Aumentano i costi delle importazioni degli alimenti

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    La FAO afferma che, trainati dal crescere della domanda e delle spese di trasporto, aumentano i costi delle importazioni degli alimenti. Nel 2017, a fronte di prezzi delle materie prime relativamente stabili e talvolta in diminuzione, il costo medio delle importazioni è aumentato del 6%, impattando soprattutto sui Paesi con maggiori difficoltà economiche.

    Per alcuni di questi Stati il conto delle importazioni di carne è aumentato del 22% in un solo anno, lo stesso dicasi per il burro. Il costo dell’importazione del grano “US Hard Red Spring”, una varietà molto apprezzata per l’elevato contenuto in glutine, è aumentato del 40% anno su anno; l’indice all rice è aumentato del 4%.

    Ad oggi le scorte sono alte, le previsioni per i prossimi raccolti sono buone e il rapporto domanda/offerta è relativamente stabile. Una nota positiva per i Paesi in difficoltà viene dall’aumento delle esportazioni di frutti tropicali (mango, ananas, avocado e papaia) che insieme hanno superato i 10 miliardi di USDA.

    Il 95% dei volumi di questi prodotti resta nei Paesi di origine, ma le esportazioni sono in aumento grazie anche dal miglioramento delle tecniche di conservazione e distribuzione.

    Nell’Africa sub-sahariana, la produzione di manioca (terza fonte di calorie nei Paesi tropicali dopo riso e mais) potrebbe raggiungere nel 2018 il livello record di 156 milioni di tonnellate.