Consulenza alimentare, l’impegno di ogni giorno

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ImmagineE’ stato difficile occuparsi di argomenti un po’ diversi da quelli affrontati da studente?

E’ ovvio che per poter svolgere un’attività professionale come l’attuale ho dovuto studiare e acquisire competenze su materie e problemi che il corso di laurea in Fisica non prevede. Lavorando dieci anni per l’Istituto ho ispezionato tantissime piccole, medie e grandi realtà conserviere ed ho avuto modo di apprezzare l’efficacia ed il piacere del lavoro di squadra. Poi, nel 2001 ho optato per la libera professione e mi sono specializzato in Sistemi di gestione qualità ed in standard internazionali per la sicurezza alimentare. Nel gennaio 2013, con altri esperti ho dato vita ad ISEVEN Servizi s.c. E’ una sfida cui teniamo molto.

Perché unire le forze?

Oggi, per rispondere alle esigenze dei clienti, è necessario disporre di un “insieme di competenze” che un unico professionista, per quanto valido, non può avere. Ecco perché è importante lavorare in un gruppo di consulenti. Il lavoro di squadra è premiante: premia l’azienda e premia il singolo consulente che ha opportunità di scambi di opinioni ed aggiornamenti professionali altrimenti difficili da ottenere. ISEVEN garantisce questa visione multidisciplinare d’impresa. Tutti i soci hanno in media vent’anni di esperienza lavorativa, a livello nazionale ed internazionale, maturata nella consulenza ed operando direttamente in azienda. Quest’ultimo presupposto è indispensabile per comprendere i reali bisogni del cliente e rispondere in modo adeguato alle richieste.

Come si trasforma un’idea in un progetto che “cambia ed innova” il settore della consulenza alimentare?

Non ci sono formule magiche, valide per tutti. Ripensando alle idee che, in questi anni, ho visto trasformarsi in progetti innovativi ho maturato la convinzione che i fattori decisivi siano sostanzialmente due: il primo è un’approfondita conoscenza del contesto cui il progetto intende rivolgersi che consente di rispondere a necessità reali e non fittizie; il secondo è la concretezza che rende la “buona idea” fruibile e praticabile.

Le esigenze delle aziende. Cosa vi chiedono le aziende?

Ci occupiamo prevalentemente di sicurezza alimentare, toccando l’intera filiera: mondo agricolo, industria alimentare e materiali destinati al contatto con gli alimenti. Alcuni anni fa, le aziende si rivolgevano al consulente più che altro per imparare ad impostare correttamente la gestione dei propri sistemi di sicurezza alimentare. Oggi i principi di base sono sostanzialmente noti ed applicati ed il consulente riceve richieste ancora più specifiche. Più esportano, più le aziende italiane hanno interesse ad adottare standard internazionali, per esempio il BRC o IFS o a conseguire certificazioni di prodotto nell’intento di riuscire a fornire la grande distribuzione europea. Un altro argomento emergente è la Food Defense.

Cosa si intende per Food Defense?

E’ l’implementazione delle attività volte a proteggere le derrate alimentari da atti intenzionali di manomissione o contaminazione. Un alimento può essere pericoloso a causa alla mancata o errata applicazione delle prassi igieniche definite nel sistema HACCP, ma può diventarlo anche in seguito a contaminazioni intenzionali. In contesti potenzialmente a rischio è fondamentale proteggere produzione primaria, stabilimenti, magazzini e mezzi di trasporto da ipotetiche azioni dolose. E’ altrettanto importante rispondere in modo efficace a tali sabotaggi. L’azienda è chiamata ad identificare le aree più vulnerabili, le azioni per annullare o attenuare tali criticità, nonché a definire un piano per la gestione delle situazioni di crisi. Il poter vantare un sistema di Food Defense facilita l’accesso ai mercati internazionali e tutela concretamente l’immagine aziendale.

Certifi cazioni e crisi, un abbinamento possibile?

Il percorso di certificazione è sempre utile, purché avvenga con criteri di reale selettività in fase di rilascio del certificato. Solo così il mercato riesce a distinguere chi si certifica per dovere, da chi ha deciso di intraprendere un percorso volontario e qualificante. Le certificazioni diffuse non giovano a nessuno. In quest’ultimo periodo, molte aziende implementano schemi tecnici senza certificarli. Sono più interessate al “metodo” ed alla sua diffusione nell’organizzazione che alla certificazione vera e propria.

Il ruolo del consulente. Come si accompagnano le aziende attraverso questi percorsi di cambiamento?

L’azienda si rivolge al consulente perché ha delle necessità tecniche o organizzative cui rispondere nel breve, medio o lungo termine. L’esperto deve avere conoscenze adeguate e deve saper instaurare quel clima di fiducia che consente una collaborazione proficua e stabile nel tempo. È fondamentale vivere il progetto dell’impresa come se fosse il proprio. L’attività di consulenza parte dalle competenze, ma per essere efficace e specifica deve prevedere l’immedesimazione e la condivisione dei valori e degli obiettivi di crescita aziendali. In sintesi, fare consulenza significa essere chiamati a partecipare alla realizzazione di un’opera tecnica e/o gestionale. Per una compiuta realizzazione del mandato è necessario curare ogni dettaglio.