Dopo aver contribuito, con le sue intuizioni, ad innovare il food packaging internazionale, l’ing. Luigi Goglio avvia una start up. Produrrà un nuovissimo ingrediente, che attivandosi con il calore, si integra con le materie prime di base, garantendo primi piatti gourmet alla portata di tutti
Un detto popolare afferma che “chi ama ciò che fa migliora il mondo” e le idee davvero nuove sono spesso illustrate dalla metafora di una lampadina che si accende all’improvviso nella mente dell’imprenditore di successo. La realtà è un po’ più complessa, talento ed inventiva sono fondamentali ma senza esercizio non si va molto lontano. Per innovare non si deve mai temere il talento o peggio ancora ostacolarlo perché potrebbe compromettere nuove opportunità di successo; inoltre il genio si traduce in un progetto ed in un risultato tangibile solo quando è alimentato dalla fatica, dalla determinazione e da una visione di lungo periodo. Nella sua lunga carriera l’ingegner Luigi Goglio, classe 1931, ha dato vita ad importantissime innovazioni nel mondo della produzione e della stampa dei materiali di imballaggio, così come nel food packaging ed ora sta lavorando al progetto Gro – Key, un’ interessante start up, per la produzione di prodotti che, aggiunti agli ingredienti ed attivati dai vapori di cottura, si trasformano in schiume aromatizzate capaci di conferire un tocco gourmet ad ogni piatto.
Gli esordi
Perché ha scelto la facoltà di ingegneria?
Ho studiato al Leone XIII a Milano, nella vecchia sede di via Parini, erano anni in cui andare a scuola con continuità era davvero difficile a causa della guerra e dei bombardamenti. Non eccellevo nelle materie letterarie, ma avevo una incontenibile passione per la matematica e per la meccanica. Mi piaceva progettare e costruire modelli di aeroplani, mi sono iscritto al Politecnico, ho frequentato con profitto ingegneria meccanica e dopo la laurea, nel luglio 1956, sono entrato in Goglio, l’azienda di famiglia. Era stata fondata nel 1850, a Rho dai miei bisnonni, ed allora produceva sacchetti di carta. All’inizio del ‘900, lo stabilimento fu trasferito a Milano; fu l’occasione per passare da una produzione manuale ai primi processi meccanizzati.
Quale è stato il suo primo incarico in azienda?
Mi furono affidate la progettazione e la costruzione di macchine stampa ed accoppiamento, nonché la supervisione tecnica e l’ottimizzazione dei processi interni. Quando ero studente, il Politecnico mi aveva dato l’opportunità di visitare la Rizzoli; in quella occasione avevo notato che libri e giornali erano stampati con inchiostri liquidi a base di derivati del petrolio e che per evitare sprechi la casa editrice recuperava i solventi utilizzando un doppio passaggio: affioramento in acqua e filtrazione con carboni attivi. Ho pensato di ripetere l’operazione nella nostra azienda, dove stampavamo in rotocalco con inchiostri a base solvente (acetato di etile ed altri). Con la collaborazione di un fornitore di carboni attivi ho costruito il primo impianto di ricupero, l’abbiamo utilizzato con rilevante vantaggio economico, perfezionato ed è poi stato adottato da diversi nostri concorrenti. Questa tecnologia ha dato un importante vantaggio competitivo alla Goglio ed all’Italia nel contesto europeo, abbiamo continuato a lavorare anche quando la crisi dei solventi ha messo in forti difficoltà molti altri converter.
Le grandi “invenzioni”
Come è proseguita la sua carriera?
Nel 1968 ho assunto la presidenza dell’azienda. Negli anni abbiamo ampliato la sede di Milano e costruito nuovi stabilimenti a Zeccone e a Daverio, fondato diverse aziende all’estero, tra queste, Fresco System negli Usa, Fresco System International in Olanda e Fresco System Espana in Spagna, portando il gruppo ai primi posti in Europa nel settore degli imballaggi flessibili. Dopo i primi sistemi per il confezionamento del caffè abbiamo proposto al mercato confezioni asettiche, varie tipologie di imballaggi per il settore alimentare, la grande distribuzione, il cibo per animali, la detergenza, l’industria chimica e farmaceutica. Ci siamo anche dedicati allo studio ed alla produzione di tanti utili accessori: maniglie, sistemi facilitati per l’apertura e la richiusura, erogatori e sagomature personalizzate.
Il suo nome è famoso nel mondo per l’invenzione della valvola unidirezionale per le confezioni di caffè…
Tra i nostri clienti c’erano diversi produttori e confezionatori di caffè in grani ed ho cercato una soluzione ad uno dei loro principali problemi. Dopo il confezionamento e durante la conservazione il caffè rilascia anidride carbonica; questo gas gonfia le confezioni flessibili ermetiche, causandone la rottura. Il funzionamento della valvola unidirezionale è molto semplice: permette alla CO2 di uscire dalla confezione ed impedisce l’ingresso dell’aria e di conseguenza dell’ossigeno che, accelerando l’ossidazione del prodotto, lo degrada. Il mio brevetto è stato accolto con favore in Europa e nel mercato statunitense dove sino a quel momento dominava la lattina.
Tra i suoi meriti c’è l’essere stato tra i fondatori di Giflex…
Sono tuttora il presidente onorario di questa associazione che raggruppa i produttori italiani di imballaggi flessibili. Per un certo periodo ho presieduto anche la Fedes, la Federazione Europea Imballaggio Flessibile, dove ho dato vita ad una rete informatica che ha permesso di velocizzare lo scambio di notizie e di dati.