L’anno della rinascita

1923

Solamente le rivoluzioni possono portare a cambiamenti radicali. E le rivoluzioni, fortunatamente, non sempre sono violente. Stiamo assistendo a cambiamenti epocali, impensabili sino a pochi mesi fa, nella Chiesa e nella società. Il ritiro di Papa Benedetto XVI, da un lato, lascerà, nella Storia della Chiesa, un segno indelebile che oggi non è ancora possibile comprendere pienamente, ma che riguarda tutti i credenti, nessuno escluso, e che dovrà riportare Cristo al centro della Chiesa. Dall’altro lato, il movimento 5 stelle ha lanciato un monito preciso, per ora alla politica italiana, ma che potrà anche contagiare altri Paesi. Difficile pensare che tutto possa essere come prima. Adesso è più facile pensare che la politica possa, un giorno, diventare Servizio e non semplice occupazione di una poltrona. Difficile prevedere il futuro, ma una rivoluzione in grado di riportare al centro della politica i cittadini consentendo a questi ultimi di riappropriarsi del Parlamento era, ed è, necessaria. Il ventennio appena concluso ci ha regalato un debito pubblico di 2000 miliardi di € e oltre 3 milioni di disoccupati. Poco meno del 40% dei giovani non trova occupazione. Ogni giorni decine di piccole aziende sono costrette a chiudere, le medio-grandi riescono a rimanere sul mercato solo per merito delle esportazioni. Difficile immaginare che nel Paese una simile situazione possa essere ancora sopportata. Il tempo di “tutto va ben, madama la marchesa” deve finire. Chi vuole governare deve cambiare rotta, non basta tenere ferma la barra, occorre che la direzione sia quella giusta. Nella società, come nella Chiesa, è necessario rimettere ordine, è necessario azzerare gli interessi personali che non possono essere in nessun caso barattati con gli interessi della collettività e, all’interno di quest’ultima, sono i più bisognosi ai quali occorre guardare con spirito nuovo. Nel nostro Paese circa un milione e trecentomila famiglie vivono sotto la soglia di povertà. Sono drasticamente diminuiti i consumi, anche nel settore alimentare dove si assiste ad un cambiamento del consumo di cibo perlomeno preoccupante. Secondo i dati della Coldiretti, un italiano su tre si limita al consumo di un solo piatto di pasta. La pasta nel 2013, con un incremento nei consumi stimato superiore all’1%, sarà tra i pochi alimenti in crescita assieme alle uova, mentre nel settore carni è in crescita il consumo di carni bianche e di carne di maiale. E’, invece, in netta diminuzione il consumo di carni rosse di un 6-7%, di pesce fresco e di frutta. Inoltre, il volume di vendita dei prodotti in promozione è in costante aumento e gli ultimi dati registrano un segno positivo del 4-5%. Questi comportamenti evidenziano che il rapporto dei cittadini con la spesa alimentare è profondamente mutato, facendo registrare, inoltre, due aspetti sinergici piuttosto pericolosi: alimentazione precaria e sbilanciata.  In attesa che il sistema Paese, ma forse è il caso di sottolineare che il sistema Europa, si stabilizzi, e difficilmente i tempi saranno brevi, è necessario ripensare anche la produzione di alimenti. La tecnologia lo consente, così pure le conoscenze. Produrre cibo bilanciato, sostenibile sul piano ambientale, con costi contenuti è possibile. Certo occorre guardare un po’ meno al profitto ed evitare i vecchi trucchi del mestiere, come quello di truffare i consumatori con la carne equina di dubbia qualità in sostituzione di quella bovina, ampiamente utilizzati dalle supponenti e arroganti multinazionali. Purtroppo, può essere che gli italiani consegnino il Paese a pagliacci e teatranti, ma di servitori sciocchi è piena l’Europa.