Rapporto tra pesticidi e impollinatori

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shutterstock_80762674La Commissione europea ha pubblicato un rapporto che mostra come un uso estensivo dei pesticidi possa influire negativamente sulla biodiversità e su alcuni organismi utili agli ecosistemi perché favoriscono l’impollinazione e il controllo naturale dei parassiti. Nel 2013 l’EASAC (European Academies Science Advisory Council), un network di centri di ricerca europei aveva chiesto a 13 esperti un parere in tal senso. In base ai risultati ottenuti, dal 1 dicembre 2013, la UE aveva imposto diverse restrizioni all’uso di tre neonicotinoidi, citando alcuni loro possibili effetti negativi sulle api. I neonicotinoidi sono sostanze di sintesi; agiscono per via sistemica, sono assorbite e diffuse nel sistema vascolare della pianta, che diventa tossica per gli insetti che ne succhiano la linfa o ne ingeriscono delle parti. L’attenzione si è concentrata soprattutto sui loro effetti sulle api, ma non su cosa accade alle molte altre specie (bombi, sirfidi, farfalle, falene) che contribuiscono alla impollinazione, al controllo naturale dei parassiti, alla produttività del suolo ed alla biodiversità. Anch’essi sono notevolmente diminuiti in tutta Europa. Il nuovo report pubblicato l’8 aprile 2015 prevede un aumento delle colture che richiedono o beneficiano dell’impollinazione abbinato ad un crescente deficit di impollinatori. Il 75% delle coltivazioni dipendono dagli impollinatori e il valore dell’impollinazione in Europa è stimato in 14,6 miliardi di euro. I fautori di neonicotinoidi ne sottolineano il grande vantaggio economico perché distruggono i parassiti e contribuiscono a garantire il cibo ad una popolazione mondiale in crescita, ma EASAC osserva che recenti studi hanno messo in discussione i vantaggi di un loro utilizzo di routine nella disinfezione delle sementi, contro i parassiti occasionali o secondari. In alcuni casi, il loro impiego ha peggiorato le infestazioni, eliminando gli insetti che da sempre controllano i parassiti in modo naturale. Tutti i pesticidi devono essere utilizzati nei limiti di un equilibrio tra l’effetto desiderato sulla produzione alimentare e l’inevitabile rischio di danni collaterali a specie non bersaglio ed all’ambiente. Il rapporto conclude che nel caso dei neonicotinoidi, l’aumento delle conoscenze scientifiche negli ultimi due anni suggerisce che l’attuale equilibrio deve essere riconsiderato.