Estrarre molecole bioattive da scarti di lavorazione dei carciofi

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Alcuni ricercatori che stavano lavorando alla ricerca di applicazioni innovative sui rifiuti del carciofo hanno confermato che questi ortaggi contengono una grande quantità di composti bioattivi. Infatti, dagli scarti del carciofo, circa l’80% della biomassa può essere utilizzata come materia prima per estrarre ingredienti alimentari e sostanze che possono essere utilizzate dal settore della nutraceutica. L’attività biologica dei sottoprodotti del carciofo, in particolare, il loro comportamento antiossidante, è correlato alla loro particolare composizione chimica: i carciofi sono infatti costituiti da un elevato contenuto di composti fenolici, in particolare hanno un alto contenuto di derivati dell’acido caffeilchinico e di flavonoidi. La macerazione a caldo di questi ortaggi è un metodo convenzionale di estrazione solido-liquido energeticamente molto dispendioso: questa tecnica richiede infatti alte temperature e lunghi tempi di contatto i quali possono influenzare la qualità dell’estratto finale. Un’alternativa a queste condizioni è rappresentata dall’impiego dell’Estrattore Dinamico (Naviglio) che, lavorando a basse temperature, è in grado di evitare la degradazione delle biomolecole e sembra essere un processo più economico rispetto ai metodi estrattivi tradizionali.