Diagnosi energetiche, il punto della situazione

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Macchina frigorifera di recente installazione in una Industria alimentare per la produzione di salumi

All’avvicinarsi della scadenza del dicembre 2019 le diagnosi energetiche esigono un esame dei consumi effettuato con criteri confrontabili e affidabili. L’interesse per i consumi frigoriferi, preponderanti in alcune applicazioni. Carenze ed errori tipici delle diagnosi pregresse.

Negli ultimi anni si è andata diffondendo la consapevolezza che l’uso efficiente dell’energia rappresenti un’opportunità per le imprese, e sempre di più tra quelle piccole e medie. Ciò è dovuto alle politiche comunitarie e alle relative ricadute in termini di informazione, obblighi e incentivi; ma altre cause sono semplicemente la diffusione e la condivisione di buone pratiche.

Se diamo per scontate le modalità di effettuazione delle diagnosi energetiche, come ampiamente esaminato in un articolo di Macchine Alimentari (Dicembre 2017), vediamo in questa sede alcuni aspetti che, sulla base della esperienza delle diagnosi effettuate sino ad ora, sono risultati di difficile attuazione.

Consideriamo il fatto che ci stiamo avvicinando ad una importante tornata di effettuazione di Diagnosi, obbligatorie per legge entro Dicembre 2019, conseguenza della disposizione che prevede il rinnovo dopo quattro anni delle diagnosi che erano state effettuate entro Dicembre 2015. Ricordiamo che dal 19 luglio 2016, le diagnosi redatte ai fini dell’art. 8 del D. Lgs. 102/2014 devono essere eseguite da soggetti certificati da organismi accreditati:

  • EGE (Esperti in Gestione dell’Energia, secondo la UNI CEI 11339);
  • ESCo (Energy Service Company, secondo la UNI CEI 11352).

In Italia non esiste ancora una certificazione rilasciata da organismi accreditati per gli Auditor energetici.

Indici di Prestazione energetica

Gli Indici di Prestazioni Energetica (IPE) stabiliscono quali sono i consumi “efficienti”, argomento molto ostico per chi fa le diagnosi. Opinione corrente è che gli indici BREF (“BAT REFerence documents”, dove BAT sta per Best Available Technology le migliori tecnologie presenti sul mercato) ovvero le referenze documentali (riferimenti di letteratura, associazioni di categoria, etc.) non possano essere sempre rappresentativi per la realtà italiana ma siano da ritenersi soltanto indicativi.

Sono invece molto utili i valori ricavati dai dati delle diagnosi energetiche (ad esempio le pubblicazioni ENEA). L’Indice prestazionale aziendale è dato dal rapporto tra i consumi complessivi e la media della specifica destinazione d’uso dell’azienda, ovvero produzione di beni o servizio erogato. Si distinguono due indici: IPE di stabilimento e IPE per ogni vettore energetico.Tali indici sono riferiti alla destinazione d’uso dell’azienda. Nel caso di unità produttive (il mondo industriale manifatturiero ne è l’esempio classico) la destinazione d’uso coincide con la produzione (i beni prodotti).

Ad esempio un impianto frigorifero preponderante all’interno di una azienda alimentare è strettamente correlato al prodotto e ne costituisce un servizio ausiliare indispensabile per la produzione (figura 1). Nel caso delle Aziende di servizi, l’attività svolta non è invece generalmente correlata con i Consumi per refrigerazione o climatizzazione (in questo caso i consumi rientrano nella categoria dei Servizi Generali). La diagnosi energetica individua inoltre, per ogni area funzionale in cui è stata articolata la struttura energetica aziendale:

-indice prestazionale di area (Ipa1) dato dal rapporto tra i consumi di area e la specifica destinazione d’uso dell’area;

– Indice di prestazione di area (Ipa2) dato dal rapporto tra i consumi di area e la destinazione d’uso dell’azienda.

