 Chi l’ha detto che produrre l’insalata in serra costa troppo? Lo strumento che potrebbe risolvere d’un colpo il problema dei costi energetici e idrici, insieme con quello del consumo di suolo, è una serra agricola galleggiante, costruita con tecnologie semplici e materiali riciclati a basso costo, che può essere installata su uno specchio d’acqua salata. Il prototipo della serra, battezzata Jellyfish Barge, è stato realizzato dalla start-up Pnat, spin-off dell’Università di Firenze che fa dialogare design e scienza, su progetto di Studiomobile di Treviso, ed è stato installato da pochi giorni sul canale dei Navicelli, che collega Pisa con il porto di Livorno. Il punto forte del’idea è la sostenibilità infatti, non consuma risorse: né suolo, né acqua dolce, né energia (o meglio, solo poca energia). E’ composta da un basamento di legno di circa 70 metri quadrati che galleggia su fusti in plastica riciclati, e da una serra in vetro sorretta da una struttura reticolare. L’irrigazione delle colture, insalata e radicchio, per il momento, viene fornita da dissalatori solari disposti lungo il perimetro, in grado di produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata. La poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe viene fornita da sistemi che sfruttano le energie rinnovabili, integrati nella struttura.
Chi l’ha detto che produrre l’insalata in serra costa troppo? Lo strumento che potrebbe risolvere d’un colpo il problema dei costi energetici e idrici, insieme con quello del consumo di suolo, è una serra agricola galleggiante, costruita con tecnologie semplici e materiali riciclati a basso costo, che può essere installata su uno specchio d’acqua salata. Il prototipo della serra, battezzata Jellyfish Barge, è stato realizzato dalla start-up Pnat, spin-off dell’Università di Firenze che fa dialogare design e scienza, su progetto di Studiomobile di Treviso, ed è stato installato da pochi giorni sul canale dei Navicelli, che collega Pisa con il porto di Livorno. Il punto forte del’idea è la sostenibilità infatti, non consuma risorse: né suolo, né acqua dolce, né energia (o meglio, solo poca energia). E’ composta da un basamento di legno di circa 70 metri quadrati che galleggia su fusti in plastica riciclati, e da una serra in vetro sorretta da una struttura reticolare. L’irrigazione delle colture, insalata e radicchio, per il momento, viene fornita da dissalatori solari disposti lungo il perimetro, in grado di produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata. La poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe viene fornita da sistemi che sfruttano le energie rinnovabili, integrati nella struttura.
