I polimeri provenienti da fonti rinnovabili sono attualmente una delle migliori opzioni per i materiali da imballaggio alimentare, vista la richiesta crescente di imballaggi sostenibili, più ecologici e meno inquinanti.
Si tratta di polisaccaridi, proteine e lipidi che derivano da rifiuti agroindustriali, quindi materie prime molto economiche. I polisaccaridi, detti anche carboidrati, sono costituiti da unità di monosaccaridi che si ripetono e si trovano principalmente nelle piante; esempi di monosaccaridi sono il glucosio e il fruttosio e un esempio di polisaccaride è l’amido che è formato da unità di glucosio. I lipidi, o grassi, hanno origine sia vegetale sia animale; esempi di lipidi sono il burro e l’olio.
Le proteine sono formate da catene di 20 amminoacidi ed hanno origine sia vegetale sia animale; esempi di proteine sono il glutine, la zeina e la caseina. Per l’utilizzo come pellicole e rivestimenti biodegradabili, le proteine sono da preferire ai polisaccaridi e ai lipidi, perché hanno proprietà più favorevoli per questo tipo di applicazione. Una rassegna di S. Paidari et al. (2024) approfondisce il confronto tra proteine, lipidi e polisaccaridi, da usare come biopolimeri biodegradabili per pellicole e rivestimenti alimentari.
Fondamentalmente, questa rassegna approfondisce diversi argomenti legati alle proteine, come le fonti, le proprietà, i metodi di lavorazione e l’utilizzo per l’imballaggio di diversi prodotti alimentari in forma sia di pellicole che di rivestimenti. Si noti che le pellicole e i rivestimenti non sono la stessa cosa, al contrario di quello che potrebbe sembrare: le pellicole vengono applicate sulla superficie dell’alimento dopo essere state preparate separatamente, mentre i rivestimenti vengono formati direttamente sulla superficie dell’alimento.