Centrale frigorifera oggetto di diagnosi energetica. Una Diagnosi energetica è una valutazione sistematica di come venga utilizzata l’energia dal punto in cui essa viene acquisita al suo punto di utilizzo finale

Ricordiamo che relativamente alle Attività produttive vanno identificati indici IPE specifici e relativi ai singoli processi/attività (aree funzionali) delle 3 aree principali (Produzione, Ausiliari, Generali). Nel caso della refrigerazione gli IPE per l’energia elettrica sono riferiti alla destinazione d’uso dell’impianto specifico (ad esempio, per la centrale di produzione di freddo, IPE si esprime in kWh/Frigoria prodotta).

In mancanza di tali indici di riferimento disponibili, si può far riferimento ad indici interni all’organizzazione, opportunamente documentati (figura 2). Ma in sede di Diagnosi non basta definire e calcolare gli indicatori energetici relativi al processo in esame. Occorre presentare un confronto critico con gli indicatori di riferimento analizzati.

Individuazione dei possibili interventi

Particolarmente nel caso della refrigerazione, sovente è facile individuare spazi di efficientamento imputabili, nella gran parte, a sovradimensionamenti progettuali o maturati nel corso dei successivi adeguamenti, o alla regolazione della centrale frigorifera.

Spesso gli interventi ipotizzabili a seguito di una diagnosi sono correlabili alla vetustà delle apparecchiature del freddo, quindi alla possibile sostituzione delle macchine o singoli componenti. Per ogni intervento individuato, nel Rapporto di Diagnosi occorre fornire:

  1. a) Descrizione tecnica dettagliata corredata, per quanto possibile e ove applicabile, da documentazione dei possibili fornitori dell’apparecchiatura o del sistema sul quale si intende intervenire.
  2. b) Analisi costi benefici basata sul calcolo del VAN.
  3. c) Piano di misure e verifiche, da implementare in caso di realizzazione, per accertare i risparmi energetici che saranno conseguiti e la bontà della proposta. Per ogni misura deve essere indicato il tipo di strumentazione utilizzata.
  4. d) Eventuale possibilità di accedere ad incentivi statali o locali.

Un caso tipico che riguarda la refrigerazione è lo smantellamento degli impianti originali di uno stabilimento industriale e la sostituiti con altri più recenti. In concomitanza vengono realizzate isole di produzione centralizzata per l’acqua refrigerata, dotate di sistemi di regolazione automatizzata per la messa in funzione e la parzializzazione dei gruppi frigo.

Ciò consente di razionalizzare l’accensione e lo spegnimento dei gruppi frigo, eliminando diseconomie nella produzione e distribuzione dell’acqua refrigerata. Per ogni intervento significativo, si indicano i seguenti parametri, che da diverse “angolature” misurano la bontà dell’investimento economico:

  1. a) Investimento (I)
  2. b) Flusso di cassa
  3. c) Risparmio
  4. d) Tempo di ritorno attualizzato
  5. e) TIR
  6. f) VAN
  7. g) VAN/I

Il criterio di importanza viene misurato secondo il rapporto VAN/I. In altri termini, per ciascuno degli interventi proposti devono essere ben analizzati il costo ed i risparmi attesi annui, ma deve essere anche effettuata una Analisi tecnico-economica che implichi una Analisi del costo del ciclo di vita (LCCA) o il calcolo del VAN (Valore Attuale Netto) o il calcolo del TIR (Tasso di Rendimento Interno) o il calcolo del DPP (Discounted Payback Period).

Possono però essere adottate anche altre metodologie analoghe. Ricordiamoci che ENEA effettua verifiche delle diagnosi energetiche ai sensi del D.lgs.102/2014: si tratta di valutazioni documentali e sopralluoghi in situ.

