Nanoprodotti, quanto pesano nel settore alimentare?

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Il mercato dei nanoprodotti cresce. Aziende alimentari e istituti di ricerca investono nelle nanotecnologie, che sembrano promettere alimenti e confezioni sempre più intelligenti.  I timori, però, sono più delle certezze.

Il termine nanotecnologia fu coniato nel 1976 da Eric Drexler, come ‘la tecnica che metterà ogni atomo dove si vuole che stia’. Attualmente si usa questa definizione o similari: ‘l’ingegnerizzazione intenzionale della materia nella scala 1-100 nm per ottenere proprietà e funzioni dipendenti dalla dimensione’.

Un nanoprodotto deve possedere almeno una di queste caratteristiche: contenere un componente su scala nanometrica; avere una modificazione superficiale nell’ordine dei nanometri; essere stato ottenuto da un processo nanometrico; avere proprietà aggiuntive rispetto al proprio corrispondente di maggiori dimensioni. Attualmente i campi di applicazione delle della nanotecnologia sono tanti: farmaceutico, cosmetico, cura della persona, tessile, elettronica, alimentare e packaging.

I nanomateriali possono manifestare proprietà fisico-chimiche diverse rispetto alle identiche sostanze su scala normale e le nanotecnologie rendere possibile la manipolazione di ingredienti alimentari a livello molecolare. In futuro i nanoprodotti potrebbero avere un impatto notevole sul settore alimentare e mangimistico, offrendo probabili vantaggi per l’industria e il consumatore, ma anche possibili rischi, tutti ancora da valutare.

Sono sempre più numerosi gli istituti di ricerca e le aziende alimentari che conducono ricerche per sviluppare possibili applicazioni delle nanotecnologie in campo alimentare, come modificazioni delle proprietà meccanico-sensoriali degli alimenti o dei valori nutrizionali. Negli imballaggi alimentari, la nanotecnologia viene utilizzata per garantire una migliore protezione ai cibi e aumentarne la shelf life o per rilevare qualche anomalia.

Un mercato in crescita
L’impatto delle nanotecnologie sull’economia mondiale è sempre più rilevante. Si parla che il mercato globale delle nanotecnologie alimentari, che era di 140 milioni di dollari nel 2006, si aggirerebbe ora attorno ai 5-6 miliardi di dollari.

Già nel 2010, l’associazione Friends of the Earth nel rapporto “Out of the Laboratory and on to our Plates – Nanotechnology in Food & Agriculture” ha censito più di cento nanosostanze che entrano nella catena alimentare. Negli Stati Uniti, lo Woodrow Wilson International Center for Scholars ha sponsorizzato il Project on Emerging Nanotechnologies, che ha portato alla scoperta di 84 alimenti comuni contenenti nanoprodotti. Mentre secondo “Nature Nanomaterials” sono già più di 800 i nanoprodotti in vendita, considerando anche i cosmetici e altre tipologie merceologiche di cui facciamo correntemente uso.

Il fatto è che al momento non vi è alcun obbligo di etichettatura di questi prodotti in nessun paese del mondo, quindi è difficile dire quanti alimenti con nanoingredienti siano effettivamente sul mercato. Il problema si dovrebbe chiarire dalla fine del 2014 quando diventerà obbligatorio scrivere in etichetta se il prodotto alimentare contiene nanomateriali.