La seconda vita dei gusci

549

La gestione dei sottoprodotti derivanti dalla lavorazione di materiale organico rappresenta una sfida importante per l’industria alimentare sia dal punto di vista economico che ambientale.

La produzione di scarti, oltre a contribuire significativamente alle emissioni di gas serra, impone la gestione – problematica – di grandi quantità e differenti tipi di sostanze degradabili.  I sottoprodotti della frutta, ad esempio, possono rappresentare più del 50% del prodotto fresco.

Nel tempo sono state studiate diverse soluzioni, da quelle meno efficienti e desiderabili (come l’incenerimento o il conferimento in discarica) fino alle più innovative e promettenti (come l’estrazione di sostanze chimiche utili o il riutilizzo degli scarti in altre forme). La conversione della biomassa in prodotti chimici e materiali è considerato un fattore che giocherà un ruolo importante nella transizione dell’industria di lavorazione europea verso la sostenibilità.

Per recuperare in modo ottimale le bio-risorse, però, è necessario frazionarle attentamente in base alle loro funzionalità. A questo aspetto si sono dedicati i ricercatori del progetto BIO4PRODUCTS, che negli ultimi cinque anni hanno sviluppato una bio-raffineria in grado di separare efficacemente gli scarti organici in prodotti funzionali.

L’impianto pilota che hanno realizzato viene alimentato con gusci dei semi di girasole (ma anche con legno e paglia di grano) per produrre un liquido chiamato FPBO (Fast Pyrolysis Bio-Oil) che a sua volta viene frazionato in zucchero pirolitico e lignina. Queste due sostanze sono state valutate per un gran numero di applicazioni (resine fenoliche e sabbiose, legno ingegnerizzato, prodotti rinforzati con fibre naturali) con risultati altalenanti.

L’impiego degli zuccheri pirolitici per la modifica del legno e per le resine da fonderia è stata giudicata promettente, come l’uso della lignina per produrre resine per schiuma, stampaggio e compensato. D’altro canto, uno dei partner ha dovuto abbandonare la sperimentazione per sviluppare un materiale di copertura sostenibile partendo dalla lignina pirolitica perché i risultati non avrebbero giustificato lo scale-up del processo.

Le analisi dei ricercatori mostrano un elevato potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra per l’intera catena del valore (dalla produzione di biomassa al bio-oil, al frazionamento e all’uso finale) e la valutazione economica riporta risultati promettenti, anche se “i costi associati agli obblighi REACH potrebbero avere un impatto molto significativo”.