Fish Track, un progetto universitario contro le frodi del settore ittico

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Il problema delle frodi nel settore ittico è molto sviluppato: per questo si moltiplicano le iniziative destinate a prevenirle attraverso strumenti in grado di identificare la specie e la provenienza oltre che verificare la veridicità delle diciture sull’etichetta. Un esempio, arriva dall’Università di Siena, che in occasione di Expo2015 ha presentato “Fish Track“, un progetto biennale per la rilevazione delle frodi relative al pesce, organizzato in collaborazione con l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (ISE) del CNR di Firenze, COOP Centro Italia e cofinanziato insieme alla Regione Toscana. L’obiettivo della ricerca è la caratterizzazione della specie di appartenenza mediante metodologia di DNA barcoding di campioni ittici delle specie più comunemente oggetto di frode, prelevati presso i supermercati della regione. Questa tecnica permette di confrontare una specifica porzione di DNA del campione con una banca dati internazionale, un sistema riconosciuto dalla FDA americana, con un livello di variabilità interspecifica adeguato alla discriminazione tra individui di specie diverse. Dai risultati dello studio è emerso che i filetti di pesce congelato sono i più soggetti a frodi, perché hanno perso le caratteristiche tassonomiche che permettono di riconoscerli, inoltre, con questo metodo sono state individuate 17 frodi su 251 campioni analizzati. La maggioranza dei casi riguarda campioni etichettati come cernia, che sono risultati essere brotula, pesce chirurgo o pesce pagliaccio. Il progetto si propone di validare un protocollo di analisi efficace e facilmente applicabile, ispirato alle normative in materia di controllo e certificazione. L’obiettivo principale è quindi quello di tutelare il consumatore sia dal rischio di pagare come pregiato del pesce di qualità inferiore, sia evitare problemi di salute che potrebbero derivare dal consumo di pesci provenienti da aree inquinate.