tornato in Italia, fondò questo nuovo ramo d’impresa. Mettevo a punto prodotti a misura di cliente, prevalentemente masse a base cacao per farcire biscotti, croissant, crostatine e per glassare prodotti da forno. Un’ esperienza di quasi due anni, poi nel 1987, con una tecnologa, mia ex compagna di studi che all’epoca lavorava per un’azienda del gruppo Buitoni, decidemmo di fare il grande salto e metterci in proprio fondando Antaar&s, acronimo di analisi, tecnologie alimentari, ricerche applicate e servizi.

Tabouleh mit Couscous

A chi vi rivolgevate?
Alle piccole e medie imprese alimentari, un mercato che, a nostro modo di vedere, avrebbe dovuto avere grandi potenzialità. Così non è stato. All’inizio lavoravamo poco e quasi solo per grandi aziende interessate ad esternalizzare alcune attività. Il nostro target di riferimento non era maturo, ci guardava con diffidenza. Qualche anno dopo la situazione è migliorata, abbiamo consolidato il parco clienti e siamo stati coinvolti dalla Riso Scotti in un progetto di sviluppo e industrializzazione di una linea di preparati in busta per risotti, in concorrenza con Knorr, all’epoca leader di mercato. Non dovevamo “inventare” risotti finiti, ma mix di ingredienti disidratati utili al consumatore per preparare velocemente un buon risotto. Un’idea di prodotto simile ai preparati per dolci o per pizza, più che alle vaschette da scaldare nel microonde.

Come avete contributo al progetto?
Abbiamo messo a punto le ricette, identificando i fornitori degli ingredienti, industrializzato i prodotti, gestito il copacker, creato un panel di assaggiatori interno alla Riso Scotti, per permettere all’azienda di confrontare i propri risotti con quelli della concorrenza. Quando il progetto fu accantonato, ci fu dato il permesso di utilizzare la nostra esperienza a favore di altri.

Siete riusciti a sfruttarla bene?
Fortunatamente sì. Grazie al copacker coinvolto nel “progetto Riso Scotti” entrammo in contatto con il Gruppo Lombardini. Nel 1992 stava aprendo i primi discount e ci chiese di produrre sette nuove referenze in meno di venti giorni. Non volevano la consulenza per lo sviluppo prodotti, pagavano solo il prodotto finito. Fu una grande sfida. Poco dopo fummo contattati da COOP per produrre ben dieci referenze tra preparati per riso, pasta e minestre. Nel volgere di pochi mesi e senza avere un nostro stabilimento, diventammo primi in Italia in termini di volumi. Fu una case history davvero entusiasmante; in sette casi su dieci registravamo performance di scaffale migliori rispetto a Knorr.

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