Mappa di consumo che rende possibile visualizzare in maniera immediata periodi con elevati consumi o comportamenti ciclici degli utilizzatori

Preparare la Diagnosi energetica

I criteri minimi che devono possedere le Diagnosi energetiche di qualità sono indicati nell’Allegato 2 al decreto legislativo 102/2014. Le diagnosi energetiche devono dunque:

  1. a) essere basate su dati operativi relativi al consumo di energia aggiornati, misurati e tracciabili e sui profili di carico;
  2. b) comprendere un esame dettagliato del profilo di consumo energetico di edifici o di gruppi di edifici, di attività o impianti industriali, compreso il trasporto delle merci; attraverso una “Mappa di consumo” è possibile visualizzare in maniera immediata periodi con elevati consumi o comportamenti ciclici degli utilizzatori (vedi figura 3).
  3. c) ove possibile, essere basate sull’analisi del costo del Ciclo di Vita invece che su semplici periodi di ammortamento, per tener conto dei risparmi a lungo termine, dei valori residuali degli investimenti a lungo termine e dei tassi di sconto;
  4. d) essere proporzionate e sufficientemente rappresentative per consentire di tracciare un quadro fedele della prestazione energetica globale e di individuare le opportunità di miglioramento più significative.
Schema della documentazione relativa alle diagnosi effettuate, composta dagli elaborati da caricare sul portale web ENEA dedicato alle Diagnosi Energetiche Obbligatorie

Ai fini del D.Lgs. 102/2014 la documentazione relativa alle diagnosi effettuate sarà composta dai seguenti elaborati, da caricare sul portale web ENEA dedicato alle Diagnosi Energetiche Obbligatorie:

– File di clusterizzazione con la lista dei siti produttivi e loro consumi totali (TEP), siti oggetto di diagnosi;

– File di riepilogo: consumi totali del sito suddivisi per vettore energetico e per area funzionale. Calcolo degli indicatori energetici globali;

– Rapporto di diagnosi: contiene tutte le informazioni raccolte sia in termini qualitativi che quantitativi.

Possiamo fare riferimento allo schema di figura 4.

Si rimanda comunque per l’ufficialità delle informazioni ai documenti prodotti da ENEA o dal MISE (Ministero Sviluppo Economico).

Criticità riscontrate

Ed ecco ora qualche notizia di particolare interesse per chi si accinge ad effettuare una Diagnosi energetica. Riportiamo infatti, in sintesi, le più rilevanti “Non conformità” riscontrate nelle Diagnosi energetiche sino ad oggi esaminate da ENEA:

– Assenza di un file di rapporto di diagnosi adeguato;

– Assenza dei profili di carico dell’energia elettrica o mancanza di giustificazione della loro rappresentatività;

– Non correttezza della destinazione d’uso del sito;

– Mancata individuazione della destinazione d’uso specifica;

– Assenza o non correttezza del modello energetico del sito;

– Non correttamente individuati e calcolati tutti gli IPE necessari;

– Assenza analisi tecnico/economica degli interventi individuati;

Abbiamo già ricordato anche che sono previste verifiche in sito da parte di ENEA, che ha elaborato le linee guida per uniformare la procedura e la modulistica per gli aspetti relativi al sopralluogo di verifica. Si prevedono controlli molto più approfonditi che in passato, con possibile ricorso a sanzioni.

Per ridurre i rischi la diagnosi deve essere fatta bene: il costo non può essere eccessivamente basso e deve comunque essere inserito nel Business Plan unitamente a tutti i costi. In figura 5 vengono riassunti in uno schema a blocchi gli elementi della verifica documentale.

Schema a blocchi della procedura di verifica documentale

Conclusioni

Lo scopo del legislatore è di favorire gli interventi di efficienza energetica, perché non è la diagnosi ma sono le azioni di miglioramento che portano reali benefici. Dai dati rilevati sino ad ora si intuisce che gli interventi in ambito industriale sono potenzialmente molti di più di quanto le aziende hanno dichiarato in sede di Diagnosi (forse li celano temendo di dover essere obbligate ad attuarli forzatamente).

Va però rilevato come i benefici, pur non immediati economicamente, sono molteplici e non soltanto energetici in quanto interessano anche la affidabilità degli impianti e comportano riduzioni degli oneri di manutenzione protratti nel tempo.