Le idee nuove camminano con gambe nuove

2003

Se le idee nuove camminano con gambe nuove, nel nostro Paese trovare una nuova idea è, e sarà, molto, molto difficile. Abbiamo la classe dirigente più anziana del mondo occidentale (e probabilmente non solo), il corpo docente universitario, chiamato a formare gli uomini di domani, che fatica a svecchiarsi, con la riforma Fornero andiamo in pensione ad un’età superiore a quella della media comunitaria. Per contro abbiamo una disoccupazione giovanile che sfiora, incredibilmente, il 40%. Eppure, tutto questo passa sotto traccia. Certo se ne parla, se ne scrive sui quotidiani e se ne discute nei talk show, ma alle chiacchiere, da decenni, i fatti che seguono sono difficili da individuare. Abbiamo un Governo che si definisce “di servizio” (senza specificare a chi) e che approva il Decreto “del fare”. Accidenti, c’è da scoprirsi proprio ingenui se si pensasse che tutti i Governi dovrebbero essere di servizio (ai cittadini) e che i Decreti dovrebbero essere approvati “per fare”. Invece, c’è da rendersi conto, con un po’ di apprensione, che, probabilmente, così non è. E’ in corso una pericolosa geriatrizzazione del Paese, vera causa della decadenza socio-culturale e tecnologica della nostra Italia, e che rischia di contagiare anche il sistema produttivo, sempre più ingessato e penalizzato dalla carenza di nuove idee. In questa situazione, per il settore alimentare, già fortemente penalizzato da imitazioni e falsificazioni di prodotto, è elevato il rischio di non sapersi adeguare al cambiamento: che non significa rinunciare alle proprie peculiarità, ma semplicemente saper coniugare la tradizione con nuovi saperi e nuove tecnologie. In altri termini, occorre saper innovare, trovare, e provare, materie prime diverse per prodotti simili, ma alternativi; tecnologie a minor impatto ambientale; riconsiderare e valorizzare i sottoprodotti non solo a scopo energetico, ma come fonte preziosa di ingredienti ad alto valore aggiunto. Per questo servono gambe nuove, per far camminare le idee. Di questo abbiamo bisogno e di questo dobbiamo renderci conto, tutti: chi il sessantotto lo ha vissuto, e che ora geriatrizza il Paese, e quei ragazzi che il “sessantotto” non hanno intenzione di viverlo e per questo vengono esortati da Papa Francesco a non farsi rubare il futuro e fare rumore. Persino il Ministro dell’Istruzione Maria Grazia Carrozza, che dovrebbe semmai predicare la moderazione, sente il bisogno di incitarli ad essere ribelli e a non accettare solo quanto gli viene proposto. C’è da sperare che questi messaggi possano, da un lato, spronare i giovani a sentirsi protagonisti e ad essere pronti a far camminare con forza le loro idee e, dall’altro, convincere l’attuale sistema che “l’anzianità fa grado” è un vecchio concetto, largamente superato ed obsoleto e che può portare solo all’immobilismo. Alcuni mesi fa scrivevo da queste pagine dei giovani studenti delle nostre università che, grazie a Federalimentare, si sono sfidati nella fase nazionale del Concorso EcoTrophelia con l’obiettivo di cimentarsi nell’ideazione di nuovi prodotti alimentari. In questo mese di ottobre di quel Concorso si svolgeranno le finali europee alle quali parteciperanno le 18 migliori squadre di altrettanti Paesi dell’Unione Europea. L’Italia, patria indiscussa dell’alimentare, non è mai riuscita a vincere la competizione, a dimostrazione che non si può più vivere sugli allori. La globalizzazione, da un lato, e la crisi economico-finanziaria, dall’altro, hanno cambiato il mondo e senza innovazione non sarà più possibile essere competitivi. Da quanto è dato sapere, molti dei prodotti presentati alla finale EcoTrophelia sono alimenti nuovi che possono trovare, da subito, ampi spazi commerciali ed alcuni sono già diventati “casi di successo”. A dimostrazione che, a livello Europeo, con gambe nuove le idee non solo camminano, ma a volte riescono anche a correre.