2015, anno del cambiamento e della speranza

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Il 2015 è iniziato con la speranza che per l’Italia sia l’anno giusto. Certo sarà un anno importante, di grandi cambiamenti, preannunciati dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi con l’attuazione delle riforme che dovranno definire il nuovo assetto politico-amministrativo e sociale del Paese, oltre, aspetto non secondario, la presenza di un nuovo Presidente della Repubblica che di tali cambiamenti dovrà essere il garante. Sarà anche l’anno di grandi eventi, come l’Expo’ che da maggio a ottobre porterà nel nostro Paese decine di milioni di visitatori da tutto il mondo. Ma sarà ancora una volta l’economia la protagonista dei prossimi mesi. L’inflazione pari a zero, con il rischio di una deflazione sempre più vicina e duratura, non promette nulla di buona. La crisi della Grecia e il ribasso del prezzo del petrolio incombono sull’Europa e non solo. In attesa che la BCE di Mario Draghi, da una parte, e la superpotenza tedesca della cancelliera Angela Merkel, dall’altra, trovino punti di incontro, per il momento possiamo consolarci con un cambio dollaro/euro più favorevole rispetto al passato, a vantaggio dell’export delle aziende dei maggiori Paesi europei e, in particolare, di quelle italiane. Tralasciando, in questo contesto, gli aspetti politico-amministrativi, i due elementi che potranno, e dovranno, come dire, “farci sognare” sono, pertanto, una maggiore possibilità di esportazione dei nostri prodotti migliori e la presenza a Milano dell’Expo’. Entrambi possono essere associati al nostro sistema alimentare, in termini sia di eccellenze dei nostri prodotti, sia di quella delle macchine e degli impianti necessari per produrli. Per quanto attiene all’esportazione, peraltro mai venuta meno anche nei periodi più difficili per l’economia dei mercati internazionali, già si intravvedono segnali positivi, in particolare, verso i Paesi dell’area dollaro, ma non solo. Per verificare gli effetti dell’Expo’ è necessario attendere ancora qualche mese per capire quali potranno essere i benefici per le nostre Aziende e per il Paese, non solo nel contingente, legato soprattutto all’afflusso di visitatori, ma in prospettiva. Ed è proprio in prospettiva che l’Italia si gioca buona parte del rilancio economico e di immagine di cui ha bisogno per recuperare quella credibilità che molte delle nostre imprese produttive hanno saputo guadagnarsi sui mercati internazionali, ma che, invece, non abbiamo più come Paese. Ciò sta penalizzando molte piccole aziende disseminate nell’intero territorio nazionale che, da sole, non hanno la possibilità di penetrare gli stessi mercati. Serve, in questo momento, un colpo di reni che consenta all’Italia di fare sistema e di presentarsi al mondo unita e compatta, pronta a cogliere tutte le occasioni che l’esposizione universale saprà offrire. L’impegno che da subito le diverse componenti del sistema nazionale, da quelle politiche a quelle dell’imprenditoria, devono mettere in campo deve essere globale, la grande industria e il piccolo artigiano devono marciare affiancati e la politica deve fornire il giusto supporto, in ogni circostanza e per ogni iniziativa. Perché, come ricorda un saggio proverbio africano: da soli si va più veloci, ma assieme si va più lontano. Immaginare un cammino assieme, almeno in questa circostanza irripetibile, potrebbe sembrare utopistico, ma è essenziale, anche perché senza trasformare l’utopia in realtà non c’è futuro per intere generazioni del nostro Paese.