Qualità, sicurezza e tanto export

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Tante scelte giuste
Quali sono stati i passaggi più significativi per lo sviluppo della vostra azienda?
L’affermazione della Fratelli Polli è il risultato dell’impegno e delle intuizioni delle cinque generazioni della mia famiglia che si sono avvicendate alla guida della società. L’esordio fu a Milano, nel 1850, quando Fausto Polli cominciò a produrre alcune specialità della tradizione gastronomica italiana. Nel 1872 aprì, in una zona centrale del capoluogo lombardo, la drogheria “Polli e Malaspina”. Il figlio Luigi gli subentrò, mantenendo, fino ai primi del ‘900, un’anima prettamente commerciale. Il prodotto di punta era il baccalà, importato dal Nord Europa. A pochi mesi dall’avvio della prima guerra mondiale, Luigi e i suoi due figli Ernesto e Giuseppe (il mio bisnonno) acquisirono alcuni stabilimenti nei pressi di Parma e si dedicarono alla produzione delle conserve di pomodoro. L’attività ebbe un discreto successo e, nel 1919, acquistarono anche lo stabilimento di Monsummano Terme, all’epoca specializzato nella produzione di carne in scatola per l’esercito. Di lì a poco sarebbe diventato la sede principale della nostro Gruppo.

Come passarono dalle conserve di pomodoro, ai sottolio e sottaceti?
Negli anni ’50, la concorrenza nel settore delle conserve di pomodoro divenne fortissima. Mio nonno capì di dover proporre qualche cosa di alternativo; optò per gli ortaggi conservati sottolio, sottaceto o in una salamoia. Il mercato lo premiò, così come apprezzò molto l’abbandono dei barattoli in banda stagnata a favore dei vasi di vetro trasparente, che permettono di vedere le verdure che si stanno acquistando. Fu inoltre il primo a proporre in Italia le capsule a vite.

Ci sono state in seguito altre intuizioni parimenti vincenti?
Si, e si devono a mio padre. Negli anni ’70, trovatosi improvvisamente a guidare l’azienda, decise di inserire i prodotti Polli nella neonata grande distribuzione e di sostenere l’immagine del marchio con una serie di originali e divertenti campagne pubblicitarie. A metà degli anni ’90, con la comparsa dei primi prodotti a marchio del supermercato, la nostra azienda, come molte altre, cominciò a perdere volumi. Mio padre non si perse d’animo e si propose come terzista – produttore di private label, trasformando in opportunità di crescita la minaccia di erosione delle nostre quote di mercato. Inoltre, alcuni anni più tardi, sulla spinta del crescente successo del Made in Italy, scelse di puntare sull’estero.