• Notiziario
    • Editoriali
    • EFSA
    • Eventi
    • L’Angolo delle Sentenze
    • News
  • Additivi&Ingredienti
    • Abstract
    • Applicazioni
    • Prodotti
  • Protagonisti
    • Inchiesta
  • Tecnologia
    • Processo
    • Ricerca
    • Macchine
  • Studi Scientifici
    • Caffè
    • Carni
    • Cioccolato
    • Confetteria
    • Conserve
    • Materiali
    • Pane
    • Pasta
    • Prodotti da forno
    • Tesi
    • Università
  • Packaging
    • Aziende
    • Attualità
    • Materiali
  • Efficienza Energetica
Cerca
martedì, Novembre 25, 2025
  • Chi siamo
  • Informazioni
  • Abbonati alla rivista
  • Iscriviti alla Newsletter
  • I Libri del settore alimentare
Macchine Alimentari Macchine Alimentari
Macchine Alimentari Macchine Alimentari
  • Notiziario
    • Editoriali
    • EFSA
    • Eventi
    • L’Angolo delle Sentenze
    • News
  • Additivi&Ingredienti
    • Abstract
    • Applicazioni
    • Prodotti
  • Protagonisti
    • Inchiesta
  • Tecnologia
    • Processo
    • Ricerca
    • Macchine
  • Studi Scientifici
    • Caffè
    • Carni
    • Cioccolato
    • Confetteria
    • Conserve
    • Materiali
    • Pane
    • Pasta
    • Prodotti da forno
    • Tesi
    • Università
  • Packaging
    • Aziende
    • Attualità
    • Materiali
  • Efficienza Energetica
Home Protagonisti Cacao, per il futuro urgono esperti del settore!
  • Protagonisti

Cacao, per il futuro urgono esperti del settore!

3 Settembre 2014
3069
Share
Facebook
Twitter
Linkedin
Pinterest
WhatsApp
Email

    Di cosa si tratta?

    È un efficace percorso formativo che insegna il mestiere e sviluppa i talenti. L’istituzione risale al medioevo e permette di girare la Francia lavorando e vivendo nelle case e nelle botteghe di competenti artigiani, disposti ad insegnare ad allievi volenterosi. Quando l’apprendista è sufficientemente formato, è inviato presso un’altra bottega per un ulteriore perfezionamento. Ho imparato tantissimo, ho incontrato i grandi professionisti dell’epoca come Michel Roux e Paul Bocuse ed ho avuto per compagni di viaggio alcuni apprendisti poi divenuti celebri: Alain Ducasse, Pierre Hermè e altri.

    ImmagineQuando ha avuto la sua prima pasticceria?

    A vent’anni, mi sono sposato ed ho aperto; nel frattempo i miei vecchi compagni di scuola affrontavano l’esame di maturità. La mia storia dovrebbe far riflettere i pedagogisti. L’attuale sistema formativo danneggia i ragazzi più intelligenti, spegnendo il loro entusiasmo e sprecando il loro tempo. A 18 anni si dovrebbe già essere parte attiva della società. Forte di questa convinzione ho preparato per sottoporlo al Ministero della pubblica istruzione, un progetto di ammodernamento dell’ordinamento scolastico che preveda un precoce inserimento nel mondo del lavoro.

    Nonostante il suo controverso rapporto con la scuola, oggi lei è un plurilaureato…

    A 29 anni, ho ripreso gli studi. Conseguita la maturità all’alberghiero, ho frequentato Scienze e tecnologie alimentari a Piacenza, per poi passare all’Università Jean Monnet di Bruxelles dove mi sono laureato, a pieni voti, in Scienze culinarie con una tesi sulla differenza tra cacao per le lavorazioni artigianali e cacao per le lavorazioni industriali. Sto iniziando il percorso di laurea in Scienze del turismo ed in Brasile ho ricevuto una laurea honoris causa in ingegneria, per alcune ricerche sulla fluidodinamica e per aver brevettato diverse attrezzature per la fermentazione e l’essiccazione del cacao. A Vicoforte, in provincia di Cuneo, dove vivo e lavoro, ho creato e sto ampliando il Museo del cioccolato, visitato da 50 mila persone all’anno.

    La scienza del cacao

    Come sceglie il suo cacao?

