 Una ricerca cui hanno collaborato ricercatori brasiliani (Università Federale di São Carlos, Università Statale di Campinas) e britannici (Manchester Metropolitan University) ha rivelato che le cialde di caffè usate possono essere riciclate per produrre filamenti per la stampa 3D.
Una ricerca cui hanno collaborato ricercatori brasiliani (Università Federale di São Carlos, Università Statale di Campinas) e britannici (Manchester Metropolitan University) ha rivelato che le cialde di caffè usate possono essere riciclate per produrre filamenti per la stampa 3D.
Il processo può rientrare in un’economia circolare dove i rifiuti prodotti in un settore diventano risorse per un altro. Dall’acido polilattico ricavato da cialde del caffè esauste, i ricercatori hanno ricavato filamenti conduttivi e non conduttivi. I filamenti possono essere usati come materie prime nelle stampanti 3D per produrre parti conduttive o non conduttive di macchinari e sensori.
Per condurre la ricerca gli esperti hanno costruito delle celle elettrochimiche con filamenti non conduttivi di PLA e sensori elettrochimici con filamenti conduttivi preparati aggiungendo nerofumo al PLA. La funzionalità dei sensori elettrochimici è stata testata per determinare la concentrazione di caffeina nel tè nero e nel caffè arabica rimasti nelle cialde. La produzione del filamento è relativamente semplice.
Il materiale non conduttivo è ottenuto lavando e asciugando il PLA ricavato dalle cialde ed estrudendolo poi a caldo. Per ottenere il materiale conduttivo hanno aggiunto nerofumo prima del riscaldamento e dell’estrusione. Il materiale estruso è poi raffreddato e avvolto in bobina per produrre il filamento di interesse.
