Paride Banzola, tanta frutta in tasca

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Paride Banzola

Semi, frutta secca, essiccata, disidratata per uno snack sano, di pronto consumo, con pochissime controindicazioni. Una porzione da 30 grammi promette un pieno di fibre e vitamine. Progettarne il packaging è più difficile di quanto sembri

I semi, la frutta secca tal quale o sgusciata, la frutta essiccata o disidratata spezzettata, venduti in confezioni monoprodotto o in mix, sono un’isola felice dell’attuale comparto alimentare. I dati IRI Infoscan Census riferiti ad ottobre 2017 rilevano vendite superiori a 695 milioni di euro in un anno, con una crescita del 7,7% a valore e del 6,4% a volume. Un trend positivo trainato dall’affermarsi di nuove occasioni di consumo (in primis l’utilizzo come “spezzafame”), dall’interesse dimostrato da alcune nuove categorie di consumatori (giovani e salutisti), nonché dalla notevole diversificazione dell’offerta rispetto ad alcuni anni fa. Ne abbiamo parlato con Paride Banzola che, dopo una validissima esperienza imprenditoriale nel settore packaging, da tre anni riveste il ruolo di Responsabile sviluppo packaging di Euro Company, una delle più innovative aziende italiane tra quelle attive nel comparto frutta sgusciata e frutta essiccata.

Che tipo di formazione ha avuto? Una formazione learning-by-doing. Sono cresciuto sul “campo”, tra le linee di produzione. A 24 anni, nel 1994, fondai a Faenza, la Plastigraf. Era una Snc che operava nel settore delle finiture e nobilitazione dei materiali stampati, principalmente per l’editoria ed in subordine per l’industria del packaging. Ci occupavamo di laminazione e/o plastificazione di carta e cartone, fustellatura, impressioni a caldo e rilievo. La mia passione per il mondo del confezionamento ed in particolare per il cartoncino teso è nata allora. Mi piaceva l’idea di proteggere un prodotto nel modo ottimale, con il minor spreco possibile di materiale. Ogni nuovo progetto era una sfida. A distanza di anni, il mio entusiasmo si è tutt’altro che affievolito.

Come è proseguita la sua carriera? Dieci anni più tardi Plastigraf era un’azienda ben inserita nel tessuto imprenditoriale romagnolo ed era pronta per un balzo in avanti. Nel 2003, con l’ingresso di nuovi soci, ci trasformammo in Srl ed investimmo per rafforzare l’area packaging; una scelta vincente che si tradusse in diverse commesse in Italia ed all’estero. Le iniziali due linee di produzione, furono affiancate da tre nuove linee dedicate alla sola trasformazione di cartoncino teso e microonda. Ci specializzammo in packaging concentrandoci sui settori alimentare e sementiero. Il nostro know how cresceva di continuo grazie anche alla costante collaborazione con i principali produttori di linee di confezionamento, ubicati anch’essi nella “packaging valley” italiana. Nel 2010 decidemmo di vendere ad un altro importante gruppo del settore stampa. Per evitare discontinuità, durante il passaggio delle consegne, restai in azienda come direttore commerciale per l’area packaging. Ad integrazione avvenuta ho deciso di propormi per una posizione più affine al mio vissuto ed al mio temperamento, vale a dire, trattare gli aspetti tecnici ed organizzativi legati alla produzione: dalla scelta dei macchinari alla confezione finita. Sono quindi entrato in Euro Company, con il ruolo di Responsabile sviluppo packaging.

Lo stabilimento Euro Company

LE ESIGENZE DEL CONSUMATORE

Quando è nata Euro Company? Nel 1979, a Godo di Russi, a 15 km da Ravenna, come sussidiaria di Gran Frutta Zani. Nel 1999 la famiglia divise le due principali unità di business ed Euro Company si focalizzò sulla frutta secca e disidratata, sia pur mantenendo nel DNA il concetto di freschezza. Nel 2006 propose per la prima volta le confezioni monodose a € 0,99, concept oggi adottato da tanti suoi concorrenti “me too”. Nel tempo l’azienda è diventata un Gruppo, occupa ora una superficie di 65mila mq, ha 31 linee di produzione ed è fortemente vocata all’ internazionalizzazione. Ha numerosi clienti stranieri e tra questi alcuni grandi gruppi distributivi. L’head quarter italiano è ora affiancato da EuroCompany99, con sede a Ljubuški in Bosnia-Erzegovina e leader di mercato nei Paesi dell’area balcanica, da Euro Company Brasil, da Fruta Sana Costa Rica situato a La Alegría, Siquirres, Limón, società integrata verticalmente “dal campo alla tavola” e dall’olandese Euro Company B.V. che fornisce il mercato del Centro e Nord Europa.