    Ci sono tre tipi di cioccolatieri: gli scioglitori, i miscelatori ed i torrefattori. Ho percorso le prime due fasi con discreta soddisfazione ed oggi vado alle sorgenti del cacao perché voglio “determinare” la qualità dei miei prodotti. Il segreto per avere un buon cacao sta nella selezione varietale e nella lavorazione: raccolta, fermentazione, essiccazione, torrefazione. Per esempio, valutare il grado di fermentazione basandosi sul colore dei semi è un grosso errore; se in cantina adottassimo lo stesso parametro di giudizio, dovremmo affermare che il vino è fermentato al punto giusto quando diventa marrone. Il colore del seme di cacao non ha nulla a che fare con la fermentazione, deriva infatti dall’ ossidazione enzimatica degli antociani. Durante la fermentazione avvengono reazioni chimiche e biologiche ben più complesse e determinanti per lo sviluppo dell’aroma del cacao.

    ImmagineIn più occasioni ha affermato che manca la figura professionale del cacaologo, chi è?

    Riprendo il paragone con il vino. Le cantine sorgono a poca distanza dalle vigne e la produzione del vino è affidata ad un enologo che ha nozioni su vigneti, uva e vino. Nella produzione del cioccolato questo non avviene, il cacao è coltivato e trasformato a migliaia di chilometri dalle fabbriche di cioccolato. Ci sono scienziati del cacao, preparati per massimizzare la resa agricola e scienziati del cioccolato capaci di trasformare qualsiasi cacao, buono o pessimo, in un cioccolato accettabile. Manca l’anello di congiunzione tra queste due realtà: il cacaologo, figura della quale ho discusso anche con vertici del politecnico di Torino. La discrepanza di intenti tra scienziati del cacao e scienziati del cioccolato ha focalizzato la ricerca sulla progettazione d’impianti atti a ridurre i difetti del cacao per poter lavorare qualsiasi tipo di materia prima ed ottenere un cioccolato scuro, vanigliato e con snap accettabile. Preso atto di questa realtà, ho cercato di documentarmi il più possibile sulla fase che intercorre tra la raccolta e la macinazione dei semi.

    I risultati

    Ha ottenuto risultati degni di nota?

    Studiando, mi sono imbattuto nell’agricoltura biodinamica di Steiner e nell’ayurveda, due mondi distanti per geografia, tempo e cultura. Unendo i principi delle suddette discipline ho delineato un mio percorso. Ho viaggiato per conoscere a fondo le terre del cacao, ho fondato la Fine Chocolate Organization intesa a sviluppare una filiera corta ed equa del cioccolato, ho incontrato esperti chiedendo loro perché si faceva una determinata cosa, se la si poteva fare diversamente, meglio, con più attenzione nel rispetto degli agricoltori, dei trasformatori, dell’ambiente e dei consumatori. Consumatori ed agricoltori sono gli anelli “ignoranti” della filiera. I primi non sanno cosa comprano, i secondi non sanno cosa producono. Questa convinzione, mi ha indotto a fondare FIVE, organizzazione internazionale che collega i cinque fattori fondanti del futuro mercato del cacao e non solo. I prodotti dovranno essere: buoni, sani, sicuri, giusti (nessuno degli anelli della filiera deve essere sfruttato), sostenibili. Il simbolo di FIVE è una mano aperta: non nasconde nulla, può dare e ricevere, dipende dal cervello senza intermediari. Ciascun dito lavora in sintonia con gli altri per un unico fine.

    2Quale è il miglior cacao del mondo?

    Non esiste, o meglio, esistono tanti miglior cacao in funzione dei diversi usi. Premesso che un cacao può essere lavorato male o bene e che si può ottenere un pessimo cioccolato pur partendo da un ottimo cacao. Quando un cacao è lavorato bene entra in gioco la biodiversità che ne definisce la personalità, la forza evocativa ed emozionale. Oggi prevale la standardizzazione tanto è vero che, un processo industriale finalizzato ad eliminare i difetti del cacao, spesso ne elimina anche i pregi e lo appiattisce. Dal punto di vista quantitativo, il maggior produttore al mondo è la Costa d’Avorio; con il locale Ministero dell’agricoltura sto sviluppando un progetto per passare dalla produzione tradizionale alla produzione biodinamica. Tra i migliori coltivatori citerei i Franceschi, famiglia corsa trapiantata in Venezuela dal 1830. Al primo posto nella trasformazione c’è la signora Efigenia, direttrice di un centro di eccellenza in Barlovento sulla costa Venezuelana, dove le produzioni sono controllate puntualmente e con grande professionalità. Le fermentazioni sono tuttora empiriche e poco ripetibili. Per questo ho ideato e sto perfezionando il metodo B.M.P. (Bessone Method Patent).

