Nuovi materiali e tendenze nel packaging

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Le innovazioni riguardano soprattutto materiali e design ecosostenibili e riciclabili. La sostenibilità degli imballaggi è vista come una scelta strategica per le aziende alimentari. Altre tendenze sono la riduzione del peso e del volume del packaging e il maggior riciclo delle materie plastiche.

A farla da padrone nel packaging alimentare nel 2020 sembrano essere gli imballaggi ecologici, forti dell’interesse dimostrato negli ultimi anni sia dall’industria che dai consumatori. Questa tendenza ecologica inevitabilmente si accompagna alla ricerca di nuovi materiali con caratteristiche innovative.

Le materie plastiche sono state il tema di una ricerca Nielsen in collaborazione con Novamont, che ha rivelato la preoccupazione per l’ambiente degli italiani, tra i 18 e i 65 anni, seconda solo alla disoccupazione. Il 62% dei consumatori afferma che le aziende produttrici sono le principali responsabili dell’utilizzo della plastica come componente degli imballaggi nel comparto alimentare, mentre solo 15% attribuisce responsabilità ai retailer.

Il 22% crede che lo Stato potrebbe fare di più per ridurne l’utilizzo e il 47% indica nelle aziende produttrici i soggetti che si devono impegnare per ridurre l’impiego della plastica negli imballaggi. Il 18% riconosce anche le proprie responsabilità e ammette di avere un ruolo nell’utilizzo della plastica. È interessante vedere come il 64% degli intervistati si aspetta nei prossimi anni una riduzione dell’utilizzo della plastica non riciclabile negli imballaggi.

Il 28% suggerisce di impiegare maggiormente bioplastiche compostabili / biodegradabili, il 17% propone una maggiore distribuzione di prodotti sfusi e un maggiore utilizzo di carta / cartone e vetro. Indicato dal 16% il vuoto a rendere, dal 14% l’impiego di plastiche riciclabili e dal 7% la riduzione del volume/peso delle confezioni. Acqua, bevande analcoliche, latte, yogurt, snack dolci (compresi biscotti e cioccolato) e snack salati sono le categorie identificate come quelle per le quali è più urgente ridurre l’utilizzo della plastica.

L’85% dei responsabili d’acquisto, inoltre, afferma di fare la spesa orientandosi verso marche e prodotti rispettosi dell’ambiente, anche se ciò significa spendere un po’ di più. Per il 75%, infatti, è disposto a pagare di più un prodotto solo perché è ambientalmente sostenibile, o perché lo è la sua confezione (73%).

Interazione consumatore-prodotto

Il packaging alimentare è sempre più destinato a connettersi con i consumatori. Questi ultimi attraverso dei codici riportati sulle confezioni, ad esempio i codici QR, near field communication (NFC), identificazione a radio frequenza (RFID), Bluetooth e realtà aumentata (AR), possono accedere a informazioni sull’alimento acquistato, l’azienda, le modalità produttive e così via. Un altro modo per interagire con il consumatore sono i marchi e le certificazioni.

Ad esempio, il marchio Veganok garantisce non solo che gli ingredienti del prodotto siano 100% vegetali, ma anche un concetto etico più ampio che riguarda tutta la produzione e la confezione, ad esempio che colle e inchiostri utilizzati non siano di origine animale. La certificazione BRC Pakaging – Food Packaging and other Packaging materials, garantisce la sicurezza, la conformità legale e la qualità dei prodotti nel settore del confezionamento e nei settori da esso derivati.

I materiali e prodotti presi in esame dalla certificazione BRC Packaging spaziano dagli imballaggi in carta e cartone a quelli in legno, in vetro, in materiali plastici, fino alla valutazione dei prodotti per la stampa. Altre certificazioni riguardano, ad esempio, la responsabilità sociale, i sistemi di sostenibilità ambientale ed energetica, come water footprint, carbon footprint, LCA ecc.

Il packaging ecologico

Secondo la società internazionale di analisi economiche Transparency Market Research, la domanda di biopackaging è destinata a salire del 6,9% all’anno fino al 2024, per un giro d’affari annuale di 2 miliardi di dollari. Per essere ecologico un imballaggio deve essere soprattutto sostenibile. I nuovi materiali puntano all’assenza o quanto meno alla sostituzione della plastica con materiali biodegradabili, che necessariamente per avere successo dovranno garantire almeno le stesse performance tecnologiche ed estetiche del materiale plastico che sostituiscono.

