Silvia Tovo, innovazione per un riso migliore

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Silvia Tovo.

Fondare una nuova realtà prendendo spunto dalla azienda agricola di famiglia significa avere radici solide, capacità di prendere decisioni coraggiose, flessibilità per attuare strategie innovative.

Molte delle eccellenze alimentari del Made in Italy hanno un tratto comune: sono prodotte da aziende familiari gestite con criteri e valori acquisiti con il susseguirsi delle generazioni. Sono imprese caratterizzate da un forte coinvolgimento economico ed affettivo, nonché beni da salvaguardare perché eredità per i discendenti. E’ così anche per Meracinque, che si autodefinisce “storia di cibo, di una famiglia e della sua terra. 5 donne con un unico desiderio: dare vita al miglior Carnaroli mai fatto”. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Silvia Tovo, cofondatrice e direttrice commerciale del marchio.

Qual formazione ha avuto?

Dieci anni fa mi sono Laureata in Scienze dell’economia e della gestione aziendale, presso l’Università degli Studi di Verona. Ho poi conseguito il master of Science in Agricultural and Food Economics presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Cremona. Sono nata e cresciuta con la passione per la campagna e per il settore agroalimentare. L’ho ereditata da mio padre che da oltre 40 anni guida la Società Agricola Borgo Libero a Roncoferraro in provincia di Mantova.

IL PRIMO LAVORO

Come ha esordito nel mondo del lavoro?

Ho iniziato da studentessa. Conoscevo bene inglese e francese, ero ben organizzata, mi piaceva incontrare persone nuove, ascoltare tante storie imprenditoriali diverse, ho quindi deciso di mettermi alla prova nel settore commerciale. Vivevo a Villafranca di Verona ed ho avuto il mio primo incarico come assistente al direttore vendite della Associazione Gruppo Matura specializzata in consulenza enologica e agronomica alle aziende vitivinicole, valorizzazione di vitigni minori, formazione professionale, organizzazione di eventi a tema vino, sviluppo di contatti tra operatori del settore. Il Gruppo è presente nelle principali regioni vitivinicole italiane, in alcuni Paesi europei, in Nord e Sud America, Australia e Sud Africa. Supportavo le aziende che volevano aprirsi ai mercati esteri.

Ha poi collaborato, e collabora tuttora, con la Cooperativa Zootecnica Scaligera

La Cooperativa raggruppa gli allevatori di carne bovina ed in particolare è prima in Italia per la produzione di scottona limousine. Centralizza l’approvvigionamento e la vendita di bovini maturi, raggruppa l’offerta del prodotto finito destinato alla grande distribuzione ed ai negozi al dettaglio. Lavoro per loro dal 2013. Supporto il gruppo commerciale, sviluppo nuovi contatti e mi interfaccio con i clienti abituali. Mi occupo anche di ricevimento ordini e di coordinamento logistico, monitoro i volumi dei clienti, definisco i prezzi e organizzo attività di co-marketing.

Ha avuto un’esperienza come export manager in Nestlé ed alcuni mesi dopo è passata a Global MIREX con lo stesso ruolo. Quali erano i suoi principali compiti?

In Nestlé affiancavo il brand manager nelle attività di export, collaboravo allo sviluppo di packaging per i mercati esteri, alla ricerca e gestione dei nuovi clienti, svolgevo analisi di mercato. Global Mirex si occupa di consulenza a distributori stranieri alla ricerca di brand italiani e ad aziende italiane che desiderano ampliare le loro quote di export. Est Europa, Medio Oriente, Oceania. Ha per esempio collaborato con Froneri International Ltd per la diffusione del marchio Antica Gelateria del Corso in Romania.

Quali sono i prodotti alimentari italiani più richiesti?

Pasta, riso, pomodoro, olio, caffè. Il Made in Italy ha sempre un grandissimo appeal. La difficoltà nasce dalla multi-sfaccettatura del concetto di qualità, ne consegue che diverse popolazioni, in situazioni di consumo differenti, possono avere opinioni discordanti sulla qualità dello stesso prodotto. All’estero la cultura del buon cibo non è spiccata come da noi e trasferire questo valore richiede una efficace e minuziosa formazione dei clienti. E’ importante saper parlare loro in un modo nuovo, con un linguaggio lontano dal tradizionale gergo commerciale, nonché insegnare come eccellere nell’uso del prodotto acquistato.

UN MARCHIO PER L’ AZIENDA DI FAMIGLIA

Con le sue quattro sorelle è confondatrice di Meracinque, marchio che rappresenta la vostra produzione di riso Carnaroli Classico.

