Daniele Pisanello, la scienza del giusto e dell’ingiusto

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Come siete organizzati?
Abbiamo quattro sedi e quattro macro-aree d’intervento: difese delle imprese alimentari nei contenziosi penali, civili o amministrativi; consulenze stragiudiziali in materia di compliance relativamente alla disciplina giuridica e tecnica italiana ed Europea su food safety, consumer information e fair trade practices; market access, vale a dire l’insieme dei servizi necessari all’impresa alimentare che intenda inserirsi in un mercato estero (UE o extra UE) per essere garantita circa la conformità di prodotto ed etichetta ed ultima, ma non meno importante, un’intensa attività di training presso aziende ed istituzioni. Da alcuni mesi il Consiglio dell’ordine nazionale dei tecnologici alimentari ha riconosciuto LEX ALIMENTARIA come Agenzia formativa ai fini della formazione continua ai sensi del Regolamento per la Formazione professionale continua pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n°24 del 31/12/2013.

Supermarket

Quali sono i servizi più richiesti?
Controllo di conformità alla disciplina igienico-sanitaria; gestione dei requisiti di sicurezza alimentare; etichettatura e comunicazione del prodotto alimentare; product&label compliance; libera circolazione; integratori, novel food, alimenti speciali; indicazioni geografiche (DOP – IGP e marchi collettivi); reati alimentari; pratiche commerciali sleali; sanzioni per mancato rispetto della legislazione; contratti e responsabilità civile; responsabilità per danno da prodotto difettoso; bandi pubblici. Negli ultimi mesi sono aumentate le richieste relative alla conformità di etichette e campagne di marketing, il market access ed i rapporti con le autorità competenti nazionali (ASL e Ministeri) ed europee (Servizi della Commissione europea). L’incremento di quest’ultimo aspetto indica che il Regolamento n. 178/2002/CE ed il pacchetto igiene (art. 54 del Regolamento n. 882/2004/CE) stanno finalmente entrando nel vissuto quotidiano della regolazione del mercato. Il taglio prettamente “artigianale” che ci contraddistingue sembra essere il motivo che induce aziende anche di dimensioni transazionali ad affidarsi a noi quando hanno bisogno di servizi su misura.

Che argomenti trattate nei vostri corsi?
Ci rivolgiamo a operatori del settore alimentare ed a figure professionali che operano a stretto contatto con l’impresa alimentare. Vorremmo potenziare la loro capacità di gestire i profili legali sottesi alla compliance del processo e del prodotto. Abbiamo inaugurato questa nuova iniziativa lo scorso giugno con un seminario di approfondimento su alcuni temi scelti del Regolamento n. 1169/2011/UE (allergeni, OSARI e trattamento sanzionatorio) che ha riscontrato un buon interesse ed un ottimo apprezzamento. In autunno abbiamo previsto un seminario tecnico sulla Gestione della diossina da parte dell’operatore del settore alimentare e stiamo lavorando all’offerta per il 2016 che riguarderà prevalentemente le sedi di Bologna e Napoli. Abbiamo individuato i seguenti argomenti: il ruolo della polizia giudiziaria e del consulente tecnico; la delega di funzioni nell’industria alimentare; la responsabilità amministrativa degli enti dipendente da “reato agro-alimentare”; origine e provenienza degli alimenti e dei prodotti agro-alimentari sul mercato italiano e europeo; food import e food export; materiali e oggetti a contatto gli alimenti; focus sul procedimento sanzionatorio amministrativo in materia alimentare. Tutte le informazioni saranno disponibili sul sito (www.lexalimentaria.eu) nella sezione “formazione” o iscrivendosi alla newsletter dello studio (www.lexalimentaria.eu/diritto-alimentare-newsletter-lex-alimentaria).

