Servono maggiori sforzi economici in UE in tema di energia pulita

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Un’analisi appena pubblicata dall’ITRE (la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento Europeo) rivela che, anche dal punto di vista economico, la strada verso una transizione energetica dell’Unione Europea è ancora lunga.

Le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati in tema di energia pulita e sostenibile sono infatti pari a 379 miliardi di euro all’anno dal 2021 al 2030 e l’attuale gap finanziario equivale all’1% del PIL complessivo UE. Un divario “sostanziale” che non può essere coperto solamente dalle finanze dell’Unione. GiĂ  ora, la gran parte degli investimenti in tema di sistema energetico sostenibile proviene da fonti private o da risorse pubbliche messe a disposizione dai singoli stati membri.

Dal canto suo, la CE destina ad investimenti relativi ai cambiamenti climatici il 20% del budget comunitario. L’impiego di questo 20%, spiegano i ricercatori, potrebbe essere migliorato (soprattutto in termini di definizione degli obiettivi, misurazione degli effetti e reporting) ma il ruolo dell’Unione Europea dovrebbe essere piĂą che altro quello di incoraggiare gli investimenti privati.

Gli strumenti a disposizione piĂą efficaci sono quelli messi in atto per guidare il mercato, come l’EU-ETS (European Union Emissions Trading System – il sistema di scambio delle quote di emissioni ideato dall’UE per ridurre i gas serra nell’ambiente) o i meccanismi di incentivazione per le rinnovabili e per l’efficienza energetica degli edifici.

Anche gli attuali programmi finanziamento diretto (come “Horizon 2020”, il programma di ricerca e innovazione) giocano un ruolo importante per aiutare la transizione energetica ma al momento sembrano soprattutto fornire sostegno delle organizzazioni impegnate nelle attività piuttosto che attirare nuove finanze private, probabilmente a causa della natura transnazionale dei progetti.