Diagnosi elettriche, attualità e prospettive nel settore alimentare

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Fig. 5 – Profilo di utilizzo finale dell’energia nella industria agro alimentare. Fonte: ICF International

Il metodo adatto. Nell’ipotesi che l’effettuazione di una Diagnosi Energetica venga eseguita da un soggetto (detto Auditor) esterno all’azienda (circostanza del resto auspicabile per una maggiore obiettività) possono valere le considerazioni che seguono. Prima di tutto non esiste una metodologia normata per la realizzazione di una diagnosi: ogni soggetto che si occupa di energia, elabora un protocollo per effettuare la “propria” analisi energetica in base alle esperienze e conoscenze acquisite. In realtà comunque ENEA indica una metodologia ottimale, adattabile da caso a caso, che è essenzialmente articolata in quattro fasi:

  • prima fase: raccolta di informazioni preliminari al fine di effettuare un’analisi energetica iniziale (sito, struttura, processi produttivi);
  • seconda fase: visita in azienda volta allo svolgimento di un’analisi energetica interna ai processi (uso e gestione dell’energia) ed al riscontro delle informazioni contenute nei documenti acquisiti;
  • terza fase: elaborazione dei dati raccolti e predisposizione del rapporto di diagnosi;
  • quarta fase: individuazione delle aree di possibile intervento.

L’analisi energetica iniziale viene condotta tramite un apposito “questionario preliminare” fornito alle imprese prima dello svolgimento della visita (che è il vero e proprio sopralluogo in azienda). Oltre alle informazioni prettamente energetiche, spaziando dall’’esame della fatturazione delle bollette alle planimetrie degli impianti di produzione, il questionario comprende informazioni generali preliminari utili come orientamento nella successiva fase, (schemi dei principali sistemi elettrici, di distribuzione ecc.). I tempi e le modalità di svolgimento della visita sono anticipati all’azienda in modo formale. In questo modo il referente aziendale che si interfaccia con l’Auditor (solitamente il responsabile di Stabilimento o il responsabile della Manutenzione) fin dalle prime fasi risulta completamente coinvolto in quello che è il processo di analisi energetica del proprio sito industriale e non è un soggetto passivo che subisce un “intrusione” nel proprio ambito lavorativo. Per la natura assai variegata e diffusa delle applicazioni energetiche, il comprendere le modalità di utilizzo dell’energia richiede in generale una forte interazione con il personale aziendale. Occorre inoltre rimarcare che una disamina energetica risulta a priori difficilmente codificabile e riconducibile a schemi prefissati. Sovente la Diagnosi Energetica si concentra sui cosiddetti “servizi ausiliari”, ovvero ancillari al processo produttivo. Ciò è dovuto al fatto che risulta molto più difficile ottenere miglioramenti, nell’uso dell’energia, interni ai processi industriali di produzione che, per loro natura, risultano in generale già ottimizzati o comunque difficilmente modificabili per ragioni di affidabilità. Ciò nonostante non vengono trascurati a priori i processi industriali stessi, specie se è possibile intervenire con azioni non invasive. Una ulteriore area di indagine è quella dei “Servizi Generali”, tipicamente l’illuminazione o la climatizzazione degli ambienti.

La elaborazione dei dati raccolti. L’esito della diagnosi viene condensato in un rapporto che ne illustra le risultanze, inquadrando la situazione generale degli impieghi dell’energia (elettrica, gas e calore) nell’azienda. Il rapporto riprende inoltre, capitolo per capitolo, gli argomenti della lista del questionario preliminare, approfondendo gli aspetti di maggiore interesse emersi nella compilazione della stessa. L’interesse è ovviamente già da subito concentrato sulle aree di possibile intervento, pensate per un aumento dell’efficienza nell’utilizzo dell’energia. Diverse sono le opportunità che si delineano e dove si possono trovare significativi margini di riduzione dei consumi.