Industria alimentare, il punto della situazione sul risparmio energetico

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Marco Golinelli, presidente di Italcogen

Marco Golinelli, presidente di Italcogen ci spiega quanto è diffusa la tecnologia cogenerativa nell’industria alimentare italiana.

In Italia, la diffusione della Cogenerazione ad Alto Rendimento (quella che “garantisce un significativo risparmio di energia primaria rispetto agli impianti separati”) è stata trainata soprattutto dal settore industriale.

Secondo i dati del rapporto elaborato dal GSE (il Gestore dei Servizi Energetici) e intitolato “Valutazione del potenziale nazionale di applicazione della cogenerazione ad alto rendimento e del teleriscaldamento efficiente”, il 70% dell’intero parco nazionale di impianti di cogenerazione alla fine del 2013 era rappresentato da installazioni presso le industrie.

Si tratta di impianti in grado di generare una potenza elettrica fino a 8,77 GW per una produzione combinata di energia che copre circa il 10% dei consumi elettrici e termici dell’intero comparto industriale (23,2 TWht termici e 18,3 Twe elettrici).

Il rapporto del GSE offre anche una stima del potenziale esistente per un’ulteriore sviluppo della cogenerazione nei diversi settori (calcolato come “quantità massima teorica di energia termica ed elettrica da cogenerazione tecnicamente realizzabile nei sottosettori che si ritiene si prestino ad essere alimentati mediante un cogeneratore”).

Per il settore industriale questo potenziale è stimato in 8,6 TWht nel caso del termico e in 6,3 TWhe per l’elettrico. Per soddisfare questa produzione teorica è richiesta l’installazione di impianti con capacità rispettivamente di 2 GWt e 0,9 Gwe. Non tutti i comparti, avverte il report, presentano però le medesime possibilità di espansione.

I settori industriali più energivori (raffinerie, siderurgia, cartiere, ecc), nel tentativo di ridurre i propri costi energetici, hanno già effettuato notevoli investimenti in cogenerazione negli ultimi anni e sembrano ora aver espresso gran parte del loro potenziale tecnico.

Altri comparti, invece, possiedono ancora ampi margini di miglioramento. Tra questi vi è il settore alimentare che potrebbe produrre energia aggiuntiva per oltre 2 TWht di energia termica e 1,8 Twe di elettricità con una potenza incrementale installabile pari rispettivamente a 580 MWt e 525 Mwe. Capire, però, quando val la pena affidarsi alla produzione combinata non è semplice e richiede valutazioni specifiche e puntuali. Marco Golinelli, presidente di Italcogen, (“Associazione dei costruttori e distributori di impianti di cogenerazione”) ci spiega come dovrebbe muoversi un’impresa che intenda ricorrere alla cogenerazione.

Presidente Golinelli, quanto è diffusa la cogenerazione in Italia? In tema di cogenerazione, l’Italia può essere considerata un Paese essenzialmente virtuoso benché esistano margini per una ulteriore diffusione. Da questo punto di vista, il rapporto del GSE offre un quadro piuttosto completo e spiega che, nel nostro Paese, sono presenti impianti di cogenerazione per una potenza complessiva di 13 GW.

Sebbene l’ambito industriale copra già la frazione più ampia delle installazioni (46%), riteniamo ci sia ancora un buon margine di crescita per l’industria e, in parte, per il settore residenziale mentre stimiamo possibilità più limitate per il settore “oil&gas”.

Quali fattori ostacolano maggiormente la diffusione della cogenerazione? Ci sono una serie di fattori che convergono nel rallentare la diffusione della cogenerazione, ad esempio il fatto che le aziende, in questa fase economica, tendono a trascurare le attività che non costituiscono il loro core business. Ma l’elemento più critico in questo momento è, con tutta probabilità, l’incertezza del quadro normativo.

Un esempio recente è quello dei certificati bianchi la cui revisione è rimasta per troppo tempo in sospeso lasciando molti potenziali investitori in una situazione indeterminata e impedendo loro di agire con dati certi. In questo clima diventa più difficile per un’azienda avere un quadro economico chiaro e capire se e quanto possa essere vantaggioso investire in cogenerazione.

Ritiene che il potenziale del settore alimentare potrebbe essere più alto?Sicuramente il “Food & beverage” è un ambito nel quale la cogenerazione può essere applicata con successo: vi sono esempi interessanti nei settori delle merendine e delle bevande. Sarebbe però fuori luogo esprimere una stima sul potenziale complessivo del settore perché le valutazioni sugli eventuali vantaggi derivanti dall’introduzione di un impianto cogenerativo debbono essere svolte caso per caso e non avrebbe senso applicarle ad un intero comparto industriale.

In base a quali parametri un’impresa dovrebbe scegliere se ricorrere o meno alla cogenerazione? Dipende da diversi fattori, in primis dal contenuto energetico del prodotto, dal tipo di processo che porta alla realizzazione di questo prodotto e dal grado di partecipazione dei vettori termici alla processo produttivo. La convenienza nell’impiegare la cogenerazione in un processo industriale nasce dalla possibilità di soddisfare in modo più o meno completo l’esigenza di energia termica e il sottoprodotto risultante da questo sistema è la componente elettrica. Un impianto che non abbia un significativo consumo termico probabilmente non ha necessità di ricorrere alla tecnologia cogenerativa.

