Bakery da red carpet

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Balocco frollini

I RITMI AZIENDALI
Come è stato il suo primo impatto con il mondo del lavoro?
Terribile. Mi sono sentito come un ufficiale inviato dall’accademia al fronte senza aver maturato le necessarie competenze. Non avevo ovviamente esperienza e nello stesso tempo non potevo sbagliare. All’epoca molte figure chiave, che avevano aiutato mio padre a costruire l’azienda, l’avevano lasciata per raggiunti limiti di etĂ  ed erano subentrati manager che operavano con criteri diversi. Seguivano logiche accettate dalle multinazionali, ma incompatibili con i ritmi e gli obiettivi di una media azienda familiare, dove i confini dei ruoli sono piĂą labili, dove occorre sapersi mettere in discussione e dare prioritĂ  alla visione d’insieme piĂą che ad un’unica funzione a scapito di altre. C’era un altro problema oggettivo: l’azienda aveva impianti un po’ datati.

Quando ha sentito di avere finalmente in mano le redini?
A ventisei anni, quando ho avuto il coraggio di allontanare chi, ponendosi degli obiettivi di brevissimo periodo, favoriva se stesso piĂą dell’azienda. Subito dopo è nata una vera squadra, capace di guardare lontano prendendosi i necessari rischi. Da allora, dopo aver ottimizzato la produzione dei lievitati da ricorrenza, abbiamo diversificato puntando su prodotti non stagionali, principalmente biscotti da prima colazione, che oggi rappresentano oltre il 50% del nostro fatturato.

frollini

I FROLLINI
Quali fattori vi hanno portato ad ipotizzare che i frollini potessero essere una scelta vincente?
A fronte dei grandi investimenti pubblicitari degli anni ’80, avevamo un marchio celebre, ma entravamo nelle case una volta e mezza all’anno: a Natale ed in parte a Pasqua (dove registravamo un terzo dei volumi rispetto al Natale). Abbiamo ipotizzato diverse strategie di crescita. Preclusioni di carattere oggettivo ci impedivano di proporre panettone e pandoro come dolci da consumare tutto l’anno; un forte incremento dei volumi nel periodo natalizio era altrettanto rischioso per motivi di carattere climatico e logistico. Non saremmo cresciuti con equilibrio. La produzione dei dolci delle feste è classicamente a bolla, raggruppata in pochi mesi. Raddoppiarla significava duplicare il magazzino, con un’altissima esposizione finanziaria cui si sarebbero sommate l’incertezza climatica (se a Natale non fa molto freddo si vende meno) e quella ricorrente degli scioperi dei trasporti in prossimitĂ  delle feste.  Ci siamo chiesti quali fossero i prodotti piĂą affini ai nostri in termini di occasioni di consumo. Abbiamo pensato ai frollini per la prima colazione. Al mattino, la famiglia tradizionale si riunisce a tavola e quando ci sono i bambini, la colazione è un momento di festa. I biscotti arrivano in tavola nella confezione originale, proprio come un panettone. Abbiamo colto la sfida, partendo dal nulla ed ora a dieci anni di distanza siamo secondi dopo Mulino Bianco e davanti a marchi storici della biscotteria italiana.

Esportate anche i biscotti?
Ci stiamo provando, ma non è facile esportare frollini, perchĂ© all’estero la prima colazione è in genere associata al consumo di prodotti salati. I biscotti e la pasticceria industriale sono acquistati come snack rompi – digiuno. Le nostre esportazioni sono quindi piĂą focalizzate su questo secondo segmento ed ovviamente sui prodotti da ricorrenza. Panettone e pandoro sono prodotti simbolo del Made in Italy, scelti dai moltissimi nostri connazionali residenti all’estero e da chi considera l’Italian Food e l’Italian style dei valori da assaporare.