Semi di albicocca, una fonte di armellina

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La nuova frontiera del salutismo passa anche attraverso prodotti che mai avremmo creduto ricchi di proprietà e benefici e che, se consumati nei modi e nelle quantità corrette, è stato scoperto che fanno bene alla nostra salute come ad esempio i semi di albicocca. Quando si apre un’albicocca, quello che si trova al centro del frutto non è il suo seme, ma è il nocciolo. Il seme, chiamato armellina si trova al suo interno. In genere il loro sapore è leggermente amarognolo, tanto che spesso vengono usate in pasticceria come essenza, in particolare per gli amaretti; ma si possono trovare anche le armelline dolci tipiche delle albicocche che mangiamo comunemente. Quelli amari, provenienti dalle albicocche selvatiche, sono quelli più ricchi di minerali e di vitamina B17 (amigdalina), vera fonte dei benefici di questi semi. Il segreto è proprio il contenuto di amigdalina che si ritiene inibisca in maniera significativa la possibilità di comparsa di tumori, in particolare ai polmoni. Questa caratteristica è stata dimostrata nella prima metà degli anni settanta dal dottor Kanematsu Sugiura, il quale ha dimostrato che è meglio assumerli insieme alla polpa del frutto, che fa parte del “meccanismo” di attivazione delle vitamine e degli enzimi che sono contenuti nell’intera albicocca. Il vero dibattito però riguarda il contenuto di acido cianidrico che, in determinate dosi, è tossico per il nostro organismo. I semi di albicocca contengono una discreta quantità di questo acido, quindi è molto importante utilizzarli con molta prudenza, nell’attesa che vengano fornite ricerche univoche da parte degli istituti di medicina mondiali. Per ora, il Committee on Toxicity (COT) di Londra e Centro Antiveleni dell’Università de “La Sapienza” di Roma, ammettono la loro potenziale tossicità, soprattutto se ingerite in dosi elevate.