La crescente domanda di coloranti alimentari naturali e sostenibili ha spinto l’industria alimentare a cercare alternative agli estratti sintetici.
Una recente review, intitolata “Green Technologies in Food Colorant Extraction: a Comprehensive Review”, ha analizzato efficacia e impatto ambientale di diverse tecnologie di estrazione “green” per ottenere coloranti alimentari naturali da materiali vegetali, individuando tre metodi particolarmente promettenti: estrazione assistita da microonde (MAE), assistita da ultrasuoni (UAE) ed estrazione con fluidi supercritici (SFE).
L’uso delle microonde riduce il consumo di solventi e il tempo di processo, come è stato dimostrato nelll’estrazione di antocianine da mirtilli rossi. Un altro studio ha dimostrato che la MAE può essere applicata per estrarre betacianine e betaxantine da foglie di Amaranthus tricolour con rendimenti elevati e minimo impatto ambientale.
La UAE, invece, basa la sua attività sul fenomeno della cavitazione, che si verifica in un liquido sottoposto a rapide variazioni di pressione quando bolle di gas si formano e collassano in rapida successione generando microgetti e onde d’urto. Questa metodologia permette un incremento dell’estrazione risparmiando energia (dato che non richiede riscaldamento prolungato) e preservando colore e proprietà nutrizionali.
È stata utilizzata per estrarre con alta efficienza colorante blu e antiossidanti da Genipa americana in un tempo di 10 minuti, considerato “relativamente breve” rispetto ai metodi tradizionali. La CO₂ supercritica consente di estrarre composti puri e stabili, come curcuminoidi e carotenoidi, con alta efficienza ed elevata sostenibilità ambientale.
Le tecniche MAE e UAE riducono inoltre il fabbisogno di energia grazie a tempi di estrazione più rapidi e al preciso controllo dei parametri di processo. La SFE, sebbene comporti costi iniziali elevati per l’attrezzatura, consente costi operativi inferiori grazie all’impiego di solventi riciclabili e all’elevata purezza degli estratti.