La gestione dei sottoprodotti derivanti dalla lavorazione di materiale organico rappresenta una sfida importante per l’industria alimentare sia dal punto di vista economico che ambientale.
La produzione di scarti, oltre a contribuire significativamente alle emissioni di gas serra, impone la gestione – problematica – di grandi quantità e differenti tipi di sostanze degradabili. I sottoprodotti della frutta, ad esempio, possono rappresentare più del 50% del prodotto fresco.
Nel tempo sono state studiate diverse soluzioni, da quelle meno efficienti e desiderabili (come l’incenerimento o il conferimento in discarica) fino alle più innovative e promettenti (come l’estrazione di sostanze chimiche utili o il riutilizzo degli scarti in altre forme). La conversione della biomassa in prodotti chimici e materiali è considerato un fattore che giocherà un ruolo importante nella transizione dell’industria di lavorazione europea verso la sostenibilità.
Per recuperare in modo ottimale le bio-risorse, però, è necessario frazionarle attentamente in base alle loro funzionalità. A questo aspetto si sono dedicati i ricercatori del progetto BIO4PRODUCTS, che negli ultimi cinque anni hanno sviluppato una bio-raffineria in grado di separare efficacemente gli scarti organici in prodotti funzionali.
L’impianto pilota che hanno realizzato viene alimentato con gusci dei semi di girasole (ma anche con legno e paglia di grano) per produrre un liquido chiamato FPBO (Fast Pyrolysis Bio-Oil) che a sua volta viene frazionato in zucchero pirolitico e lignina. Queste due sostanze sono state valutate per un gran numero di applicazioni (resine fenoliche e sabbiose, legno ingegnerizzato, prodotti rinforzati con fibre naturali) con risultati altalenanti.
L’impiego degli zuccheri pirolitici per la modifica del legno e per le resine da fonderia è stata giudicata promettente, come l’uso della lignina per produrre resine per schiuma, stampaggio e compensato. D’altro canto, uno dei partner ha dovuto abbandonare la sperimentazione per sviluppare un materiale di copertura sostenibile partendo dalla lignina pirolitica perché i risultati non avrebbero giustificato lo scale-up del processo.
Le analisi dei ricercatori mostrano un elevato potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra per l’intera catena del valore (dalla produzione di biomassa al bio-oil, al frazionamento e all’uso finale) e la valutazione economica riporta risultati promettenti, anche se “i costi associati agli obblighi REACH potrebbero avere un impatto molto significativo”.