Se tutte le imprese dei Paesi OCSE si allineassero al livello di quelle energeticamente più virtuose, si genererebbe un risparmio di circa 600 miliardi di dollari l’anno. A calcolarlo è lo studio “Gaining an Edge: The Role of Energy Efficiency in Industrial Competitiveness” realizzato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) e presentato a giugno in occasione della decima Conferenza Globale sull’Efficienza Energetica tenutasi a Bruxelles.
Il report ha analizzato oltre 10.000 impianti industriali rilevando che, a parità di produzione, alcune aziende impiegano fino a 7 volte più energia rispetto alle migliori nel proprio segmento. Gli autori del rapporto inseriscono il settore food and beverage tra quelli meno energivori, categoria in grado di generare oltre la metà del valore aggiunto industriale e due terzi dei posti di lavoro del settore consumando meno di un quarto dell’energia industriale complessiva.
Tuttavia, proprio i settori “leggeri” dell’industria offrono un grande potenziale di risparmio energetico conveniente nel breve termine, grazie a costi d’investimento più contenuti e a una maggiore possibilità di elettrificazione. Con benefici enormi. Secondo le stime dei ricercatori, per una PMI europea con un margine del 10%, risparmiare anche solo 5.000 euro in energia equivale a generare 50.000 euro di vendite aggiuntive.
Un sondaggio a livello globale condotto quest’anno dall’IEA su 1.000 aziende del comparto industriale conferma i benefici degli interventi di efficientamento energetico: il 70% degli intervistati dichiara un ritorno sull’investimento superiore al 10% per le misure implementate negli ultimi cinque anni e circa l’80% del campione considera l’efficienza energetica come un elemento chiave per mantenere il proprio vantaggio competitivo.
Tra le soluzioni rapide (quick wins) indicate dall’IEA, vi sono la sostituzione dell’illuminazione con LED, che consente una riduzione dei consumi fino al 90% con un ritorno dell’investimento in pochi mesi; la riparazione delle perdite nei sistemi ad aria compressa, in grado di tagliare i consumi dei compressori di circa un terzo; e l’adozione di motori a velocità variabile o correttamente dimensionati, che possono garantire ritorni economici fino a sette volte superiori al costo iniziale.