Quali sono i valori fondanti del gruppo? La filosofia aziendale è basata su alimentazione sana, equilibrata e consapevole; cura di sé in ogni momento della giornata; promozione dell’equilibrio del corpo e dello spirito; cultura e rispetto; movimento; sostenibilità. Per Euro Company sostenibilità significa in primis sostenere l’agricoltura di qualità ed essere attenti alle ripercussioni di ogni scelta imprenditoriale.

Come state concretizzando questi principi? La nostra offerta rispecchia i valori sopra citati, per ottenere questo risultato abbiamo investito molto in impianti, nuove ricette, ampiezza di assortimento, efficacia ed efficienza del packaging. Negli ultimi due anni abbiamo ridotto dell’80% il sale aggiunto ai prodotti, eliminato gli zuccheri aggiunti alla frutta essiccata e laddove è impossibile rinunciare a dolcificare usiamo solo alternative naturali. Impieghiamo i conservanti solo se è strettamente necessario, non usiamo coloranti o additivi. Puntiamo su qualità, freschezza, visibilità del prodotto, diamo informazioni chiare e comprensibili anche per un consumatore di media avvedutezza.

Un particolare dell’interno dello stabilimento

GLI INGREDIENTI, LA TECNOLOGIA E IL PACKAGING

Dove acquistate gli ingredienti? Acquistiamo in tutto il mondo, selezionando le migliori zone d’origine, concentrandoci sui calibri più grandi e le migliori varietà di ogni frutto. La collaborazione con lo stabilimento Fruta Sana Costa Rica, permette ad Euro Company di avere un controllo verticale della produzione di ananas. Anche per le altre materie prime Euro Company sostiene direttamente le aziende agricole e la rete d’imprese italiane che con lei collaborano.

Cosa intende per sostenere? Mettere a loro disposizione le proprie competenze, esperienza, organizzazione. La maggior parte della frutta è essiccata 100% Raw a bassa temperatura, (inferiore a +42°C), con una tecnologia atta a preservare i nutrienti e le caratteristiche organolettiche delle materie prime. Il 95% della produzione è confezionata in sacchetti ricavati da film flessibili.

Imballaggi cellulosici ed imballaggi in plastica sono due mondi così lontani come molti affermano? Si e no. Ho comunque dovuto integrare le mie conoscenze frequentando corsi di formazione, leggendo testi, attingendo dalle esperienze dei fornitori. Pazienza, dedizione, curiosità, spirito di osservazione hanno fatto il resto. Sono dei prerequisiti per chiunque lavori nel packaging. Un fattore altrettanto importante è la capacità di creare un buon rapporto con fornitori di materiali, fornitori di macchine per il confezionamento e con i nostri operatori di linea.

Come selezionate i vostri fornitori di packaging? La selezione è molto severa. Il prezzo è importante ma ci sono altri aspetti altrettanto fondamentali. Lavoriamo solo con aziende solide e flessibili quanto noi. La quota private label incide molto sulla nostra produzione. I committenti si aspettano tempi di consegna certi, velocità di risposta e precisione. I nostri fornitori devono essere in grado di rispettare questi ritmi. Per contro, li consideriamo partner con i quali costruire i progetti, crediamo in un lavoro di squadra impostato su confronti e scambi di idee volti a mettere in risalto le criticità e a risolverle con soluzioni all’avanguardia.

LO SVILUPPO DEI NUOVI IMBALLAGGI

Come sviluppate i nuovi imballaggi? Partiamo dalle esigenze di tutela del prodotto, l’Ufficio qualità acquisisce campionature e la documentazione tecnica relativa agli ingredienti. Il laboratorio interno esegue i pertinenti test organolettici e sensoriali e, se è il caso, affida a laboratori esterni le analisi più complesse. Se i risultati dei controlli sono coerenti con le schede tecniche, l’Ufficio qualità sviluppa i testi delle etichette e le tabelle nutrizionali tenendo conto del Paese di destinazione della merce. Si produce una campionatura del prodotto finito e si definiscono le caratteristiche del packaging, le palettizzazioni e dati logistici relativi al prodotto finito.

