Etichetta a semaforo, Ue apre procedura contro Regno Unito

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Nutritional label

Intervista ai presidenti di Federalimentare e Adiconsum che spiegano le ragioni della soddisfazione italiana per la decisione della Ue e a Pauline Constant che illustra le perplessità di BEUC, l’associazione di consumatori europea che difende il sistema di etichettatura inglese.

A seguito delle sollecitazioni di alcuni paesi membri dell’area mediterranea, la Commissione Europea ha deciso di aprire una procedura di infrazione nei confronti del Regno Unito per il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari denominata “a semaforo”. “Il carattere semplicistico” di tale sistema, ha dichiarato Miguel Sagredo, portavoce per l’industria della Commissione, “potrebbe, in alcuni casi, originare idee errate nei consumatori”. Il sistema “a semaforo” (traffic lights food labelling) elaborato dal Dipartimento della Salute del governo inglese nell’ambito di una serie di iniziative per contrastare l’obesità, prevede l’utilizzo di un’indicazione colorata (verde, giallo e rosso) per segnalare a colpo d’occhio la quantità di zuccheri, grassi e sale nei prodotti alimentari. Tale indicazione si basa sul rapporto tra nutrienti contenuti nell’alimento e i valori di riferimento definiti dal Regolamento 1169/2011 dell’Unione Europea. L’iniziativa del governo inglese aveva suscitato da subito numerose polemiche, sollevate in particolare dai paesi dell’area mediterranea, Italia in testa, perché, come ha dichiarato il Ministro italiano delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, “l’etichettatura a semaforo, fornendo informazioni approssimative e fuorvianti, penalizza prodotti di qualità, come quelli a denominazioni d’origine”. Basandosi solamente sulle quantità di nutrienti, infatti, alcuni alimenti di riconosciuto valore nutrizionale come il parmigiano reggiano o l’olio d’oliva, finiscono per essere classificati come pericolosi mentre, paradossalmente, la diet coke guadagna il “bollino verde” anche se non fornisce nutrienti di valore e contiene dolcificanti artificiali ancora oggetto di controversie.

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Filippo Ferrua

La decisione del governo britannico, secondo alcuni, nasconderebbe semplicemente una guerra commerciale tra nord e sud Europa (l’etichetta a semaforo è stata adottata anche in altri paesi del nord Europa, come Olanda e Svezia) come ci spiega Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, con cui abbiamo approfondito la questione: “si tratta, in effetti, di una manovra puramente commerciale, fortemente voluta dalla distribuzione per favorire i propri prodotti sulla base di un preciso disegno. Un brie francese (formaggio fermentato) con tanto di logo di qualità, venduto a 3 sterline e 45 cent, sta nella medesima mensola in cui appare un altro brie a marchio privato in vendita a una sterlina. Il consumatore osserva entrambi e scopre che uno (quello più caro) è contrassegnato con il colore rosso e quello della distribuzione è tutto verde. Dove sta il problema? Il brie fatto dal piccolo produttore francese è prodotto con latte vaccino, quello a marchio privato è fatto con siero. Eppure, basandosi sull’etichetta a semaforo, il consumatore percepisce il brie più economico come il più “sano”. Si tratta di una strategia scorretta che tende a premiare l’industria chimica e a punire l’industria alimentare di qualità. Il tutto sulla base di un falso messaggio di lotta all’obesità.” Il sistema di etichettatura a semaforo sarebbe infatti basato sul presupposto che esistano cibi sani o dannosi in sé ma, ci spiega ancora Ferrua, esistono soltanto buone o cattive combinazioni di alimenti: “qualsiasi categorizzazione degli alimenti è scorretta. Non esistono alimenti sani o meno sani, ma diete più o meno corrette. Qualsiasi colore o comunque qualsiasi indice comparativo è fuorviante e non aiuta il consumatore, che deve, invece, essere opportunamente educato a diete sane e bilanciate. Inoltre, molti prodotti quali parmigiano reggiano, prosciutto di parma, grana padano, olio d’oliva e molti altri vengono ingiustamente criminalizzati da sistemi di etichettatura comparativi. Non possiamo accettare un sistema simile. Anche perché, come dimostra un autorevole studio condotto in materia dall’Università di Monaco di Baviera (www.tum.de/en/about-tum/news/press-releases/short/article/31625 ndr), questi sistemi di etichettatura innescano scelte di impulso che ben poco hanno a che vedere con parametri prioritari come razionalità ed equilibrio.