Sono molte le aziende che investono nella ricerca di nuovi materiali come le bioplastiche, a base di materiali sostenibili da materie prime rinnovabili, come la cellulosa, l’amido, la fecola di patata, le alghe, i residui di lavorazione del latte, i rifiuti organici e così via. Sono davvero innumerevoli le possibilità di innovazione nel mondo del packaging a partire da materie prime naturali e totalmente rinnovabili. La sfida è produrre materiali resistenti, in grado di proteggere efficacemente l’alimento, facilmente stampabili, accattivanti per il consumatore.

Novità riguardano ad esempio una nuova pellicola per alimenti fatta con un tessuto biodegradabile realizzato con prodotti biologici certificati. Questo nuovo materiale beeopak potrebbe sostituire la pellicola di plastica per alimenti e la carta stagnola. Può essere utilizzato per avvolgere quasi tutti gli alimenti come pane, formaggi, frutta e verdura e per coprire i contenitori. Si tratta di un materiale ricavato con ingredienti biologici certificati, come la cera d’api biologica e l’olio di nocciola tonda e gentile Igp. È un tessuto naturale, modellabile e adattabile, lavabile e riutilizzabile per circa un anno senza perdere le sue caratteristiche.

Una nuova bioplastica è nata dalla lavorazione della pelle e delle scaglie del pesce, ovvero dai suoi scarti. Si chiama Marina Tex ed è una plastica traslucida resistente ed elastica. È destinata al packaging alimentare, ma anche per il confezionamento di altri tipi di prodotti. Si degrada in sei settimane senza l’utilizzo di alte temperature o di agenti chimici. Al momento non è ancora in commercio, si aspettano fondi per la produzione a livello industriale. La pellicola Ooho a base di alghe invece è già una realtà. È stata utilizzata per contenere le bevande monodose in capsule, simile a quelle dei detersivi, alla maratona di Londra del 2019, sostituendo di fatto i bicchieri e le bottiglie in plastica utilizzati durante la gara.

La pellicola può essere sia mangiata che scartata. Un’azienda statunitense sta proponendo cannucce aromatizzate realizzate con derivati da alghe marine e microalghe rosse. Una volta bagnate, queste cannucce sono indistinguibili dalla plastica per 24 ore, possono essere mangiate o, se scartate, si degradano in due mesi. Altre aziende stanno sperimentando l’utilizzo di proteine del latte che possono essere recuperate dagli scarti dell’industria casearia, in particolare il siero di latte.

Ricercatori dello US Department of Agricolture hanno creato pellicole da caseina e proteine della frutta come la pectina con un’ottima resistenza all’ossigeno. Si pensa di utilizzarle per imballare formaggi e altri alimenti. Raja propone un film estensibile composto da plastica riciclata post consumo e riutilizzabile al 100%. Il film è composto all’80% da materia prima riciclata di cui il 30% proveniente da rifiuti post consumo e il restante 50% da quelli industriali.

Il prodotto è garantito da EuCertPlast, un programma di riciclaggio di plastica, finanziato dalla UE, che fissa standard di qualità, tracciabilità, trasparenza e impatto ambientale del riciclo. In Cile è stata studiata una bioplastica biodegradabile vegetale composta da acqua e agar agar pensata per le confezioni di prodotti secchi come pasta e biscotti. La pellicola è trasparente, ma il colore può essere ottenuto con l’aggiunta di sostanze naturali estratte dalle bucce di frutta e verdura.

L’azienda Biofase utilizza i semi di avocado per creare posate e cannucce resistenti, adatti per cibi caldi e freddi. Le proposte sono numerose e continueranno in futuro, migliorando le tecnologie di produzione per portare questi nuovi biomateriali ad essere utilizzati su scala mondiale.

Maggiore riciclo delle materie plastiche

Aziende alimentari si sono unite a quelle di altri settori per la sigla dell’European Plastics Pact, il patto lanciato da Francia e Paesi Bassi per ridurre i tempi della transizione verso l’economia circolare. Un impegno che riunisce aziende, ONG e governi. Gli obiettivi condivisi dai 90 firmatari riguardano la riduzione di imballaggi e prodotti realizzati in plastica vergine di almeno il 20%, l’ottimizzazione delle modalità di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica e conseguente aumento della stessa di almeno il 25% sul territorio Europeo; l’aumento del 30% almeno dell’impiego di plastica riciclata nella produzione di imballaggi.