Come scegliere lo studio legale
E’ meglio affidarsi un grande studio legale in grado di seguire un’azienda a 360 gradi o ad uno studio molto specializzato in problematiche food e food-packaging?
Ci sono ampi margini per studi legali che offrano servizi specialistici. L’aggettivo “grande” non implica, di per sé, “alta qualità”. A mio modesto parere, la qualità del servizio legale in questa materia in continuo divenire e saldamente interconnessa con altri ambiti normativi, è nella cura del dettaglio, nel rispetto delle richieste del committente e nella trasparenza. Da un legale, le aziende vorrebbero una risposta inconfutabile anche a quesiti che, specie in ambito europeo, mantengono comunque un certo grado di incertezza. In queste circostanze, il valore aggiunto del servizio si stima dalla qualità della ricerca svolta, dalle argomentazioni, dalla gestione di tutti i profili giuridici direttamente o indirettamente rilevanti. Tutto ciò perché il diritto alimentare non è solo la normativa che ha per oggetto gli alimenti.
Che domande deve porre un’azienda per capire se si sta affidando allo studio giusto?
La stima della qualità del servizio offerto dipende da numerosi fattori, dalla consapevolezza e dai desiderata del committente. La vera differenza sta nel modus operandi, nella cura del dettaglio, nella estensione e profondità dell’analisi proposta e nella correttezza della logica giuridica impiegata.

In quali casi si media? Quali invece arrivano in giudizio?
In ambito civile, la transazione è sempre uno strumento da privilegiare, ma talvolta sussistono anche profili psicologici e questioni di principio che spingono verso un contenzioso. La mediazione evita il rischio, comunque insito in ogni giudizio e, in date circostanze, può avere un impatto economico minore per l’impresa.

421277Economically motivated adulterations
Prevalgono le frodi volontarie o le non conformità si devono soprattutto a superficialità ed ignoranza della legge?
Difficile dirlo. Mi pare che persista un’ampia quota di “superficialità”. Aspetti fondamentali della normativa sono ancora poco noti non solo agli operatori del settore, ma talvolta anche ai loro consulenti; mi riferisco, ad esempio, al ruolo centrale che un manuale di autocontrollo igienico, ben calibrato sotto il profilo tecnico e legale, può avere in caso di contestazioni. Succede ancora di incappare in manuali copia – incolla che poco hanno a vedere con la realtà che dovrebbero descrivere. Le frodi “volontarie” sono un fenomeno al contempo antico e nuovo. Antico in quanto sempre esistite (le tavolette di Hammurabi servivano anche a questo…); nuovo perché con il recente caso della “carne di cavallo” si è posto il tema di come contrastare strutturalmente il fenomeno delle EMAs (Economically motivated adulterations), incorporando, nell’organizzazione del controllo ufficiale ed in sede di adozione di nuove norme, degli elementi di (fraud) – risk assessement adeguati. E’ una prospettiva affascinante che, per quel che concerne l’ordinamento giuridico nazionale, vede nella responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato (D. Lgs. n. 231/2001 come modificato nel 2009) uno schema giuridico significativo. Tale Decreto si applica infatti anche alle frodi in commercio in generale e alle contraffazioni di DOP ed IGP. E’ un tema “caldo” che caratterizza alcuni procedimenti e processi in corso presso diverse procure, mi riferisco per esempio al “caso Valpesana”, per citare il più noto e interessante sul piano sostanziale e processuale. Negli anni a venire il fenomeno EMAs richiederà molta attenzione e sforzi di miglioramento.

Di grande rilevanza in questo periodo sono export e certificazioni a sfondo religioso (halal, kosher) o etico – salutistico (vegetariano, vegano, km zero); un parere legale in tal senso può essere utile o è sufficiente affidarsi ad un valido consulente tecnico?
Un parere legale potrebbe aiutare a valutare quali rischi giuridici possano derivare dall’insieme dell’operazione sul piano dell’informazione leale, del controllo della supply chain, di contestazioni amministrative o penali. Un tale approccio consentirebbe al cliente di avere consapevolezza e controllo dell’insieme dell’operazione.

Cosa altro dovremmo sapere in materia di legislazione alimentare nazionale e internazionale?
Come ottenere un adeguato aggiornamento e migliorare la comprensione del fenomeno giuridico “diritto alimentare”.