    In cosa consiste?

    Si identificano ed analizzano i ceppi microbici coinvolti nella fermentazione, i parametri di processo (tempi e temperature), le tecniche per arrivare a specifiche concentrazioni di determinati principi attivi ed aromatici. La mia ricerca è intesa a dare un supporto scientifico ed oggettivo alla lavorazione del cacao, per poter, in futuro, utilizzare il cioccolato a fini nutraceutici. A tal fine, ho creato un centro di ricerca e formato diversi ingegneri agrari in Ecuador.

    La qualita’ del cioccolato

    Diceva che da un ottimo cacao si può ottenere del pessimo cioccolato…

    Si, c’è dell’ottimo cioccolato ottenuto da cacao e lavorazioni di qualità e del pessimo cioccolato ottenuto dal medesimo cacao. Si vende comunque grazie ad un’eccellente strategia di comunicazione. Una lavorazione sbagliata può rendere il cioccolato troppo astringente, caratteristica che non dipende dai tannini (sostanze che precipitano alcune proteine della saliva, dando la classica astringenza), ma dalla polverizzazione delle particelle di cacao che bloccano la salivazione lasciando la bocca impastata. La percezione del sapore è temporaneamente distorta; devono infatti trascorrere alcuni minuti perché questo indesiderato “tappo” si dissolva.

    1
    2
    3
    • TAGS
    • cacao
    • cacaologo
    • cioccolato
    Share
    Facebook
    Twitter
    Linkedin
    Pinterest
    WhatsApp
    Email
      Articolo precedenteProteine della soia a confronto con quelle della carne
      Articolo successivoStagionatura salumi a “clima naturale”
      E.S.

      ARTICOLI CORRELATIALTRO DALL'AUTORE

      Influenza dello stato delle coltivazioni e delle operazioni conseguenti sulla qualità del cacao

      I retrogusti del cacao, quali sono le cause e gli effetti?

      Ortofrutta, un’opportunità da cogliere

      Seguici su Facebook

      Articoli recenti

      • Tetra Pak® Factory OS™️: automazione e digitalizzazione al servizio del F&B 25 Novembre 2025
      • Pulsanti di emergenza robusti con connettore M12 25 Novembre 2025
      • Contaminanti alimentari emergenti 20 Novembre 2025
      • Il Parlamento europeo è favorevole al divieto di utilizzare nomi che evocano la carne per descrivere prodotti a base vegetale 20 Novembre 2025
      • Standard per magazzini automatici per minuterie 20 Novembre 2025

      Leggi la rivista

      • n.8 - Novembre/Dicembre 2025
      • n.7 - Ottobre 2025
      • n.6 - Settembre 2025
      Edicola Web

      Italian Food Tech, la rivista internazionale

      • n.5 - November 2025
      • n.4 - October 2025
      • n.3 - September 2025
      Edicola Web

      Commenti recenti

      • Michele su Automatizzare il processo di packaging
      • Jamal Wehbè su Il ruolo della progettazione igienica del layout negli stabilimenti alimentari
      • E.S. su Italiani poco favorevoli ad alimenti “costruiti” in laboratorio o a base di farine di insetti
      • Alex su Italiani poco favorevoli ad alimenti “costruiti” in laboratorio o a base di farine di insetti
      • Francesca su Tracciabilità di prodotti di carne mediante l’applicazione di sistemi RFID e codici a barre bidimensionali
      • Perché l'ispezione visiva è una necessità: la gestione automatica dei dati - Macchine Alimentari su Perché l’ispezione visiva è una necessità
      • federico su Fermento padre in forma liofilizzata
      • salvatore su Sistemi di pastorizzazione a freddo
      © 2022 Edizioni PVI - Tutti i diritti riservati | Sede legale: Via Eritrea 21 - 20157 Milano | Capitale societario deliberato: € 98.800 - Capitale societario versato: € 98.800. | Codice fiscale, Partita Iva e Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano: 10518630156