Il milione di tonnellate di carne suina prodotta ogni anno in Italia deriva da un patrimonio suinicolo di 9 milioni di capi; gli allevamenti sono 190 mila, ma il 90% della produzione è attribuibile ai primi tremila. Altrettanto frammentata è l’industria dei salumi, dove delle 2200 realtà esistenti solo 700 hanno carattere industriale. Il settore coniuga qualità e tradizione, operando un’attenta selezione delle carni e degli ulteriori ingredienti, controllando con serietà ogni fase di lavorazione, applicando insieme i piccoli accorgimenti della norcineria e le funzionalità delle nuove tecnologie. Ne abbiamo parlato con il dottor Alessandro Beltrami, emiliano,Tecnologo alimentare e responsabile dell’assicurazione qualità del gruppo F.lli Veroni fu Angelo s.p.a.
Perché è diventato tecnologo alimentare?
Ero indeciso tra Medicina veterinaria e Scienze e tecnologie alimentari. Ad un incontro d’orientamento, scoprii che in Italia i veterinari sono numerosi quanto i colleghi tedeschi e francesi conteggiati insieme. Non ho mai verificato se tale affermazione fosse vera o se fosse solo un efficace dissuasore, ma scelsi Scienze e tecnologie alimentari attirato anche dalla varietà degli argomenti e dalla focalizzazione sulla chimica. Mi sono laureato nel 2000 e sono contento della scelta, perché l’abitudine alla multidisciplinarietà sviluppata sui banchi di scuola è diventata la base della mia professione. Sono un eclettico, mi sento bene in questa veste “multitasking”, l’affrontare problemi sempre diversi non mi spaventa, anzi mi stimola a lavorare con più entusiasmo.
Come è entrato nel mondo del lavoro?
Ho svolto un praticantato di dieci mesi presso la Tecnoconsult Food S.r.l. di Rio Saliceto (RE). Dividevo le giornate tra l’ufficio ed il servizio civile all’asilo nido di Campagnola Emilia, comune dove risiedo. Il mio rapporto con Tecnoconsult Food è poi sfociato in un contratto biennale come Co.Co.Co. Mi occupavo di manuali di autocontrollo igienico per la Grande distribuzione e la Grande distribuzione organizzata, verificavo i punti vendita per garantirne la rispondenza ai requisiti di legge; controllavo l’etichettatura dei prodotti preincartati, l’igiene delle superfici e degli ambienti, il rispetto delle temperature di celle e banchi frigo ed effettuavo ispezioni igienico sanitarie sugli alimenti, per esempio verificavo l’assenza di Anisakis nel pesce. Il mio lavoro comprendeva anche una consistente parte di tutela legale, stilavo memorie difensive in replica a verbali redatti dagli organi di controllo (NAS, ASL, Polizia annonaria) durante le visite ufficiali nei punti vendita.
Quali sono stati i risvolti più importanti di questa sua prima esperienza?
Ho approfondito molti aspetti della legislazione alimentare, argomento appena accennato durante gli studi, ma fondamentale per le aziende e per la tutela del consumatore. Era da poco in vigore l’obbligo di istituire un sistema di rintracciabilità ed alcune insegne a seguito del problema “Mucca pazza” avevano avviato percorsi di filiera sicura. Per il Gruppo Nordiconad ho lavorato al progetto “Filiera carne bovina – Percorso Qualità CONAD”.