La sostenibilità dell’industria della carne

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In risposta all’allarme lanciato da ricercatori e ambientalisti sull’impatto ambientale degli allevamenti, l’industria della carne – almeno quella americana – punta sulla sostenibilità.

A sostenerlo è il Nami (North American Meat Institute), l’associazione di categoria che rappresenta oltre il 95% della produzione di carne bovina, suina e ovina e il 70% della produzione di tacchino  degli Stati Uniti.

Secondo un report dell’organizzazione, l’81% delle aziende associate (tra cui Tyson, Cargill e Hormel) sono già impegnate a ridurre le emissioni di gas serra ed entro il 2030 la totalità dei membri avrà un piano per ridurre anche le emissioni di metano.  La FAO ha calcolato che l’allevamento del bestiame produce 7,1 gigatonnellate di CO2 equivalenti all’anno, pari al 14,5% di tutte le emissioni antropogeniche di gas serra.

Di queste, circa il 44% vengono emesse sotto forma di metano, un gas che secondo secondo l’Unep (il programma ambientale delle Nazioni Unite) provoca un effetto serra fino a 80 volte più potente di quello della stessa CO2. Stando al Nami, comunque, le aziende del settore non restano a guardare e stanno provando a ridurre il loro impatto ambientale.

Oltre all’impegno per la riduzione di gas serra, l’82% delle aziende segue piani per minimizzare la produzione di rifiuti dovuti al packaging, il 71% si sta impegnando a ridurre i rifiuti alimentari, il 51% ha programmi per migliorare l’efficienza energetica o ha fissato un obiettivo di intensità energetica, e quasi la metà intende aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili.

Stando a un report del FAIRR (un network di investitori focalizzato sui rischi ESG del settore globale del food), però, la situazione non è così rosea. Secondo il fondo, il 50% dei produttori di carne è a “rischio elevato” sui punti chiave dell’ESG e il 60% non ha ancora fissato un obiettivo per le emissioni dirette o quelle associate all’energia utilizzata (i cosiddetti scopo 1 e 2). Secondo i loro calcoli, “il volume dei rifiuti o feci prodotte dai 70 miliardi di animali lavorati ogni anno è equivalente al doppio dei rifiuti prodotti dall’intera popolazione mondiale”.