Analogamente, se il fabbisogno di energia termica è eccessivamente prevalente rispetto alle necessità elettriche, l’applicazione della cogenerazione potrebbe non essere la soluzione ottimale perché l’elettricità ottenuta come sottoprodotto del processo potrebbe non trovare valido impiego, considerando anche che la sua remunerazione in caso di reintroduzione in rete non è elevatissima. Nel caso opposto, invece, con una componente elettrica elevata e un fabbisogno termico limitato, ma non minimale, si potrebbe valutarne l’applicazione prendendo in considerazione anche i recuperi termici.

Sicuramente la condizione ottimale è quella nella quale abbiamo una elevata richiesta di energia termica ed un consumo elettrico significativo ma queste pre-condizioni, naturalmente, non sono presenti in tutta l’industria alimentare e, quindi, si impone la necessità di valutare singolarmente le diverse situazioni. Come diciamo sempre, la cogenerazione è per tanti ma non per tutti.

Anche perché richiede investimenti significativi… Non solo: l’integrazione dei sistemi cogenerativi nel complesso produttivo di un’azienda ha un impatto importante anche sugli impianti e sulla filiera di processo. Non si tratta di interventi che possono restare ai margini dei processi produttivi proprio perché, per avere un senso, devono coinvolgere il core business dell’impresa.

In questo contesto quale percorso consiglierebbe ad una impresa che voglia impiegare questa tecnologia? L’elemento essenziale da questo punto di vista è la serietà di chi offre la consulenza e valuta l’opportunità di ricorrere alla cogenerazione. Proprio perché non è possibile stabilire a priori le soluzioni ottimali per ogni realtà produttiva, è necessario svolgere un’accurata analisi dei processi coinvolti e delle specifiche condizioni. Diventa quindi fondamentale individuare un consulente esperto e coscienzioso.

Italcogen, come altre associazioni di categoria (e anche le Energy Service Company), può essere d’aiuto in questa fase offrendo una piattaforma per l’incontro di domanda e offerta e segnalando le realtà più affidabili a cui rivolgersi. Riteniamo che questa scelta sia estremamente importante e delicata e per questo offriamo completa assistenza alle imprese la richiedono.

Quali margini di miglioramento possiamo aspettarci in futuro per queste tecnologie? Si tratta di tecnologie abbastanza consolidate per le quali non sono attese rivoluzioni. Periodicamente vengono introdotte sul mercato alcune novità, come gli impianti alimentati a biomasse, ma non si tratta di soluzioni destinate a stravolgere il settore. Le tecnologie di largo impiego hanno tutte raggiunto una buone maturità sebbene anche queste vengano costantemente sviluppate ed aggiornate.

In particolare esistono tre fattori che sono oggetto di continuo miglioramento: efficienza, affidabilità e impatto ambientale. La difficoltà reale nel comporre un sistema di cogenerazione, comunque, non risiede tanto nell’individuazione della tecnologia più aggiornata ma nella necessità di dover selezionare le soluzioni più adatte alla specifica situazione.

Boiler word cloud

Quando è consigliabile l’utilizzo delle biomasse per la cogenerazione? L’impiego della biomassa ha un evidente valore aggiunto se si tratta di sottoprodotti delle linee produttive (avviene ad esempio nelle aziende agricole) che vengono recuperati a questo scopo. In questo caso si ottengono contemporaneamente una valorizzazione del materiale di scarto, la diminuzione dei suoi costi di gestione e, naturalmente, il risparmio energetico. Se, invece, si tratta di materiale che viene acquistato al solo scopo di alimentare gli impianti, questo valore aggiunto si perde e si entra di fatto in competizione con qualsiasi altro tipo di combustibile. Anche l’esistenza di eventuali incentivi specifici non fornisce un vantaggio decisivo.

Vi sono incentivi o agevolazioni di particolare rilievo riguardanti la cogenerazione? Va innanzitutto chiarito che l’impianto di cogenerazione deve essere installato solo se ha un valore chiaro all’interno della realtà industriale a prescindere dall’esistenza di eventuali agevolazioni.  Questo è un elemento assolutamente fondamentale. La cogenerazione deve offrire prima di tutto vantaggi in termini di efficienza energetica ed ottimizzazione nell’impiego delle risorse.

Esistono comunque alcune agevolazioni di cui ci si può avvalere come i cosiddetti certificati bianchi, alcuni fondi o il ritiro dedicato dell’energia per talune fattispecie di impianto ma, in realtà, la battaglia che la nostra associazione sta portando avanti in questo ambito è soprattutto quella per impedire la penalizzazione di questo settore.

In che senso? Noi crediamo che la cogenerazione debba far parte del mix energetico insieme a eolico e solare (che, peraltro, non possono offrire un’erogazione continua); se non altro perché fornisce un contributo fondamentale in tema di efficienza energetica, che rappresenta un elemento chiave delle politiche dell’Unione Europea e, di conseguenza, di quelle nazionali.

Naturalmente comprendiamo tutte le preoccupazioni riguardanti la distribuzione, la trasformazione, ecc. ma riteniamo anche che la soluzione non possa essere quella di penalizzare il settore della cogenerazione.

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