Utilizzo di dispositivi elettronici RFID per l’identificazione di bovini

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L’identificazione elettronica (EID) degli animali quale punto di partenza di un sistema di tracciabilità della filiera alimentare ha subito un forte ed irreversibile impulso a partire dal diffondersi della BSE in Europa. I sistemi a bassa radio frequenza (RFID) si sono, quindi, diffusi quali strumenti funzionali per gli operatori del settore, anche dell’allevamento bovino estensivo. In uno studio recente, effettuato da un gruppo di ricercatori italiani (Cappai et al., 2013), vengono riportati i risultati di una sperimentazione effettuata in Sardegna su un arco temporale di oltre un decennio utilizzando un totale di 37 bovini. In particolare, nel settembre del 2000 tutti gli animali sono stati identificati elettronicamente mediante applicazione di un bolo (ceramico) endoreticolare con trasponder a radio frequenza. La presenza di tale bolo è stata verificata con cadenza annuale mediante un lettore portatile del codice elettronico. I risultati dimostrano che la permanenza per oltre un decennio del bolo nel comparto gastrico dei bovini ha prodotto effetti di entità trascurabile, mostrando adeguati livelli di biosicurezza nei confronti dell’organismo animale. In particolare, gli autori evidenziano la totale mancata cessione di sostanze dal case ceramico e la totale assenza di metalli pesanti o altri composti di reazione. Infine, il sistema si è mantenuto leggibile ed identificabile in modo univoco per tutta la durata della sperimentazione, consentendone il recupero al momento della macellazione. In prospettiva, il bolo potrebbe essere utilizzato anche quale sentinella ambientale per la ricerca di eventuali depositi di rifiuti acquisiti al pascolo.

Riferimenti bibliografici
M.G. Cappai et al., XI Convegno AISSA – Food Security e Food Safety: una sfida globale, pp. 35-39, Piacenza, 12-14 Novembre 2013