Cesare Crosti, vocazione all’export

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Perché ha scelto la laurea in ingegneria?

Ero attratto dalle nuove tecnologie ed all’epoca laurearsi presso il Politecnico di Milano era sinonimo di rapido inserimento in azienda. Scelsi l’indirizzo elettronico automatico a supporto della robotica, ma non ho mai fatto l’ingegnere. Ancor prima di terminare l’Università ho ricevuto proposte da importanti multinazionali: General Elettric, Pirelli ed altre. Optai per Candy elettrodomestici, dopo un motivante colloquio con il Cavalier Peppino Fumagalli, allora Presidente del Gruppo. Mi affidarono il marketing operativo di Rosiéres, marchio francese specializzato in piani cottura e nell’incasso, che la società aveva da poco acquisito.

Era la palestra giusta per un giovane ingegnere?

L’ingegnere Cesare Crosti

Il lavoro era interessante e soprattutto, pur avendo l’azienda ragguardevoli dimensioni, operavo a stretto contatto con gli azionisti. In seguito divenni il braccio destro dell’allora Direttore Generale Ing. Aldo Fumagalli, nipote del fondatore, dapprima con l’incarico di gestire e coordinare il marketing operativo della divisione Italia dei diversi marchi del Gruppo, poi gestendo direttamente la filiale Candy del Nord Italia.

Come è proseguita la sua carriera?

Volevo mettermi alla prova con qualche cosa di mio ed ho acquisito parte di AGOM, una piccola azienda che produce articoli tecnici in gomma e metallo, apparecchi d’appoggio per ponti, giunti di dilatazione stradali e ferroviari, sistemi di isolamento antisismico ed altri prodotti d’ingegneria. La riqualificazione che ho impostato ha portato all’ampliamento della gamma dei prodotti e ad un sensibile incremento del fatturato. Nel 2006 AGOM è stata la prima società al mondo ufficialmente abilitata e certificata a produrre apparecchiature d’appoggio in acciaio e teflon a disco elastomerico confinato “POT” secondo la normativa europea EN 1337-5 con la qualifica del marchio CE. É stata l’unica mia vera esperienza “da ingegnere” ed anche in questo caso, raggiunto l’obiettivo, ho intrapreso una nuova avventura.

Di che cosa si è occupato?

Ho ristrutturato e rilanciato due aziende in difficoltà: la prima operava nel settore dei pagamenti elettronici, la seconda nell’illuminotecnica; apparteneva ad un’azienda fallita ed il Tribunale di Milano mi chiese di ristrutturarla per cercare di venderla nella sua interezza, senza smembrarla, ad investitori interessati a proseguire. E’ stata acquistata da un gruppo internazionale ed oggi produce, esporta e non è stato perso nessuno dei 150 posti di lavoro.

Quale è stata la parte più difficile?

Non avere accesso al credito. Nonostante una certa liquidità aziendale, mi è stato negato perfino il fido per una carta di credito per le piccole spese correnti. Grazie alla collaborazione di sindacati, personale e della società di advisory DVR Capital non abbiamo mai fermato gli impianti e ci siamo presentati ai possibili compratori come società in difficoltà ma ancora capace di produrre.

Acquisire un’ azienda alimentare

Da due anni guida un’ azienda alimentare …

Terminato l’incarico nell’illuminotecnica, ho cercato una nuova realtà dove impegnarmi direttamente come amministratore ed azionista. Attente valutazioni mi hanno indotto a scegliere Almar srl, azienda familiare nata nel 1968 ed impegnata nella produzione di preparati in polvere per bevande calde (cioccolata e simili) e fredde per il settore HORECA.

Quali sono stati i primi passi verso il rilancio?

Nel 2011, è nata Almar Drink and Food che ha inglobato le attività di ricerca e sviluppo, produttive e commerciali di Almar srl. Mi affiancano come soci il Cavalier Giovanni Carucci (il fondatore) ed il dott. Giancarlo Stangoni, già Direttore commerciale della Pellini Caffè che, dopo aver impostato e gestito per un anno il nostro sviluppo commerciale, ha deciso di unirsi a noi. Nel 2011 ho imparato il mestiere, selezionato “la squadra” e messo a punto il piano di rilancio. Il primo passo è stato rivedere la brand identity, ridisegnare il logo, per conferirgli un’immagine di moderna italianità, in vista del rafforzamento del marchio in ambito internazionale.

Come state procedendo?

Persa la connotazione familiare, Almar ha ora una solida visione manageriale, otto dipendenti e tre azionisti convinti che solo investendo e lasciando in azienda le risorse da questa generate, sia possibile crescere e creare ricchezza per investitori, mercato e consumatore. La prima parte del rilancio passa per la crescita sul mercato italiano. Abbiamo rafforzato la rete di vendita, arruolando agenti esperti nel settore HORECA, istruendoli su composizioni e modi d’uso dei prodotti. Stiamo avendo i primi risultati. E’ un settore dove la forza vendita è soggetta ad un rapidissimo ricambio; trovare l’agente giusto è fondamentale ma impegnativo.