Accumulo di tossine nei raccolti

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È noto che condizioni climatiche estreme possono ridurre la produttività delle coltivazioni ed aumentare le perdite post-raccolto. Il nuovo report dell’UNEP (United Nations Environment Programme) pone però l’accento su un differente risvolto dei cambiamenti climatici: l’accumulo di tossine nelle piante in risposta agli stress ambientali. Il documento, dal titolo “Emerging Issues of Environmental Concern” spiega infatti che il prolungamento di condizioni climatiche sfavorevoli può sopraffare i sistemi di difesa degli organismi vegetali esponendoli al contagio di malattie. In queste situazioni sia i microbi che le stesse piante possono secernere sostanze chimiche dannose per gli animali e l’uomo. È il caso di orzo, mais, miglio, mais, sorgo, soia, sudangrass e grano che, a seguito di prolungate condizioni di siccità, riducono la loro capacità di convertire i nitrati in aminoacidi e proteine e finiscono con l’accumularli nei propri tessuti fino a concentrazioni tossiche per gli animali che se ne nutrono. Intossicazioni acute possono condurre ad asfissia, aborti e morte. Anche l’accumulo di micotossine causate dalla crescita di funghi è stato associato con i cambiamenti del clima. Caffè, arachidi, mais, semi oleosi, arachidi, sorgo, noci e grano sono soggetti ad infezione da fungo e, secondo uno studio del 1998, il 25% dei cereali nel mondo è contaminato da micotossine. Il report calcola che 4.5 miliardi di persone che abitano in nazioni in via di sviluppo siano esposti a concentrazioni incontrollate di Aflatossina, una micotossina prodotta da funghi appartenenti al genere “Aspergillus”. L’assunzione di micotossine ad elevate concentrazioni può essere letale ma anche l’esposizione a concentrazioni inferiori, se eccessivamente prolungata, provoca gravi conseguenze come il cancro.