Dove non è ancora pensabile sostituire in toto le materie plastiche si lavora per portare il riciclo di queste ai massimi livelli. Quindi più informazione al consumatore sulle modalità di raccolta differenziata, unite alla necessità di incrementare gli imballaggi monomateriale, più semplici da smistare per il consumatore e da riciclare. Uno degli obiettivi che unisce molte aziende alimentari è quello di creare un’economia circolare migliorando i programmi di raccolta, smistamento e riciclo delle materie plastiche utilizzate per gli imballaggi.

L’UE sembra essere particolarmente sensibile al tema del riciclo delle materie plastiche. Lo dimostra anche il progetto Terminus per la creazione di materiali plastici multistrato riciclabili per il packaging, di cui fa parte anche l’Università di Bologna, in particolare con il Dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali. La sfida è quella di ideare una nuova generazione di packaging ecosostenibile grazie all’aiuto di enzimi in grado di decostruire il materiale plastico separando i singoli strati di cui è composto. In questo modo, gli imballaggi multistrato diventeranno riciclabili. Terminus è finanziato dall’UE con oltre 5,7 milioni di euro.

Il coordinamento della ricerca è affidato alla Scuola di Ingegneria Meccanica e Chimica Sigma-Clermont in Francia, che guida un consorzio di 13 partner di otto paesi europei diversi: Francia, Belgio, Lituania, Italia, Germania, Norvegia, Svizzera e Svezia. Al maggiore riciclo di materie plastiche si sta affiancando anche la ricerca finalizzata a migliorare la qualità delle plastiche riciclate per essere riutilizzate in diversi settori, come abbigliamento, arredamento, attrezzature varie. Il riciclo non deve essere solo efficiente ma anche conveniente per le aziende.

In aiuto vengono anche i contributi ambientali. Il Contributo Ambientale Conai, ad esempio, è una forma di finanziamento attraverso la quale il consorzio ripartisce tra produttori e utilizzatori il costo per i maggiori oneri della raccolta differenziata, per il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi. È previsto un aiuto ancora maggiore per gli imballaggi in carta e in vetro. Il contributo per gli imballaggi in carta passerà infatti da 35 a 55euro/tonnellata a partire dal 1° giugno 2020, mentre quello per gli imballaggi in vetro da 27 a 31 euro/tonnellata dal 1° luglio di quest’anno.

Resterà invece invariato il contributo aggiuntivo (20 euro/tonnellata) per i poliaccoppiati a prevalenza carta idonei al contenimento di liquidi, per i quali il contributo ambientale sarà quindi di 75 euro/tonnellata. La motivazione secondo Conai è semplice: dagli aumenti previsti sia per gli imballaggi in carta che per quelli in vetro, dipende la possibilità di garantire un equilibrio economico che assicuri le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclo dei rifiuti da imballaggio su tutto il territorio nazionale.

Per il 2020, in Italia il sistema rappresentato da Conai e dai sei Consorzi di filiera – acciaio (Ricrea), alluminio (Cial), carta/cartone (Comieco), legno (Rilegno), plastica (Corepla), vetro (Coreve) – prevede di recuperare l’83% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo. Di questi, la parte avviata a riciclo dovrebbe superare il 71%.

Evoluzione di un packaging sempre attuale, il cartone asettico

Il cartone asettico è un materiale largamente utilizzato per il confezionamento di diversi alimenti, quali latte, succhi di frutta e altre bevande. Il suo successo è dovuto ai molteplici vantaggi, soprattutto in termini di praticità, sicurezza e protezione del prodotto, essendo un materiale igienico, resistente, difficilmente soggetto a rotture accidentali.

Il cartone asettico offre un’ampia superficie utilizzabile dai brand per rendere riconoscibile, desiderabile e rilevante il proprio prodotto. Inoltre, presenta una serie di vantaggi che riguardano la pallettizzazione, il trasporto e lo stoccaggio. Il cartone asettico continua ad essere un imballaggio moderno anche sul tema della sostenibilità ambientale e sulla possibilità di riciclo.

Forte di queste virtù, l’utilizzo di questo imballaggio non conosce trend negativi. Anzi. I produttori continuano a ideare nuove soluzioni e nuovi modelli caratterizzati da un design più curato, con forme ergonomiche che si distinguono sugli scaffali, per soddisfare diverse esigenze e occasioni di consumo. Si punta su una maggiore facilità di presa e migliore stabilità e robustezza, sulla semplicità di versamento e facilità di chiusura dell’imballaggio.