Sicurezza sul lavoro, un bollettino di guerra

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Nei primi tre mesi di quest’anno, nel nostro Paese, si sono registrati sul luogo di lavoro 151 incidenti mortali, diventati 176 nei primi 100 giorni (contro i 154 dello stesso periodo 2017, +14%).

Sembra il resoconto di un bollettino di guerra, invece, riguarda le persone che giornalmente vanno semplicemente al lavoro, per assolvere al dovere di un proprio diritto, quello di poter svolgere un’attività sicura, senza l’incubo incombente di un rischio invalidante. Le statistiche indicano che dallo scorso anno gli infortuni mortali hanno ripreso ad aumentare, dopo un periodo di decrescita, coincidente, guarda caso, con quello della stagnazione economica.

Sarebbe utile, per comprendere meglio una casistica tanto complessa, quanto delicata, correlare sempre gli incidenti sul lavoro con gli indici economici, forse crescita e decrescita degli eventi incidentali verrebbero lette in modo diverso. In questo contesto, c’è chi prefigura una vera e propria “emergenza incidenti sul lavoro” e chi invoca una revisione del “T.U. in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, a 10 anni dalla sua emanazione (D. Lgs. 81 del 9 aprile 2008). Non è, però, evocando misure emergenziali e neppure modificando una norma che tutto potrà diventare più semplice e più sicuro, una norma, peraltro comunitaria, che in altri Paesi garantisce livelli di prevenzione ben superiori rispetto a quanto sta accadendo in Italia.

Il problema richiede una riflessione più profonda, che parte da lontano e mette al centro, da un lato, la consapevolezza che un’azione comporta sempre un rischio; dall’altro, la conoscenza del rischio che l’azione comporta, per poterla svolgere correttamente, adottando gli opportuni accorgimenti di prevenzione e utilizzando i necessari mezzi di protezione. Partire dalla consapevolezza che determinati “eventi rilevanti”, come un’esplosione o un grande incendio, possono verificarsi anche in settori considerati tranquilli come quello alimentare, aiuta sicuramente.

L’incidente di Treviglio accaduto nel giorno di Pasqua (esplosione in un silos/essiccatore di farine) è li, ben impresso nella nostra mente, a ricordarcelo. Nell’evento specifico le farine coinvolte erano per uso mangimistico, ma fossero state farine alimentari il risultato non sarebbe cambiato. Per cercare di invertire davvero la crescente tendenza di accadimenti invalidanti nei luoghi di lavoro è necessario partire dalla scuola, inserendo una formazione specifica e obbligatoria a tutti i livelli, dalle elementari (concetti semplici e basici), all’università (insegnamenti specifici legati ai rischi potenziali relativi al corso di studio), e continuare, con la formazione permanente, nel mondo lavorativo.

Questo perché la sicurezza deve diventare una filosofia di vita, un modo di pensare e di agire. Deve essere l’atteggiamento mentale e consapevole del “bonus pater familias” che accompagna ogni gesto della nostra vita, come aprire l’ombrello quando piove: non perché previsto da una norma, ma semplicemente perché è del tutto naturale farlo. Devono, però, essere soddisfatte due esigenze fondamentali: la disponibilità dell’ombrello e la capacità di saperlo usare.