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Pietro Giordano

Il consumatore deve essere libero di determinare il proprio apporto di nutrienti in relazione alla propria dieta, alle proprie esigenze e al proprio metabolismo”. Anche Adiconsum ritiene che il sistema a semaforo non possa essere mantenuto, ci dice Pietro Giordano, presidente nazionale dell’associazione: “riteniamo che debba essere completamente abbandonato in quanto fuorviante. Come Adiconsum abbiamo condotto una battaglia in Italia ed in Europa contro tale sistema, che sostanzialmente è una misura autarchica, che penalizza il “Made in” e la dieta mediterranea, con il paradosso che una bibita gassata è più salutare dell’olio d’oliva, solo per fare un esempio, senza tenere conto che sono insalubri le quantità che si assumono”. Giordano è convinto che il valore nutrizionale di un alimento non possa essere sintetizzato sull’etichetta e propone invece di completare l’informazione sfruttando la diffusione delle nuove tecnologie: “in Italia, il 70% della popolazione possiede uno smartphone, le informazioni potrebbero essere reperibili grazie ad apposite applicazioni, tipo app o qr-code. Riteniamo importante, inoltre, che le etichette, tramite le applicazioni di cui sopra, raccontino la storia di come si arriva al prodotto finito, la sua tracciabilità e trasparenza lungo l’intera filiera”. Affinché ogni consumatore possa valutare se un prodotto è adatto o meno alla propria dieta sarà necessario aumentare il livello di consapevolezza attraverso “una campagna di “educazione civica” sul consumo e sulle abitudini alimentari gestita dalle associazioni consumatori, con attività specifiche nelle scuole, a partire da quelle primarie, per creare un’educazione al consumo consapevole e responsabile”. Sensibilizzare la Commissione Europea, comunque, non è stato privo di difficoltà: “ci siamo dovuti scontrare”, ha spiegato Fabio Picciolini, segretario generale di Face (Federazione Associazioni Consumatori europee), “con la presa di posizione del BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs ndr), l’unica associazione di consumatori europea finora riconosciuta che si era schierata a favore dell’etichetta a semaforo”.

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Pauline Constant

BEUC
Abbiamo chiesto a Pauline Constant, che di BEUC è la “Communications officer in charge of food and health topics” di spiegarci le loro perplessità. Cosa non vi convince nella decisione della UE? “Se vogliamo combattere in modo serio il flagello dell’obesità, gli strumenti che aiutano la comprensibilità delle etichette devono essere salvaguardati, non messi in discussione. Tra le altre indicazioni del Piano d’azione rilasciato all’inizio di quest’anno dalla UE per contrastare l’obesità infantile (http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/docs/childhoodobesity_actionplan_2014_2020_en.pdf ndr), la Commissione incoraggiava gli Stati membri a sviluppare un sistema di indicatori sui prodotti alimentari per aiutare i consumatori ad identificare le opzioni più salutari. Ma la procedura d’infrazione contraddice questa intenzione e invia un errato segnale agli stati membri che, adesso, ci penseranno due volte prima di sviluppare o raccomandare nuovi schemi di etichettatura nutrizionale”. Ritenete dunque valido il sistema di etichettatura a semaforo? “Sistemi con elementi interpretativi, come i codici colorati, forniscono informazioni sul valore nutrizionale del prodotto focalizzandosi sui nutrienti che consumiamo in eccesso come lo zucchero e il sale. Aiutano i consumatori a riconoscere a colpo d’occhio se il prodotto contiene una quantità alta, media o bassa di questi ingredienti, permettendo loro di scegliere il più salutare tra due prodotti simili come sandwich, pizza o cerali per la prima colazione. Al giorno d’oggi conduciamo vite frenetiche e l’offerta alimentare è in continua crescita. Essere un consumatore non dovrebbe essere un lavoro full-time. Aiutare le persone a ridurre la quantità di zucchero, sale e grassi saturi nella loro dieta è un passo necessario per contrastare la diffusione di obesità e di malattie cardiache.” Questo sistema però può finire per discriminare qualcuno dei prodotti tipici dell’area mediterranea che hanno un importante valore nutrizionale se consumati nella giusta quantità: cosa pensate dell’opinione che possa nascondersi una manovra protezionistica del governo inglese? “Non abbiamo nessuna prova che l’etichettatura a semaforo ostacoli la vendita di certi alimenti. Questo sistema non ha lo scopo di discriminare particolari prodotti, in quanto indica semplicemente se, generalmente, vi è in essi un alto contenuto di sale, zucchero e grassi. Le informazioni nutrizionali per porzione espresse come percentuale dei valori giornalieri di riferimento possono poi essere utili per regolare le quantità di sale o zucchero, a condizione che la porzione sia chiara e precisa”.

Looking at our shopping list

Chi critica il sistema a semaforo, però, sostiene che non esistano alimenti sani o dannosi in sé ma solo buone o cattive combinazioni. “Tutti gli alimenti possono essere inclusi in una dieta sana ma alcuni sono indubbiamente meno sani di altri. Non dobbiamo chiudere un occhio su questo. I consumatori hanno il diritto di essere informati su come i diversi alimenti contribuiscono all’assunzione di zucchero, sale e grassi dato che tutti noi sappiamo che svolgono un ruolo nella attuale epidemia di obesità. È anche importante ricordare che l’etichetta a semaforo non è un’imposizione del governo britannico ma un sistema volontario che i distributori e le diverse aziende alimentari nel Regno Unito hanno deciso di sottoscrivere. In ultima analisi, sono le aziende a scegliere su quali prodotti utilizzare l’etichettatura a semaforo, che, ad esempio, può essere particolarmente rilevante su piatti pronti multi-ingredienti come le lasagne. Le etichette a semaforo non dovrebbero essere viste dall’industria alimentare come un ostacolo, piuttosto come un incentivo a migliorare le loro ricette. In ogni caso, le traffic light sono solo un esempio di strumenti di etichettatura nutrizionale che aiutano i consumatori a fare scelte alimentari più sane. Altri Stati membri sono liberi di sviluppare il proprio sistema; la Commissione dovrà comunque esaminare l’impatto di tali etichette sul mercato UE e riferire nel 2017. Dovremmo dunque tutti attendere questa relazione e, nel frattempo, dare una possibilità a schemi nutrizionali che possono aiutare i consumatori ad effettuare scelte consapevoli”.