Food, più sostenibilità, più competitività

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Come illustra Massimiliano Boccardelli, Responsabile Politiche Industriali e di Filiera di Federalimentare (I Quaderni CSQA, Gestione Sostenibile dell’Energia, n. 15), “L’industria alimentare italiana, secondo settore manifatturiero nazionale con 127 mld euro di fatturato nel 2012, che acquista e trasforma oltre il 70% della produzione agricola nazionale e importa ingenti volumi di materie prime dall’estero, è fortemente interessata all’affermazione su scala globale di modelli di produzione e consumo sostenibili, in grado di far fronte al crescente fabbisogno della popolazione mondiale e alle sfide che ci attendono nei prossimi anni, garantendo la competitività dei sistemi agroalimentari nel rispetto dell’ambiente e delle comunità territoriali, attraverso un impiego delle risorse efficiente e funzionale alle esigenze delle generazioni future. Nonostante il ridotto impatto ambientale della trasformazione alimentare rispetto ad altri momenti produttivi della food chain, l’industria degli alimenti e delle bevande è convinta che il successo delle politiche di sostenibilità richieda il proattivo coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, mediante un approccio integrato. Come anello centrale del primo settore economico a livello nazionale e comunitario, chiamato a confrontarsi con le sfide dei mercati globali, siamo inoltre consapevoli che la sostenibilità – nella sua triplice dimensione economica, sociale e ambientale – non è un concetto statico, ma deve essere declinata da parte di ciascun anello della food chain in relazione al contesto in cui si trova a operare, focalizzando l’attenzione sui fattori di maggior criticità e intervenendo sugli ambiti che offrono oggettivamente i più importanti margini di riduzione degli impatti”.

Carta dei principi per la sostenibilità ambientale

Massimiliano Boccardelli, Responsabile Politiche Industriali e di Filiera di Federalimentare

“In questo contesto – prosegue Boccardelli – l’industria alimentare nazionale – terza Food & Drink Industry dell’Unione Europea, che si conferma il più grande produttore ed esportatore mondiale di alimenti – rappresenta un driver cruciale nella transizione globale verso modelli di produzione e consumo improntati a principi di sostenibilità, mediante interventi mirati alle diverse fasi del ciclo di vita e concentrando gli sforzi – anche in termini di attività e investimenti in ricerca e innovazione – su 4 aree strategiche: approvvigionamento sostenibile e piena valorizzazione delle materie prime agricole, uso efficiente degli input di base (in primis energia e acqua), ottimizzazione del packaging e corretta gestione degli imballaggi post uso, politiche e azioni volte a promuovere il consumo sostenibile. A conferma dell’attenzione e del forte impegno dell’industria alimentare su questi temi, Federalimentare ha sottoscritto la Carta dei Principi per la Sostenibilità Ambientale di Confindustria, che individua le macroaree d’intervento per la realizzazione degli obiettivi e delle priorità dell’industria nazionale. Le risorse energetiche rappresentano uno degli input strategici per lo sviluppo di qualsiasi attività umana e per la competitività dei sistemi produttivi, e assumono una rilevanza ancor più cruciale per i Paesi – come il nostro – che dipendono dall’importazione di fonti fossili e risentono pesantemente della crescita dei costi energetici e delle oscillazioni dovute alle tante variabili geopolitiche che influenzano il mercato globale dei prodotti energetici. A livello globale, lo scenario sui drivers e i trend del mercato energetico nei prossimi vent’anni prevede un profondo mutamento degli attuali assetti (1) con un +40% domanda energetica mondiale, il 93% della crescita della domanda energetica concentrato nelle economie emergenti (Cina, India, Russia e Brasile), il miglioramento dell’intensità energetica, la forte diversificazione delle fonti energetiche, l’incremento delle fonti non fossili (idroelettriche e rinnovabili, etc.) e l’aumento – tra il 2010 e il 2030 – dal 5% al 18% del contributo delle rinnovabili alla crescita energetica. In tale quadro, l’efficienza energetica rappresenta una delle più promettenti aree d’intervento per accrescere la sostenibilità delle produzioni alimentari e fronteggiare l’aumento del costo dell’energia, contribuendo al tempo stesso a contenere i relativi consumi con un effetto positivo in termini di riduzione delle emissioni di GHG e di mitigazione dei costi connessi all’introduzione dell’Emission Trading Scheme, che rappresenta uno dei principali strumenti adottati dall’Ue per raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto nel quadro degli impegni di riduzione dei gas ad effetto serra per la lotta ai cambiamenti climatici. D’altronde, è lo stesso Piano d’Azione Ue sull’efficienza energetica adottato nel 2011 a considerare tale ambito il più importante strumento di riduzione delle emissioni di CO2, oltre che un’effettiva opportunità di risparmio economico diffuso e una delle aree coi più ampi margini per l’incremento della competitività”.