Il valore aggiunto dei nastri trasportatori

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Sistema BAT-Buffer per caffè sottovuoto.

Uno dei luoghi comuni più tipici nel mondo dell’automazione industriale è che i nastri trasportatori non rappresentino un valore aggiunto del processo di produzione o confezionamento; si tratta di un retaggio antico con il quale mi sono scontrato dal primo giorno in cui ho iniziato a fare questo lavoro e, per ovvie ragioni, mi ha sempre dato un tremendo fastidio.

La verità non potrebbe essere più lontana, perfino se ci limitiamo a considerare il nastro trasportatore come un oggetto che serve unicamente per collegare il punto A al punto B, un sistema di trasporto ben progettato può essere di grande aiuto, in questo caso è ovvio che l’obiettivo risulta quello di avere il sistema più efficiente con il minor costo possibile, ma non è questo l’aspetto su cui vale la pena di soffermarsi maggiormente.

Lo scopo di questo articolo non vuole essere quello di andare a cercare ogni singola applicazione in cui i nastri trasportatori rappresentano un valore aggiunto, quanto piuttosto portare alla luce alcuni casi tipici in cui di fatto si trovano questi vantaggi competitivi e sensibilizzare i project manager e i gestori degli impianti nel non sottovalutarne la progettazione e l’approvvigionamento.

Efficienza, convenienza e ottimizzazione

Ci sono tre modi fondamentali in cui i nastri trasportatori aggiungono valore: aumentando l’efficienza della linea, realizzando applicazioni in sostituzione di manipolatori robot a una frazione del costo e infine consentendo di ottimizzare processi e spazi in stabilimento. Aumento di efficienza: qualunque linea di produzione ha bisogno di spazi di accumulo, quando poi la produttività cresce e la parte di processo ha caratteristiche per le quali non può essere immediatamente fermata in caso di blocco delle macchine di confezionamento.

Sistemi di accumulo o Buffer (non sono la stessa cosa, ma non è questa la sede per approfondire), svolgono molteplici funzioni: recupero di efficienza durante le micro-fermate delle macchine, regolarizzazione del flusso di produzione, consentendo di collegare macchine intermittenti con macchine continue, riduzione dello stress meccanico delle macchine e dell’impatto sul lavoro degli operatori per risolvere le situazioni di blocco. Manipolazione prodotto: usando semplicemente i nastri trasportatori è possibile realizzare qualsiasi tipo di manipolazione del prodotto, a patto di avere gli spazi necessari a layout.

Per quanto sia ovvio che un sistema robotizzato sia in grado di eseguire qualsiasi posizionamento in uno spazio estremamente contenuto, quando le cadenze produttive sono elevate con tempi ciclo estremamente ristretti, eseguire quel tipo di operazione con sistemi di nastri, pur con limitazioni sulla precisione di posizionamento, consente continuità di funzionamento e velocità con un investimento più contenuto di un ordine di grandezza.

Ottimizzazione di spazi e processi: sebbene qui gli esempi si potrebbero sprecare, i vantaggi competitivi sono più difficili da misurare e spesso vengono trascurati, anche perché alcune soluzioni sono ormai consolidate e vengono date per scontate. Pensiamo ai trasportatori a spirale, che consentono di liberare spazio a terra, aprire passaggi per operatori e materiali di imballaggio aumentando la sicurezza e l’ergonomia delle linee.

Per chiudere con un caso di particolare rilievo in questi anni: quando si ha a che fare con nastri trasportatori a contatto diretto con gli alimenti, un design adeguato agli standard costruttivi più elevati consente di eseguire le operazioni di sanificazione senza l’uso di attrezzi per lo smontaggio, risparmiando così tempo, con un ridotto consumo di acqua, di detergenti inquinanti e di energia.

Altri esempi mi venivano in mente mentre scrivevo queste poche righe, ma voglio fermarmi qui, nella speranza di aver contribuito, per quanto mi è consentito, a un cambio culturale che ritengo essenziale per il futuro della nostra industria.

Luca Fontana, CMO M.H. Material Handling Spa

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