L’impatto ambientale del food processing

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Un recente studio, intitolato Carbon footprints evaluation for sustainable food processing system development: A comprehensive review,offre alcuni spunti interessanti su come ridurre l’impatto ambientale nel settore del food processing. La ricerca esamina l’impronta di carbonio generata dalle diverse operazioni di lavorazione degli alimenti, come la conservazione (refrigerazione e congelamento), la trasformazione e l’imballaggio.

Secondo i calcoli dei ricercatori, il consumo energetico delle fabbriche di trasformazione rappresenta circa l’8% del consumo energetico complessivo dell’industria. Lo studio sottolinea l’importanza di utilizzare fonti di energia sostenibili e di investire in attrezzature ad alta efficienza energetica. Suggerisce inoltre di ottimizzare la catena di approvvigionamento e la logistica, minimizzare il consumo di acqua e porre attenzione alla corretta gestione dei rifiuti come strategie chiave per ridurre l’impatto ambientale.

Un aspetto interessante del documento è dato dall’analisi dell’impatto ambientale dei singoli settori alimentari, tra cui quelli dei latticini, bevande alcoliche e non alcoliche, frutta e verdura, carne e pollame, pesca e industria dello zucchero. Oltre al contributo di ogni categoria all’impronta di carbonio, infatti, è possibile valutare il peso delle diverse attività tipiche del comparto. In tema di vegetali, ad esempio, sottolinea come il trasporto rappresenti quasi il 43% delle emissioni totali mentre il contributo del packaging può variare dal 7% al 54%.

L’articolo descrive anche l’uso della Valutazione del Ciclo di Vita (LCA) in combinazione con l’intelligenza artificiale per prevedere le conseguenze ambientali dell’agricoltura, ridurre le emissioni di CO2 nella produzione di specifici frutti e valutare la produttività energetica agricola. Infine, evidenzia come i rifiuti vegetali, sebbene siano una significativa causa di inquinamento, possono anche essere un’importante fonte di composti bioattivi di elevato valore.