Additivi vari, aspetti legislativi e di etichettatura

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Gli additivi alimentari sono sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare o conservare. In questo studio ne vengono illustrati alcuni principali aspetti legislativi e di etichettatura. Nell’Unione europea (UE) tutti gli additivi alimentari sono identificati da un numero preceduto dalla lettera E: i circa 300 additivi permessi attualmente in Italia devono essere sempre menzionati nell’elenco di ingredienti degli alimenti in cui sono presenti. Le etichette dei prodotti devono riportare sia la funzione dell’additivo (ad esempio, colorante, conservante, etc.), sia la sostanza specifica utilizzata (ad esempio, E 100 o curcumina). I livelli delle sostanze chimiche negli alimenti sono un aspetto importante di qualità e sicurezza alimentare ed il consumo di quantità eccessive protratto nel tempo di queste sostanze può comportare un rischio per la salute del consumatore. Attualmente in Europa esiste un complesso quadro normativo e di linee guida che regolamentano l’utilizzo degli additivi, la loro purezza, gli alimenti nei quali possono essere aggiunti, la quantità massima da impiegare e l’etichettatura di tali prodotti. In Italia, come per gli altri Paesi dell’UE, la valutazione tossicologica e di esposizione tramite la dieta è preposta all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Ad ogni numero E è assegnato un livello massimo ammesso basato su evidenze scientifiche inerenti a livelli d’utilizzo sicuri, che tengono conto anche di consumi a partire da altre fonti, nonché dell’esposizione di gruppi particolari di consumatori (ad esempio le persone allergiche) all’additivo in questione. Tra gli aspetti emergenti nell’ambito delle problematiche di sicurezza viene, infine, citato quello relativo agli additivi in nanoforma, cioè contenenti particelle aventi almeno una dimensione esterna nell’intervallo fra 1 e 100 nanometri. Le peculiari proprietà dei nanomateriali richiedono, infatti, grande cautela nella loro valutazione di sicurezza, in virtù della capacità di attraversare le membrane biologiche e delle diverse proprietà biocinetiche e tossicologiche che questi agenti chimici presentano rispetto alle sostanze corrispondenti (con la stessa composizione chimica) non nanoformulate.

Bibliografia

Toti, La Rivista di Scienza dell’Alimentazione, 44, 2015, 57-62