Il bromoformio derivante da alghe usate negli integratori alimentari per bovini può passare negli alimenti e diventare pericoloso per la salute?

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Premesso che le modalità di calcolo dei contributori alle emissioni variano, così come le percentuali calcolate nei diversi Paesi, la filiera alimentare sembra contribuire per il 31% alle emissioni di gas serra, mentre carne e latticini vi contribuiscono per il 18%. Il metano (CH4), il protossido di azoto (NO2) e la anidride carbonica (CO2) sono le emissioni maggiormente associate alla zootecnia.

Il metano deriva dalla fermentazione enterica e dalla gestione del letame. Il protossido di azoto deriva da suoli e letame. Istituti di ricerca e industria hanno sviluppato integratori alimentari per bovini da carne e da latte. Tali integratori sarebbero in grado di ridurre le loro emissioni di metano. Il loro ingrediente funzionale è il bromoformio ricavato da due varietà di alghe marine: Asparagopsis taxiformis e Asparagopsis armata.

Negli studi in vivo, grazie al loro utilizzo la produzione di metano diminuisce dell’80%, negli studi in vitro diminuisce del 99%. Il bromoformio è un derivato alogenato del metano ottenuto dalla sostituzione dei tre atomi di idrogeno della molecola CH4 con altrettanti atomi di bromo. Durante la metanogenesi, il bromoformio inibisce l’attività della metiltransferasi dipendente dalla vitamina B12.

La somiglianza chimica del bromoformio con il cloroformio, noto cancerogeno, ha determinato dubbi sulla sua sicurezza e spinto le Autorità dei diversi Paesi a cercare di rispondere alle due seguenti domande: attraverso questa via il bromoformio può passare nella catena alimentare? Potrebbe esserci un rischio di cancerogenicità consumando latte o carne derivati da bovini alimentati con questi integratori? Ad oggi su questo ultimo tema sono stati pubblicati cinque studi.

I primi due non hanno rilevato bromoformio nella carne nonostante l’elevata somministrazione di integratori agli animali. Due studi hanno rilevato concentrazioni simili nel latte degli animali di controllo e nel latte degli animali nutriti con gli integratori. Il quinto studio ha riscontrato il passaggio di bromoformio nel latte. E’ accertato che, se ingerito, il bromofornio si deposita in fegato, reni, cervello, polmoni e sistema digerente. E’ soggetto ad una rapida degradazione nel fegato e ad una altrettanto rapida escrezione attraverso urina e polmoni.

In merito alla sua pericolosità, le Autorità competenti dei diversi Paesi non concordano. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha inserito il bromoformio nel Gruppo 3 giudicandolo una sostanza priva di potenziale cancerogenicità per l’uomo. L’OMS indica un limite massimo di 100 µg/L di bromoformio presente come sottoprodotto di disinfezione nell’acqua potabile ed una dose giornaliera tollerabile di 17,9 µg/kg di peso corporeo.

Questo secondo valore è basato sull’assenza di lesioni istopatologiche nel fegato di ratti che hanno assunto bromoformio per 90 giorni utilizzando un fattore di incertezza pari a 1000 (100 a titolo di variazione intraspecie e interspecie e 10 per la possibile cancerogenicità e breve durata dell’esposizione). Le linee guida australiane per l’acqua potabile stabiliscono una concentrazione massima di 250 µg/L per i trialometani totali, senza indicare un limite specifico per il bromoformio. L’idea di considerarli come un’unica categoria deriva dalla constatazione che questi composti sono metabolizzati in modo simile nel corpo umano.

US EPA lo considera una sostanza potenzialmente cancerogena, lo ha inserito nella categoria B2 e ha definito un limite di esposizione orale di 20 µg/kg-giorno prendendo a riferimento possibili lesioni epatiche. All’inizio del 2021, è stata istituita la Safe Seaweed Coalition, organizzazione internazionale che si occupa di sicurezza dei consumatori in relazione all’utilizzo delle alghe. La sua due diligence prevede un monitoraggio continuo se l’uso degli integratori a base di alghe è prolungato come avviene per il settore lattiero – caseario.