Interventi normativi

Punto della situazione sul bisfenolo A

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Da un’indagine scientifica dell’European Commission Joint Research Centre-Institute for Health and Consumer Protection (JRC-IHCP) risulta però che i materiali messi in commercio in sostituzione del policarbonato sono tutt’altro che sicuri: sono stati analizzati circa 450 biberon provenienti da tutto il mondo, in vari materiali tra cui policarbonato (PC), poliammide (PA), polietersulfone (PES), polipropilene (PP), silicone e TritanTM (un co-poliestere). Le bottiglie in silicone e PP in rilasciano le quantità maggiori di contaminanti, tra cui ftalati nel caso del silicone, idrocarburi sia saturi che aromatici nel caso del PP. Sostanze trovate in pressoché tutti i materiali sono i plastificanti e gli antiossidanti. Curiosamente, BPA è stato riscontrato in bottiglie in PA (a dimostrazione che la problematica non riguarda solo il PC), etichettate come BPA-free. L’EFSA ha fissato alcuni anni fa una dose giornaliera tollerabile (TDI, cioè la quantità di una sostanza che può essere ingerita per tutta la vita senza rischi apprezzabili) di 0,05 mg di BPA per kg di peso corporeo al giorno, e ha riscontrato che l’assunzione di questa sostanza da cibi e bevande per adulti, per neonati e per bambini è al di sotto di tale TDI. Nel 2012 l’EFSA ha iniziato un’ennesima rivalutazione, tuttora in corso: le conclusioni dovrebbero essere pronte nell’autunno. Ciò che l’industria del food packaging metallico teme è che il divieto di utilizzo del BPA venga esteso anche ai coating per lattine e banda stagnata. Anche per quanto riguarda le resine epossidiche ci si trova infatti in una situazione analoga: non è detto che i materiali alternativi siano più sicuri. Mentre poi, per quanto riguarda il policarbonato, esistono materiali alternativi dalle prestazioni tecniche soddisfacenti, sostituire le resine epossidiche/epossifenoliche non è affatto banale dal punto di vista tecnologico. Si possono utilizzare altri materiali, ma senza ottenere un effetto protettivo di lunga durata altrettanto buono, con conseguente riduzione della shelf life dei prodotti. La durata della shelf life è un punto particolarmente critico poiché i prodotti vegetali, carnei o ittici appertizzati in banda stagnata hanno il loro punto di forza proprio nella prolungata stabilità microbiologica, che verrebbe pertanto compromessa per un problema di stabilità chimica del packaging nel caso si debba rinunciare alle resine contenenti BPA (epossidiche ed epossifenoliche). Attualmente non esistono materiali alternativi a tali resine che diano le stesse prestazioni; vi sono comunque alternative, tra cui (in ordine temporale di immissione sul mercato):

  • Oleoresine: formano sul metallo un rivestimento flessibile ma poroso; hanno di per sé costo contenuto ma risulta costoso il processo di applicazione e fissaggio alla lattina; non sono stabili nel caso il prodotto alimentare contenga zolfo (per esempio conserve di carne e ittiche), con formazione di antiestetiche macchie scure all’interno del contenitore.
  • Resine fenoliche: hanno flessibilità più limitata, ma sono resistenti alle macchie da presenza di zolfo; la loro applicazione richiede elevate temperature ma una volta applicate sono resistenti in un ampio range di pH.
  • Resine in poliestere: si tratta di materiali usati fin dagli anni ’90 (soprattutto in Giappone), piuttosto costosi.
  • Resine viniliche: hanno elevata flessibilità ma sono sensibili ai trattamenti termici spinti, per cui non sono utilizzate per i prodotti appertizzati bensì per le lattine contenenti bibite.
  • Resine acriliche: trasparenti e flessibili, resistenti in caso di alimenti contenenti zolfo, hanno però problemi di stabilità a bassi pH.
  • Resine in polibutadiene: sono resistenti alle macchie da presenza di zolfo se trattate con ossido di zinco; hanno limitata flessibilità.

Anche la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha più volte considerato il rischio derivante dall’esposizione dei consumatori al BPA attraverso il consumo di alimenti in scatola o in lattina, e ha sempre concluso che tale rischio è ragionevole, considerando che le alternative alle resine contenenti BPA sono limitate e la presenza di tali rivestimenti permette di proteggere i consumatori dalla migrazione di metalli ai cibi contenuti nelle scatolette/lattine. Per quanto riguarda l’Europa, bisognerà attendere gli esiti della ulteriore valutazione EFSA sull’argomento, tutt’ora in corso.

Bibliografia

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  • Aschberger K. et al., 2010. Bisphenol A and baby bottles: challenges and perspectives. JRC Scientific and Technical Reports (EUR24389EN)
  • Viberg H. et al., 2011. Dose-dependent behavioral disturbances after a single neonatal Bisphenol A dose. Toxicology, 290:187-194
  • Simoneau C. et al., 2012. Identification and quantification of the migration of chemicals from plastic baby bottles used as substitutes for polycarbonate. Food Additives & Contaminants. 29(3):469-480