E’ corretto. Siamo cinque sorelle. Crescendo ciascuna di noi ha seguito le proprie attitudini, senza perdere di vista la “stella polare” che ci accomuna: la famiglia. E’ il luogo dove ci siamo formate e dove abbiamo imparato a relazionarci tra noi e con gli altri. Nostro padre è alla guida di una azienda agricola che abbina allevamento di bovini e coltivazione di riso Carnaroli, mais, soia.

Nessuna di noi ha vissuto la continuità aziendale come un obbligo, ma ora la vediamo come un’eccellente opportunità. Eravamo attratte dall’idea di lavorare insieme. Abbiamo deciso di farlo partendo dalla più grande passione di nostro padre: il riso Carnaroli Classico. Nel 2017 abbiamo registrato il brand Meracinque e sotto l’occhio vigile dei nostri genitori abbiamo cominciato ad occuparci delle modalità di coltivazione e lavorazione del riso adottando una strategia dove sostenibilità e innovazione non sono antitetiche ma si alimentano reciprocamente.

Cosa significa Meracinque?

Cinque perché siamo cinque sorelle, Mera è invece il nomignolo con il quale nostro padre ci chiamava da piccole e che è rimasto nel tempo.

Come vi siete divise i compiti?

Margherita è laureata in giurisprudenza, Benedetta in economia. Entrambe hanno lavorato in diverse realtà all’estero: Parigi, Londra e Berlino. Anna ha una laurea in economia e Maria Vittoria si laureerà a breve nella stessa materia. Nonostante queste basi culturali comuni ognuna ha doti e predisposizioni differenti. Margherita è responsabile marketing, Benedetta si occupa di operations e sviluppo prodotti, io della parte commerciale, Anna è la commercialista di casa e Maria Vittoria è il nostro jolly!

Lavorare fianco a fianco è facile o difficile?

Ciascuna di noi avrebbe potuto continuare per la propria strada ma abbiamo deciso di tornare a crescere ogni giorno insieme, per aiutarci nei momenti di difficoltà e per gioire per i risultati raggiunti. Siamo convinte che il lavoro di squadra ripaghi sempre: in famiglia, in azienda e presso i clienti. Se nascono problemi o incomprensioni cerchiamo di capire cosa è accaduto, valutiamo le eventuali mancanze, aggiustiamo il tiro e riprendiamo il lavoro più forti di prima.

Quale è il vostro segreto?

Avere una visione comune che si traduce in scelte condivise, proiettate allo sviluppo aziendale. Non deroghiamo mai dagli standard qualitativi che ci siamo imposte. Controlliamo tutto, dal campo alla tavola e lavoriamo sapendo che per ottenere un grande riso occorrono progettualità, tempo e passione. Abbiamo quindi delineato un percorso ed individuato obbiettivi a breve, medio e lungo termine. Per tutte noi non c’è nulla di più appagante dell’avere appreso ogni giorno qualcosa che migliori la nostra competenza professionale.

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IL RISO CARNAROLI CLASSICO

Che caratteristiche ha il riso Carnaroli classico?

È una varietà nata nel 1945 dall’incrocio tra Vialone e Lencino. E’ un riso superfino di tipo japonica, ha chicchi lunghi, grandi e perlati. E’ l’ideale per risotti perché è poco colloso e tiene molto bene la cottura. La pianta è di difficile gestione se paragonata alle nuove varietà. Ha un ciclo vegetativo lungo, richiede una semina precoce e una raccolta tardiva, condizione che la espone, più di altre varietà di riso, all’attacco di erbe infestanti.

Inoltre è molto alta e per questa ragione teme il vento. Dal punto di vista commerciale il riso Carnaroli classico è tutelato Decreto del 17 agosto 2018: le aziende possono produrre e vendere la varietà storica apponendo in etichetta la dicitura “classico”. Questa dicitura non può essere utilizzata per le varietà di riso Carnaroli di taglia inferiore o con un ciclo vegetativo più breve.

Come si verifica questo aspetto?

In Italia per coltivare le varietà Arborio, Baldo, Carnaroli, Roma, S. Andrea, Vialone Nano e Ribe è obbligatorio garantire la tracciabilità varietale ed è vietato utilizzare in etichetta il termine “classico” se il prodotto non è stato identificato e tracciato secondo quanto previsto nel protocollo nazionale.