Contemporaneamente si acquisiscono le documentazioni e le certificazioni tecniche e le dichiarazioni di idoneità dell’imballo al contatto con gli alimenti. L’Ufficio marketing e la Direzione commerciale elaborano la grafica del pack e i timing di lancio del prodotto. Tutto è codificato in ottemperanza ai protocolli di tracciabilità e movimentazione interna delle merci e del magazzino.

Cosa accade dopo l’iter di approvazione delle grafiche? Si procede con gli ordini. Gli ingredienti ed i materiali in arrivo sono controllati dal laboratorio interno. Per gli imballi verifichiamo la documentazione relativa ai test di migrazione del lotto in entrata e delle scorte che il fornitore deve sempre avere in magazzino per coprire le eventuali urgenze.

Che tipo di packaging utilizzate? Per i sacchetti e le bustine usiamo polipropilene o PE/EVOH, per le vaschette usiamo PET. Sono quasi sempre materiali in duplice o triplice strato, stampati a sandwich. Se la conservazione del prodotto richiede un confezionamento in atmosfera modificata utilizziamo film ad alta barriera all’ossigeno e al vapor d’acqua.

Lavorando con materie prime a basso contenuto di acqua libera, quasi tutti i nostri imballaggi primari hanno uno strato in EVOH. Gli imballaggi secondari sono in prevalenza cartoni espositore, da collocare direttamente sugli scaffali del reparto ortofrutta della grande distribuzione. La maggior parte delle confezioni è trasparente, perché il consumatore desidera vedere il prodotto, constatarne qualità, freschezza, stato di conservazione.

Fate spesso dei mix, quale l’ingrediente più difficile da conservare? La frutta disidratata, perché oltre ad essere sensibile all’umidità è anche fotosensibile. Per questi prodotti, opportunità commerciali e percezione del consumatore permettendo, cerchiamo di usare film alluminati e coprenti.

LE PRIVATE LABEL

Come gestite le private label? E’ una gestione molto articolata. Il processo decisionale coinvolge numerose funzioni interne ed estere ad Euro Company. Per garantire il buon esito di progetti molto complessi che riguardano intere linee di prodotti, ci sono rigidi passaggi chiave. Acquisito l’ordine, l’ufficio commerciale passa le prime informazioni al settore che dirigo. Realizziamo i campioni da consegnare al cliente per una prima valutazione, si definiscono gli imballaggi secondari e viene prodotta la scheda logistica.

Il nostro Ufficio qualità predispone i testi legali ed il tutto è passato al cliente per le approvazioni e alla agenzia incaricata di predisporre la grafica. Le bozze subiscono una verifica tecnica inerente a dimensioni delle fustelle e aree di stampa ed una verifica di conformità delle diciture. Chiuso il progetto grafico trasmettiamo gli esecutivi al fornitore, che deve inviarci bozze di stampa, selezione colore e una prova colore su materiale definitivo. Il progetto si considera concluso solo dopo l’approvazione di questa documentazione e, per garantire la massima qualità, partecipiamo a tutti gli avviamenti stampa.

Come si innova in Euro Company? L’innovazione è il fiore all’occhiello di Euro Company, è la guida del lavoro quotidiano di ogni ufficio e reparto. Per il mio Ufficio, innovazione significa nuove forme e nuovi materiali, interpretando la visione della Direzione aziendale. Un progetto innovativo da tutti i punti di vista è stato Cicioni, il nostro prodotto fresco da taglio ottenuto dalla fermentazione di mandorle e anacardi. Prende il nome dalla Chef vegano – crudista Daniela Cicioni che ha contribuito, unitamente all’Università di Bologna, a renderne possibile la realizzazione su scala industriale. Il prodotto è inserito in un astuccio ottagonale, che richiama il vissuto delle produzioni lattiero-casearie tradizionali. Per realizzarlo sono stati necessari numerosi prototipi e prove.

La sfida più grande è stata trovare una soluzione per garantire qualità di stampa, visibilità e conservabilità ad un prodotto che doveva resistere alle basse temperature del banco frigo. Abbiamo adottato una vaschetta interna in PET con film pelabile, barriera EVOH e con un trattamento antifog per evitare la formazione di condense. Per l’astuccio abbiamo utilizzato un CKB, materiale in grado di garantire la naturalità del prodotto e di resistere alle basse temperature, grazie alle intrinseche caratteristiche meccaniche del cartone. I riconoscimenti ottenuti da Cicioni al Biofach di Norimberga ed al Sana di Bologna testimoniano che abbiamo lavorato bene.