Etichette narranti

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Da Slow Food un nuovo approccio alle etichette dei prodotti alimentari per valorizzare in modo trasparente e chiaro la conoscenza, la sicurezza e la qualità dei prodotti.

Il Regolamento (UE) n.1169/2011, nasce con l’intento di semplificare la normativa in materia di etichettatura dei prodotti alimentari   all’insegna di alcuni dettami precisi: la chiarezza, la comprensibilità e la leggibilità. Tradotto nelle 23 lingue dell’Unione Europea, sarà applicato in tutti gli stati membri a partire dal 13 dicembre 2014, fatta eccezione per la normativa relativa all’etichettatura nutrizionale che entrerà in vigore solo a partire dal 13 dicembre 2016. Le normative dei singoli stati dovranno essere dunque modificate in funzione delle nuove disposizioni avendo ben presente che il Regolamento riguarderà   non solo tutti i prodotti destinati al consumatore finale, ma anche quelli provenienti da ristoranti, mense e catering nonché quelli destinati alla fornitura delle collettività stesse. Il Regolamento – che  si focalizza su alcuni obiettivi generali, ossia garantire un elevato livello di protezione della salute e degli interessi dei consumatori e promuovere altresì la libera circolazione degli alimenti legalmente prodotti e commercializzati – specifica innanzitutto l’elenco delle indicazioni obbligatorie da inserire in etichetta, alcune delle quali erano già previste nella normativa precedente come la data di scadenza, le modalità di conservazione, i riferimenti dell’operatore responsabile per le informazioni riportate, il titolo alcolometrico nel caso di bevande che contengano più dell’1,2% di alcol in volume e le istruzioni d’uso nel caso siano necessarie. Il nuovo Regolamento, però, introduce anche alcune novità significative come ad esempio l’obbligo della dichiarazione nutrizionale, l’indicazione dell’origine e la provenienza dei prodotti, gli eventuali ingredienti allergeni ed è altresì necessario specificare la tipologia di olio vegetale utilizzato. Il Regolamento si esprime anche in favore di alcune caratteristiche in merito alla leggibilità dell’etichetta ed è inoltre prevista la possibilità che i singoli stati integrino la normativa con disposizioni proprie ed ulteriori finalizzate a proteggere la salute, prevenire le frodi, evitare la concorrenza sleale e proteggere i diritti di proprietà industriale commerciale nonché tutelare le indicazioni di provenienza a denominazione di origine controllata.

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L’idea di Slow Food: le etichette narranti
Pur apprezzando lo spirito generale del Regolamento e delle novità introdotte, Slow Food ha ritenuto ancora insufficienti   gli elementi di approfondimento in grado di consentire la valorizzazione della qualità specifica dei prodotti al fine di consentire ai consumatori di effettuare le scelte di acquisto più consapevoli. “Secondo Slow Food, l’approccio convenzionale al cibo non permette di capire se un alimento è prodotto nel rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente, né se è conforme ai concetti di giustizia sociale e di diritto dei lavoratori”, ha spiegato Raffaella Ponzio dell’ufficio Presìdi Internazionali di Slow Food. “Anzi, molti materiali di comunicazione che accompagnano i prodotti spesso sono mistificanti, concentrati sull’esibizione di   mondi contadini irreali e bucolici, presunte tecniche tradizionali, confusi richiami a sapori antichi. Questi elementi evocativi sono spesso solo retorici e in realtà lontanissimi dalle effettive qualità dei prodotti pubblicizzati. In un tale contesto, i piccoli prodotti artigianali spesso risultano penalizzati con etichette perfettamente legali ma troppo scarne per riuscire a mettere in risalto nel modo giusto la qualità dei prodotti, né consentono di conoscere a fondo la realtà delle aziende produttrici il che pregiudica la possibilità di scelte veramente consapevoli da parte dei consumatori più attenti,” ha aggiunto Ponzio. Pertanto, al fine di proporre ai consumatori un’informazione più completa e trasparente, Slow Food ha avviato nel 2011 il progetto dell’etichetta narrante.  Per realizzare questo progetto Slow Food si è avvalso della consulenza del Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino   che collabora da anni con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, svolgendo analisi e consulenze sui Presìdi in Italia e nel mondo sui territori di provenienza, sul benessere animale e le modalità di conservazione e consumo.  “Grazie alla consulenza dell’esperta di etichettatura Paola Rebufatti del laboratorio della CCIAA di Torino, abbiamo messo a punto con precisione i   nuovi contenuti dell’etichetta narrante che potevano essere inseriti senza incorrere in eventuali infrazioni alle norme di legge in tema di etichettatura legale,” ha spiegato Ponzio. L’etichetta narrante non si sostituisce all’etichetta legale, ma si propone di completarla ed integrarla mediante la specifica e l’indicazione sulle confezioni di ulteriori informazioni e approfondimenti sulle varietà e sulle razze protagoniste dei progetti, sulle tecniche di coltivazione, sulla lavorazione dei trasformati e sui territori di provenienza, sul benessere animale e sulle modalità di conservazione e di consumo. Per Slow Food infatti la qualità di un prodotto alimentare consiste innanzitutto in una narrazione che comincia sempre dall’origine del prodotto, che può essere il luogo di domesticazione o diversificazione di una specie, il territorio di adattamento e naturale evoluzione di una varietà o di una razza, la zona di sviluppo di una tecnica di coltivazione o di trasformazione. “Occorre” – afferma Ponzio – “fornire informazioni sulle caratteristiche dell’ambiente e del territorio, sulle tecniche di lavorazione utilizzate, i metodi di conservazione e di commercializzazione, sulla sostenibilità ambientale e, naturalmente, sulle caratteristiche organolettiche e nutrizionali”. Da qui si capisce l’importanza dell’idea di narrazione legata all’etichetta, perché solo in una tale ottica si può realmente restituire ad un prodotto un valore competitivo reale ed effettivo fondato sulla sua autentica differenza rispetto alla massa di prodotti muniti di etichette troppo riduttive. “Questo concetto di qualità, maturato da Slow Food nell’arco di vent’anni di esperienza e dal lavoro a contatto con migliaia di piccoli produttori, rappresenta uno degli aspetti che più caratterizzano l’attività dell’associazione”, ha specificato Ponzio. Attualmente sono circa 70 i produttori dei Presìdi Slow Food di vari paesi ad aver realizzato e adottato l’etichetta narrante, segnalando anche un notevole interesse da parte dei consumatori.