Per la semina delle varietà di risone da destinare alla produzione di riso “classico” è obbligatorio utilizzare sementi certificate conservando in azienda i documenti di trasporto per il loro acquisto del seme, le fatture e i cartellini. La semina deve avvenire nel rispetto delle dosi stabilite da CREA.

Chi controlla?

L’Ente Nazionale Risi ed l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari. I controlli sono documentali e a campione su ogni passaggio della filiera. L’indicazione che si tratta di riso destinato alla produzione di “classico” deve apparire in tutta la documentazione dalla semina al confezionamento.

Deve essere conservato in azienda il documento di trasporto per l’acquisto delle sementi e la produzione aziendale della varietà di risone da destinare alla produzione di riso “classico”, deve essere conforme al protocollo per l’intero quantitativo. Dopo il raccolto, il prodotto deve essere posto in un magazzino o in un contenitore separato.

IL RISO DI MERACINQUE

Nella vostra pubblicità definite il vostro riso come 5 volte superiore, cosa intendete?

Il valore aggiunto del nostro riso si deve a 5 fattori. Innanzitutto è un riso Micro-Natural. Ci avvaliamo di una tecnologia giapponese che ci permette di non effettuare la lotta agli insetti ed ai patogeni utilizzando agenti chimici ma con microrganismi e loro agenti bioattivi, ritenuti più sicuri rispetto agli insetticidi chimici convenzionali. In queste circostanze la pianta assorbe più acqua ed azoto, e resiste meglio agli stress.

Coltiviamo con gli strumenti dell’agricoltura 4.0, un’agricoltura di precisione abbinata ai principi dell’Internet of Farming. I satelliti ci restituiscono informazioni sul benessere delle piante, le centraline e i sensori controllano la temperatura dell’acqua e i valori del suolo, gli allarmi ci permettono di intervenire tempestivamente. Usiamo i sensori anche per quantificare e differenziare lo spargimento del concime e per la semina a reteo variabile che effettuiamo con trattori d’ultima generazione.

La produzione non è mai omogenea, alcune zone garantiscono una resa superiore ad altre a causa di una differente composizione del terreno o della sua maggiore o minore porosità. L’Agricoltura di Precisione migliora questi aspetti perché consente di adattare il processo produttivo a tale variabilità. Per esempio la semina a rateo variabile è basata su sensori che rilevano in tempo reale caratteristiche del terreno o altri parametri da utilizzare come indicatori per gestire lo svolgimento di questa importantissima fase produttiva. Il quaderno di campagna informatizzato consente di tenere traccia di ogni intervento, dal punto di vista economico finanziario, di valutare i ritorni e l’intero flusso delle operazioni.

Quali altre soluzioni avete adottato?

Per garantire una maggiore resa finale, invecchiamo il riso per un anno nei nostri silos a temperatura controllata ed essicchiamo il risone a basse temperature con un essiccatoio alimentato a GNL (Gas Naturale Liquefatto). E’ una miscela di idrocarburi costituita prevalentemente da metano (90-99%) e da pochi altri componenti secondari (etano, propano e butano). Genera emissioni inferiori rispetto alla maggior parte dei combustibili fossili, bassissimi livelli di polveri sottili e non lascia residui sul prodotto. Infine confezioniamo in imballaggi compostabili.

Innovazione, tecnologia e coltivazione del riso vanno d’accordo?

Sì, il mondo è in continua evoluzione e gli imprenditori devono cogliere le opportunità che le nuove tecnologie offrono al loro lavoro. Sono tante le innovazioni che oggi stanno riconfigurando il nostro settore: meccaniche, tecnologiche, di servizio. Grazie alle nuove tecnologie il nostro ciclo di produzione è controllato passo dopo passo.

UN MERCATO IN EVOLUZIONE

In Italia le vendite di riso sono in crescita?

E’ vero, sono trascinate dalla richiesta di cereali e prodotti senza glutine. L’Italia è il primo produttore europeo di riso con oltre la metà del totale. Quest’anno nel nostro Paese sono stati seminati 2mila ettari in più e le importazioni sono diminuite a tutto vantaggio del prodotto nazionale. E’ sempre più richiesto il riso per risotti. Noi per esempio lavoriamo prevalentemente con distributori nel canale ristorazione, ma nel 2020 abbiamo messo a punto una linea riservata alla grande distribuzione. Anche l’export ha un ruolo importante, siamo presenti in svariati Paesi europei e a breve affronteremo il Nord America.

Progetti per il futuro?

Vorremmo espandere la nostra “rivoluzione” micro-natural anche ad altre colture, ci stiamo lavorando e speriamo di poterne parlare presto!