Aumentano gli investimenti europei sull’energia pulita

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Cresce la fiducia degli investitori europei nelle tecnologie legate al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili. Ad affermarlo è il terzo “Rapporto sullo Stato dell’Unione dell’Energia” appena pubblicato dalla Commissione Europea.

Il documento, che analizza i progressi compiuti nella realizzazione di un sistema energetico continentale integrato e di una società ad emissioni ridotte, rivela che in Europa sono in sensibile aumento sia le richieste di brevetto per applicazioni tecnologiche green sia le domande di tutela internazionale.

L’UE ha infatti raggiunto il secondo posto dietro al Giappone per numero di brevetti internazionali. Segno, secondo gli autori del rapporto, della rinnovata convinzione degli imprenditori europei di poter competere a livello globale in questo settore. A confermare il clima di fiducia vi è anche la crescita degli investimenti: il 77% della nuova capacità energetica installata in UE nel 2015 è stata coperta da fonti rinnovabili con un risparmio nelle importazioni di combustibili fossili stimato in 16 miliardi di euro.

Grazie alla maturazione del mercato, i sistemi fotovoltaico ed eolico vedono scendere i loro prezzi pur accrescendo il loro peso nel mix energetico. Segnali positivi anche sul fronte del disaccoppiamento tra crescita economica ed impatto ambientale, soprattutto in tema di emissioni di gas serra: nel 2016, a fronte di una ripresa economica che ha spinto il PIL europeo a +1,9%, le emissioni sono complessivamente diminuite dello 0,7% (-2,9% nei settori coperti dall’EU ETS (Emission Trading System).

Il rapporto, però, esprime preoccupazione per i sussidi alle fonti fossili che, più o meno indirettamente, sono ancora attivi in diversi stati membri e potrebbero ostacolare la transizione verso una società europea ad energia pulita. Questi aiuti, presenti in forma di sostegno alle miniere di carbone o di sgravi di vario tipo (come quelli per le auto diesel), rappresentano una sorta di concorrenza sleale e potrebbero incentivare investimenti in strutture che invece dovrebbero essere progressivamente abbandonate.