Sebbene l’impatto ambientale causato dal confezionamento in plastica rappresenti una percentuale marginale nel ciclo di vita di un prodotto alimentare – un recente studio afferma che nella maggior dei casi queste confezioni sono responsabili per meno del 10% delle emissioni totali – la tendenza generale di riduzione dell’uso della plastica sta inducendo le aziende produttrici a cercare valide alternative eco-sostenibli per il packaging alimentare.
Del resto, l’utilizzo di alimenti confezionati aumenta al tasso annuo del 5% e ancora il 40% degli alimenti europei è confezionato in plastica. Tra le alternative più valide per rendere eco-friendly le confezioni, vi sono i polimeri biobased, prodotti da risorse rinnovabili come amido di mais, canna da zucchero e altre biomasse, che sono biodegradabili o completamente riciclabili.
Per rappresentare una soluzione realmente applicabile, però, i polimeri biodegradabili devono non solo essere commercialmente validi, ma anche avere proprietà che eguaglino o migliorino quelle dei polimeri convenzionali a base fossile, come una robusta resistenza meccanica e un’efficiente proprietà di barriera ai gas. Una strada promettente è rappresentata dalla produzione di materiali compositi a partire da polimeri biodegradabili e nanoparticelle di biossido di silicio (SiO2).
Questa sostanza, però, ha la tendenza a formare ammassi all’interno della matrice polimerica idrofobica che forma la struttura principale dell’imballaggio compromettendone l’integrità. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Vienna ha presentato una innovativa soluzione che prevede la modifica della superficie delle nanoparticelle di silice (con OLLA, Oligomeri di acido L-lattico), che migliora significativamente la dispersione nella matrice, producendo il 70% in più di particelle indipendenti nel nanocomposito. Secondo le loro ricerche, pubblicate a giugno su Materials Chemistry Frontiers, l’introduzione di OLLA-g-SiO2 permette di aumentare del 38% la barriera all’ossigeno del PLLA (un polimero biodegradabile derivato dall’acido lattico) accelerando, allo stesso tempo, il tasso di biodegradazione e migliorando la resistenza del materiale.