Sesto Pomponio, insigne giurista romano dell’età classica, attribuiva all’esperto in diritto il compito di trarre, ogni giorno, dalla propria scienza gli strumenti per progredire. Ogni parola di una legge o norma applicabile al settore alimentare sottintende concetti, idee, azioni e reazioni che portano un’azienda a costruire il proprio futuro.
Ogni azienda alimentare che voglia essere davvero competitiva non può fare a meno di tre figure chiave: un bravo tecnologo, un buon commercialista ed un valido legale. Le ragioni per avvalersi delle prime due competenze sono più che scontate: ci vuole un professionista abile nello sviluppare, industrializzare e controllare i prodotti ed è necessario avere qualcuno che si occupi di conti, bilanci ed adempimenti fiscali. Il motivo per “arruolare” un esperto avvocato diventa chiaro quando si cominci a riflettere sul suo possibile contributo in materia di contratti, acquisizioni di rami d’ azienda, tutela di marchi e copyright, conformità di prodotti ed etichette, gestione di contenziosi con clienti o fornitori, ricorsi in caso di contestazioni da parte di enti preposti, attacchi mediatici a mezzo stampa o web. In queste circostanze, il non aver selezionato per tempo uno studio legale di fiducia, può rivelarsi fatale. Se è facilissimo “mettersi nei guai” per aver ignorato una norma, è invece complicato uscirne; quando il problema è sulla scrivania dell’amministratore delegato o peggio è pubblicato e commentato su un seguitissimo social network è troppo tardi. Non resta che valutare quanto si sarà costretti a sborsare per azioni correttive urgenti, patteggiamenti e, nei casi peggiori, processi. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Daniele Pisanello, specialista in diritto alimentare, titolare dello studio legale LEX ALIMENTARIA con sedi a Bologna, Lecce, Pisa e Torino, membro del Board del FIHRI (Food Ingredient and Health Research Institute), collaboratore d’ istituzioni universitarie nazionali ed internazionali, organi di controllo, editoria specializzata.
Una specializzazione inconsueta
Perché ha scelto il corso di studi in giurisprudenza?
Ho seguito il consiglio di mio padre, segretario comunale, che, appassionato del mondo del diritto, vedeva in me una mente giuridica. Mi iscrissi a Pisa dove mi laureai nel 2001.
Aveva già ipotizzato di dedicarsi al settore alimentare?
Sinceramente no, anche se le cose non accadono mai per caso. Alla fine degli anni ’90, durante un periodo di studio in Francia, ebbi modo di approfondire i meccanismi dell’integrazione comunitaria e del commercio internazionale. Notai che alcuni passaggi nodali della costruzione europea in tema di libera circolazione delle merci, mi riferisco in primis alle sentenze Dassonville e Cassis de Dijon, coinvolgevano prodotti agricoli ed alimentari. Lo stesso dicasi per diverse altre sentenze sul principio di precauzione o sulle denominazioni di origine. La miccia fu invece fortuita. Nel 2002, tornai a Pisa per un corso di specializzazione e su un giornale vidi la pubblicità di un master multidisciplinare organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna, trattava di “Valorizzazione e controllo delle produzioni agro-alimentari di qualità”. Mi iscrissi subito, la “strada” si appalesò, forse rischiosa, ma oltremodo nitida.