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Come si presenta l’etichetta narrante
L’etichetta narrante è composta da una parte comune a tutte le tipologie di prodotto, contenente alcuni punti dedicati a raccontare il “territorio” che specificano la località, la provincia, il paese in cui l’azienda produce, le informazioni pedoclimatiche che contribuiscono a rendere unico quell’alimento e che conferiscono le specifiche e peculiari caratteristiche identitarie e organolettiche del prodotto accanto ai “consigli d’uso” che spiegano come e dove conservarlo al meglio e, infine,  gli eventuali impieghi e abbinamenti. Le etichette narranti riportano anche informazioni diversificate a seconda delle categorie merceologiche dei prodotti. Le etichette dei vegetali, ad esempio, descrivono le caratteristiche della varietà, le tecniche di coltivazione e di fertilizzazione, la tipologia di trattamenti somministrata, le modalità di diserbo e di irrigazione e, se i prodotti sono trasformati, vengono precisate anche le materie prime impiegate e la loro filiera produttiva.  Quelle dei formaggi raccontano le razze, le tipologie di allevamento e di alimentazione praticate – ad esempio se i foraggi e i mangimi sono prodotti dall’azienda stessa o acquistati con certificati OGM Free – la superficie di pascolo, l’effettivo benessere animale garantito nell’allevamento, la tecnica di lavorazione e di stagionatura. Le etichette dei vini mettono a fuoco aspetti che nessun’altra etichettatura rileva, quali ad esempio i coadiuvanti tecnologici impiegati, molti dettagli sulla coltivazione del vigneto e sulla lavorazione in cantina. “L’obiettivo di Slow Food è realizzare le etichette narranti per tutti i produttori dei Presìdi, per valorizzare adeguatamente la qualità dei loro prodotti, così come anche stimolare i produttori in genere ad adottare etichette provviste di informazioni più precise: esigenza sempre più sentita dai consumatori”, ha concluso Ponzio. Per maggiori informazioni sul progetto e per poter visualizzare alcune delle etichette già realizzate dai Presìdi Slow Food, vedi www.fondazioneslowfood.it/etichette-narranti

Il termine minimo di conservazione e la data di scadenza secondo il nuovo Regolamento
Per quanto riguarda l’indicazione del termine minimo di conservazione (TCM) o della data di scadenza sulle etichette degli alimenti il nuovo Regolamento non introduce novità rispetto alla normativa precedente.  Restano pertanto valide le disposizioni della Direttiva 2000/13/CE la quale prevede che, salvo poche eccezioni, venga inserito, tra le indicazioni obbligatorie per l’etichettatura dei prodotti alimentari preconfezionati, il TMC con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”. Il TMC è sostituito dalla data di scadenza nel caso di prodotti preconfezionati rapidamente deperibili dal punto di vista microbiologico e che dopo breve tempo possono costituire un pericolo per la salute del consumatore. La data di scadenza deve essere indicata utilizzando la locuzione “da consumarsi entro”. Tuttavia, ci sono delle novità nell’ambito delle azioni della Commissione Europea mirate alla riduzione degli sprechi alimentari. La Commissione ha infatti avviato una serie di iniziative volte a sensibilizzare i consumatori a non buttare gli alimenti che potrebbero essere ancora consumati. Tra le altre, va sottolineata la recente pubblicazione di un’informativa rivolta ai consumatori in merito alla corretta interpretazione delle diciture – “DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTE ENTRO” – cioè la data fino alla quale un alimento conserva le sue qualità specifiche e – “DA CONSUMARSI ENTRO” – che, invece indica la data fino alla quale il prodotto si può consumare in modo sicuro.